Esce il 17 dicembre nei cinema svizzeri l’opera più personale di Nanni Moretti
“Ma perché continuo a ripetere le stesse cose da anni, tutti pensano che io sia capace di capire cosa succede, di interpretare la realtà, ma io non capisco più niente”, la regista Margherita (Margherita Buy) non solo si trova in una crisi creativa, ma si trova a dover affrontare anche problemi seri nella sua vita privata. La madre (Giulia Lazzarini) è malata, la figlia (Beatrice Mancini) è nel pieno della pubertà e anche sul set si susseguono le difficoltà, come quelle con l’attore principale che fa venire dall’America Barry Huggins (John Turturro). Anche suo fratello Giovanni (Nanni Moretti) non sempre è d’aiuto con i suoi consigli dettati da buone intenzioni risultano spesso inutili. Nel pieno di questa crisi personale e professionale, Margherita è confrontata con la paura, di rimanere prigioniera dell’immagine che gli altri si fanno di lei.
Nanni Moretti, regista di HABEMUS PAPAM e LA STANZA DEL FIGLIO, presentando il suo 12° film dice che non ha capito il significato di autofinzione o autobiografia: “ogni storia è autobiografica – dice Nanni Moretti – Ho raccontato di me quando nel film HABEMUS PAPAM ho accennato il mio sentimento di un Papa inadatto, e anche quando ho messo in scena le storie personali e il lavoro di Silvio Orlando nel film IL CAIMANO. Più che provare a misurare la parte di autobiografico, conta l’approccio personale a tutte le storie”.
E questo vale anche per l’ultima opera di Moretti, che ha tanto di autobiografico, ma non tutto. Anche la madre di Moretti si è ammalata ed è morta mentre lui lavorava e anche lei era insegnante di greco e latino, ma Moretti ha dichiarato che nel film ci ha messo anche tanta creatività.
MIA MADRE è stato presentato in concorso al 68º Festival di Cannes, uscito nelle sale italiane il 16 aprile 2015, dal 17 dicembre 2015 arriva anche in Svizzera. Il film ha già ricevuto numerosi riconoscimenti, premi e nomination (l’ultima è la nomination degli Efa per Margherita Buy come Miglior attrice e Nanni Moretti come Miglior regista), parla di un lutto elaborato in anticipo, un film che, cambia scene tra ricordi, sogni e realtà. È un film che fa ridere (come per la comicità del personaggio Barry Huggins) e piangere molto, un film sullo smarrimento e sul disorientamento. Ma è anche un film politico che punta il dito contro due realtà diverse: quella di Giovanni, ingegnere che si licenzia, e quella degli operai che lottano contro licenziamenti collettivi.
- “Mamma….
- Si?
- A che stai pensando?
- A domani”
Ma cosa ha imparato Nanni Moretti da questo film? “Posso rispondere a questa domanda davvero specificamente. Mi sento esattamente come durante la prima ripresa di un film – la stessa ansia, la stessa confusione, la stessa mancanza di fiducia. Non penso che sia così per tutti. Credo che per tante persone con esperienza conti la loro conoscenza della professione e un certo distacco. Io, dall’altra parte, ho questa chiara impressione: mi sento sempre come se stessi facendo il mio primo film. Questa volta c’è stata perfino più ansia. Ci sono persone che dicono che questo sia il mio film più personale; probabilmente questa è la ragione. Ma non lo so. Posso dire, in ogni caso, che ho imparato qualcosa. Sono più gentile con gli attori, più disposto a stargli accanto; prendo le difese di loro. E cos’altro ho imparato…beh, c’è qualcosa che ho imparato davvero velocemente: il fatto che quando esce un film non appartiene più soltanto a te. Lo vede il pubblico, lo trasforma. Ci sono cose che ti sono sfuggite completamente, che però il pubblico individua, rivela e ci si imbatte…”