Nel Mediterraneo oltre 880 vittime di naufragi in una settimana. In Europa un migrante su quattro è un bimbo: “Violati i loro diritti fondamentali”
Sono state almeno 880 le vittime dei naufragi nel Mediterraneo in una settimana. A fornire il tragico bilancio delle morti durante le traversate verso l’Europa è stato un portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), secondo cui questo numero indica che un migrante su 23 muore lungo la rotta tra il Nordafrica e le coste italiane. In totale, dall’inizio dell’anno, hanno perso la vita nel Mediterraneo 2.510 migranti, 655 in più dello stesso periodo dello scorso anno.
“Gli scafisti – ha denunciato da Ginevra William Splinder – stanno diventando ogni giorno di più senza scrupoli e le barche” a bordo dei quali vengono imbarcati i migranti “non sono neanche in grado di compiere la traversata”.
I dati
Secondo l’Unhcr, finora 203.981 persone si sono messe in viaggio dalle coste nordafricane verso l’Europa: quasi tre quarti – fino al 20 marzo, quando è entrato in vigore l’accordo tra Ue e Ankara per il rimpatrio dei migranti – si sono imbarcati dalla Turchia, diretti in Grecia. Gli altri 46.714 hanno viaggiato in direzione dell’Italia, quasi la stessa cifra registrata nei primi cinque mesi dello scorso anno (47.463). La maggior parte delle 2.510 vittime è stata registrata lungo la rotta dal Nordafrica alle coste italiane.
Il problema dei minorenni
Nel 2015, un migrante su quattro in arrivo nell’Unione Europea era un bambino, “e nel 2016 la percentuale è in aumento”. A confermare la dimensione del fenomeno dell’immigrazione minorile in Europa è l’Agenzia dell’Ue per i Diritti Fondamentali (Fra), con sede a Vienna, che ha diffuso la settimana scorsa il suo rapporto annuale. I bambini migranti e rifugiati “sono stati tra i più soggetti alla violazione dei loro diritti fondamentali in diversi Stati membri”, nota l’agenzia.
“In assenza di strutture specializzate – aggiunge la Fra – i bambini sono stati spesso sistemati in strutture per adulti, senza le appropriate salvaguardie e cure”. L’agenzia ricorda che l’Europol, nel 2015, ha dichiarato che almeno 10.000 bambini non accompagnati sono scomparsi dai centri di accoglienza nei Paesi di primo arrivo, di transito o di destinazione: è successo in Grecia e in Ungheria, ma anche in Paesi come la Svezia, dove nel 2015 ben 35.369 minori non accompagnati hanno richiesto asilo.
In Ungheria, operatori di ONG hanno trovato alcuni bambini rinchiusi in centri di detenzione; i minorenni “sono stati trasferiti in strutture specializzate per bambini solo dopo il loro intervento e una valutazione dell’età”.
Non tutti i minori che arrivano in Europa partono da soli: molti perdono i genitori durante il viaggio. Lungo la rotta dei Balcani Occidentali, ricorda la Fra, intere famiglie sono state separate durante l’attraversamento delle frontiere, in particolare tra Croazia e Slovenia, “dopo la registrazione nel campo di Opatovac o al confine serbo-croato di Bapska, al momento di entrare negli autobus”.
Per l’agenzia, la nomina di tutori per i minori non accompagnati costituisce “un’importante salvaguardia per proteggere i loro interessi, dato che non si dovrebbe richiedere a dei bambini di decidere da soli su complicate questioni legali”. In molti Stati membri dell’Ue, la nomina di un tutore è la precondizione perché un bambino non accompagnato possa chiedere asilo.
“I ritardi nella nomina dei tutori, come quelli che la Fra ha documentato in alcune parti della Germania, hanno comportato ritardi nelle procedure di asilo e quindi nel trovare soluzioni durature per i bambini. In Italia – nota l’agenzia – i lunghi tempi di attesa per la nomina dei tutori sono uno dei fattori che hanno di fatto escluso i minori non accompagnati dal ricollocamento”, cioè il trasferimento dall’Italia in un altro Stato dell’Ue.
Ora l’Unhcr e l’Unicef stanno creando 20 centri di supporto (Blue dots, punti blu), per i bambini e le famiglie, sulle rotte più frequentate in Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia, che mirano a identificare e supportare le famiglie vulnerabili in viaggio e i minori non accompagnati.
Un potenziale rischio addizionale per i minori non accompagnati, sottolinea infine l’agenzia Ue, è rappresentato dall’assenza, lungo la rotta balcanica, di procedure di controllo dei precedenti e del background dei volontari, “specialmente per coloro che lavorano con i bambini”.
Adnkronos
foto: Ansa