Da settimane i ribelli del Sud Sudan ormai hanno preso il controllo della città di Bentiu, sull’accusa dell’Onu di aver scatenato due giorni di massacri etnici, il portavoce dei ribelli Lul Ruai Koang ha addossato ogni crimine commesso alle “forze governative ed ai loro alleati, che hanno fatto questi massacri efferati durante la ritirata”.
Il Sud Sudan è il paese più giovane dell’Africa, ed è indipendente dal luglio del 2011. Dal dicembre dello scorso anno è scattata una guerra civile con migliaia di profughi e migliaia di morti. Una delle origini di questo conflitti è la presenza di due tribù principali, i Dinka e i Nuer che si contendono il potere dove il presidente attuale è Salva Kiir, un Dinka, e il suo rivale ed ex vice Riek Machar, un Nuer. Ma in questa guerra c’è anche in gioco il petrolio di cui il Sud Sudan è ricco, insieme alla preziosa acqua del Nilo che è l’anima profonda di questo paese.
La scorsa settimana gruppi ribelli hanno preso il controllo della città di Bentiu, dove si trovano importanti giacimenti petroliferi, massacrando centinaia di civili che si erano rifugiati all’interno di chiese, moschee e ospedali. “Siamo inorriditi di fronte alle notizie che giungono dal Sud Sudan”, ha detto il portavoce della Casa Bianca Jay Carney. “Questi atti di violenza sono un abominio. La fiducia che il popolo sudanese aveva riposto nei suoi leader è stata tradita”, ha poi aggiunto. “Le immagini e i racconti degli attacchi scuotono la coscienza di tutti: pile di corpi trovati all’interno di una moschea, pazienti degli ospedali assassinati e decine di altri corpi nelle strade e in una chiesa”, ha precisato Carney.
Più di un milione di persone è sfollato a causa del conflitto in Sud Sudan. Secondo l’Unicef, le decine di migliaia di persone fuggite a metà aprile dalle violenze etniche mirate a Bentiu ricevono un solo litro di acqua potabile al giorno nella base delle Nazioni Unite, disperatamente sovraffollata. “I sopravvissuti alle violenze terribili devono ora affrontare il rischio reale di contrarre fatali epidemie di malattie causate dall’acqua – ha detto il rappresentante dell’Unicef in Sud Sudan, Jonathan Veitch – I bambini hanno subito violenze indicibili. Non devono continuare a soffrire in luoghi che dovrebbero fornire loro sicurezza”. I camion che portano acqua fresca ogni giorno al campo devono affrontare, infatti, tragitti poco sicuri e spesso vengono bloccati su strade fangose dalle forti piogge che hanno reso inagibili molti servizi al campo, dove per esempio è utilizzabile una latrina ogni 350 persone.
Un altro dato terrificante è quello sui bambini reclutati come soldati: sono oltre nove mila i bambini reclutati come soldati nel Sud Sudan da entrambe le parti coinvolte nel conflitto. È quanto denunciato dall’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay. “Più di nove mila bambini sono stati reclutati sia dal governo che dai gruppi ribelli e molti sono stati uccisi durante gli attacchi compiuti indiscriminatamente contro i civili”, ha dichiarato ai giornalisti. I funzionari delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno dichiarato che faranno tutto ciò che è in loro potere per evitare che il conflitto nel Sud Sudan si trasformi in un genocidio.