Tiziano Ferro sta per arrivare per travolgerci tutti al suo concerto European Tour 2015 del 5 dicembre prossimo! In attesa di vederlo e ascoltarlo, ecco cosa ci ha raccontato…..
Dopo lo Stadio Tour in estate, nei mesi di novembre e dicembre sei in tour in Europa, tra le tue tappe c’è anche la Svizzera. Quale programma hai previsto per i tuoi fan?
Sarà un tour che prosegue il discorso che ho iniziato durante l’estate, è il tour della raccolta, del best of, quindi saranno tutti i singoli senza esclusione tutte le canzoni che hanno caratterizzato questi 15 anni insieme…soltanto successi uno dopo l’altro.
Sei già stato diverse volte in Svizzera, quale impressione hai del nostro paese?
Ottima, anche perché è stato il primo paese che mi ha accolto dopo l’Italia. Quello che mi piace della Svizzera è la multiculturalità, il fatto che in un aerea così relativamente piccola riescono a convivere delle culture così diverse, anche musicalmente diverse, un paese molto aperto alla musica diversa, un paese estremamente affezionato alla musica. Ho molti amici, sono molti anni che torno spesso, sono dei territori nei quali mi sento più comodo anche perché si è creato un legame di cuore oltre che professionale. Zurigo poi l’ho vista crescere con me come scena musicale. Ho iniziato dai piccoli club, minuscoli direi, per passare ai teatri, poi l’idea di entrare al Hallenstadion è stato già un grande privilegio e continuare a tornarci per me è incredibile.
Cosa te ne pare dei fan svizzeri?
Sono persone molto divertenti e molto attente. Mi piace il fatto che essendo abituati ad ascoltare ed ad avvicinarsi a musica molto diversa hanno un’attenzione e una capacità d’ascolto a volte superiore rispetto a quella di altri paesi proprio perché sono fan abituati alla diversità alle cose multiforme. Mi trovo estremamente vicino a loro.
In “The best of” hai raccolto tutti i tuoi singoli. Cosa è significato riuscire a realizzare questo album?
È una soddisfazione personale che ha a che fare non solo con la mia storia di autore e di artista, ma direi soprattutto con la mia storia personale. Per una persona che ha dedicato tutto, che ha investito tutto sentimentalmente e anche praticamente per la musica, arrivare a poter pubblicare una raccolta è un piccolo tributo a me stesso. Il fatto che l’inventiva, la fatica e gli sforzi possono sempre portare a qualcosa, è una soddisfazione grande soprattutto sentimentalmente importante. Poi è chiaro che la raccolta è un punto di passaggio, è anche un momento per riflettere per tirare le somme e per poi andare avanti in maniera ancora più stimolante forse.
Nel video di “Senza scappare mai più” canti accostandoti alle interpretazioni del tuo passato. Questa scelta, è legata ad un episodio particolare della tua vita o carriera?
No, mi piaceva l’idea di giocare anche con il passato essendo questo un disco che raccoglie cose di altre annate. Mi piaceva da una parte produrre un video anche un po’ ironico quindi gioco con me stesso, il me stesso del presente e il me stesso del passato. Da un punto di vista del significato mi piaceva anche l’idea di comunicare una certa pace con ciò che è stato e con le mie versioni passate. Spesso succede che gli artisti andando avanti entrano in conflitto con il repertorio precedente, con le versioni di se stesso degli anni prima, invece a me non è mai successo, mi piace guardare indietro, molto spesso mi vedo diverso, ma penso che sia assolutamente normale, che sia anche divertente riesplorarsi e questo video era un pochino la celebrazione di questo concetto cioè dell’accettazione e dell’amore per se stesso anche a prescindere dal tempo che passa.
Sempre nel video interpreti singoli come Perdono, Ti scatterò una foto o Alla mia età e tutte le altre, sembra la carrellata visiva del tuo percorso musicale. C’è un brano che ti sta particolarmente al cuore?
Fra i tanti, forse, uno di quelli che è stato anche un’importante chiave di volta per me è stato “Sere nere” che rappresentarlo a livello video è stato molto interessante, è stato un video girato con un taglio molto cinematografico. Poi ce ne sono molti in realtà, io ho sempre basato la mia carriera sulle canzoni più che su altro, non sono uno che ha fatto della sua carriera un veicolo per inviare messaggi sociali, politici. Non ho mai fatto leva sull’apparenza, sull’immagine, per me le cose più importanto sono le canzoni, quello che propongo io sono le canzoni, quindi fondamentalmente ognuna ha qualcosa che mi rappresenta ancora adesso e devo dire questo tour mi ha portato a capirlo ancora di più: senza le canzoni io non esisto.
Essere cantautore oggi significa anche parlare ai più giovani attraverso la musica: quali sono i messaggi che pensi debbano essere lanciati alla nuova generazione?
