Iraq: continua senza sosta l’avanzata jihadista dell’Isil, cresce il timore in tutto il Paese
Continua senza sosta l’avanzata dei militanti jihadisti in Iraq, mentre le autorità appaiono sempre più incapaci di fermarli. Lo scorso mercoledì, Mosul, la seconda città più grande del Paese, è caduta nelle mani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), costringendo l’esercito ad abbandonare le sue postazioni. Per lungo tempo considerata un’importante roccaforte jihadista, Mosul è la seconda città, dopo Fallujah, che il governo ha perso dall’inizio dell’anno. Secondo un funzionario locale, non appena entrati in città i ribelli hanno gridato di essere venuti “per liberare Mosul”, avvertendo che avrebbero attaccato chiunque avesse cercato di fermarli.
Secondo l’Organizzazione internazionale per la migrazione (Oim), sono circa 500 mila gli sfollati costretti a lasciare le loro abitazioni, mentre crescono le violenze perpetrate dall’Isil. “Ci sono stati molti feriti e gli ospedali, dato che si trovano proprio nel bel mezzo degli scontri, sono inaccessibili. Stiamo utilizzando le moschee come ospedali improvvisati per poter ricoverare i feriti”, si legge in un comunicato della Oim. Sul profilo Twitter dell’Isil, i leader jihadisti hanno confermato di aver preso il controllo dell’intera provincia di Nineveh e hanno poi annunciato nuovi attacchi contro il governo. Situazione drammatica dunque nell’intera zona. In alcune aree non arriva più acqua potabile, poiché il distributore principale è stato distrutto dai bombardamenti.
Molte famiglie inoltre hanno dichiarato che anche il cibo inizia a scarseggiare. Per contrastare le continue minacce terroristiche, quindi, il governo iracheno ha annunciato che fornirà armi ed equipaggiamento a tutti i volontari che vorranno combattere contro i militanti. “Il gabinetto ha creato una speciale cellula per seguire questo processo di arruolamento volontario e per fornire l’equipaggiamento”, ha spiegato il premier Nuri al-Maliki, che ha inoltre chiesto al parlamento di decretare lo stato d’emergenza. Anche il presidente siriano Bashar al-Assad si è detto pronto ad aiutare Baghdad nella lotta contro al terrorismo. “Le minacce terroristiche che i nostri fratelli in Iraq stanno affrontando sono le stesse che hanno preso di mira la Siria”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri. “Damasco è dunque pronta a collaborare con l’Iraq per combattere il terrorismo, nostro nemico comune”, prosegue la nota. Continua anche l’ondata di morti. Solo mercoledì mattina quindici membri del personale di sicurezza iracheno sono stati giustiziati nella provincia di Kirkuk, dopo essere stati rapiti il giorno precedente dalle forze jihadiste. Secondo fonti locali, sei sono stati uccisi nell’area di Riyadh, quattro a Rashad e gli altri cinque vicino a un posto di blocco a Talqiyah. Infine, ad essere colpita è stata anche la sede del consolato turco a Mosul. Il console e altri 48 membri del suo staff, fra cui membri delle forze speciali e alcuni bambini, sono stati presi in ostaggio dopo che i militanti dell’Isil hanno occupato l’edificio.
L’Unione europea e la Lega degli Stati arabi hanno sollecitato le forze democratiche in Iraq per unirsi contro jihadisti islamici. “In particolare, chiediamo al governo iracheno e al governo della regione del Kurdistan di unire le loro forze politiche e militari, al fine di ripristinare la sicurezza a Mosul e nella provincia di Nineveh”, si legge in una nota.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha espresso parole di condanna nei confronti dell’offensiva dei miliziani jihadisti dell’ISIL in due delle principali città dell’Iraq, Tikrit e Mosul. In un comunicato – come riporta la BBC – le Nazioni Unite sostengono che gli scontri hanno costretto circa 500 mila persone a lasciare le proprie abitazioni e che “la situazione peggiora di momento in momento”. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello alla “comunità internazionale a mostrare solidarietà con l’Iraq di fronte a questa grave sfida per la sicurezza”.
L’Iran “lotterà contro la violenza e il terrorismo” dei jihadisti sunniti che hanno lanciato negli ultimi giorni un’offensiva nel nord dell’Iraq, giungendo a meno di cento chilometri da Baghdad: lo ha affermato il presidente iraniano Hassan Rohani, senza precisare quali iniziative potrebbe adottare Teheran. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato di “stare vagliando tutte le opzioni” per risolvere la crisi irachena, mentre i militanti jihadisti si spingono sempre più verso Baghdad. “All’Iraq serve ancora l’aiuto degli Usa e della comunità internazionale. La sicurezza americana sta vagliando tutte le opzioni e ancora non escludiamo niente”, ha precisato. La Russia parla invece di un totale fallimento per l’invasione americana: “Gli eventi in Iraq mostrano il totale fallimento dell’avventura che ha visto coinvolti Stati Uniti e Gran Bretagna”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. “L’unità dell’Iraq è a rischio”, ha aggiunto il Ministro.
Fonte: AFP