Vedo che le nuove generazioni sono pronte a ricevere molti messaggi positivi: ho un fratello molto più piccolo di me e vedo anche i suoi coetanei molto più concentrati di quello che si possa dire. A me piace parlare di rispetto, mi piace parlare di uguaglianza, mi piace parlare di comprensione, di accettazione di se stesso e anche di accettazione degli altri. Credo che la vita sia migliore quando si vive in pace con se stessi e con gli altri, è un meccanismo non molto complicato, molto spesso i rancori, i risentimenti, prendono troppo spazio nella vita quotidiana e ci roviniamo l’esistenza nostra degli altri dedicando eccessiva attenzione a questi elementi. A me piace molto l’idea di unire più che di dividere.
Cosa significa per te raggiungere le generazioni diverse con la tua musica?
Mi diverte perché credo che chiunque scelga un mestiere come il mio lo fa per comunicare, quindi se riesci a comunicare a persone anche molto diverse, soprattutto generazionalmente, vuol dire che quello che dici non ha una direzione unica, vale a prescindere dall’anagrafe. A me sono sempre piaciuti quei cantautori che poi mi sono portato avanti negli anni, i cantautori che ascoltavo da ragazzino li ascolto anche adesso perché, come dicevamo prima, sono artisti che hanno sempre parlato attraverso le canzoni, senza tentare di essere alla moda, hanno parlato di se stessi hanno parlato del mondo, hanno parlato dell’essere umano e quello, se lo fai con onestà, vale sempre, a prescindere dall’età.
E quali sono questi tuoi cantautori preferiti?
Sono cresciuto con i miei genitori che ascoltavano molta musica italiana quindi Battisti, Battiato, De Gregori, Cocciante, Venditti, tutta la scuola dei cantautori degli anni ‘70 in poi, poi nel tempo ho iniziato ad ascoltare anche altro, perché sono anche molto curioso. Ho iniziato a cantare in un coro gospel e da lì sicuramente la musica Black è diventata centrale nella mia vita. Il legame con l’Italia e con la scrittura, con gli autori e i poeti della mia epoca, ma anche contemporanei, rimane però il legame più forte che sento.
Nella tua carriera hai collaborato con artisti di diversi generi musicali. Sotto questo punto di vista hai qualche sogno nel cassetto su una collaborazione particolare?
Ho fatto veramente tantissimo negli ultimi 14 anni e mi sono tolto una miriade di soddisfazioni. Ho fatto cose che non pensavo avrei fatto! Ad oggi l’idea che mi stimola di più è quella di avvicinarmi ai giovani e di scoprirne nuovi talenti, a prescindere dai programmi televisivi, al di fuori dei meccanismi dei talent show che rispetto e condivido. In realtà mi piacerebbe crescere qualche talento alla vecchia maniera, prenderlo dai locali dalla strada, seguirlo, vederlo crescere.
A distanza di anni dal tuo coming out recentemente hai parlato dei cliché da cui bisogna uscire, cosa dici a chi ancora si mostra chiuso nei confronti dei gay?
Mi dispiace perché mi sento di vivere a volte in un mondo che nega a se stesso delle evidenze chiare. Si può continuare a puntare il dito, si può continuare a dividere, si può continuare ad odiare, ma il mondo andrà avanti. Questo odio e questo accanimento diventano inutili e sono cattiveria che alimenta soltanto delle negatività. Inviterei queste persone semplicemente a pensare che nessuno chiede di supportare una causa, di appoggiare dei valori, io chiedo soltanto di vivere e lasciar vivere che è la cosa più naturale, più normale, più giusta più corretta nel rispetto delle persone, chiunque siano le persone a prescindere dalla categoria della quale stiamo parlando, è una cosa molto semplice che migliora la vita a tutti anche a chi lo fa.
Lo Stadio Tour è stato un grande successo che stai replicando con il tour europeo. Ma dopo cosa farai, quali sono i tuoi programmi per il futuro? Ti prenderai una pausa o bolle qualcosa in pentola?
Diciamo che il lavoro su una raccolta, anche se questo è stato un lavoro estremamente intenso, anche per quanto riguarda la produzione degli inediti, e poi il tour, la promozione, adesso il tour nei palazzetti, questo lavoro ti permette di avere molto più tempo per accumulare del materiale nuovo visto che nella raccolta il 90% sono canzoni già esistevano. Quindi in questi due anni ho accumulato molto materiale inedito, veramente molto, ho materiale per produrre quasi due dischi. Io inizierei dal primo disco e poi vediamo, ci vuole un po’ di tempo, ma neanche tanto, conto di non tardare più di tanto! La raccolta è stata un gioiello per me, una cosa molto importante, ma devo tornare a fare il mio mestiere che è quello di scrivere canzoni nuove.
Manuela Salamone