Nel 1998 in un bar di Rimini S.G. con una schedina da 1600 lire vinse poco meno di sei miliardi di lire
E’ proprio vero: i soldi non fanno la felicità. Ecco cosa accadde a un uomo di 38 anni quindici anni fa, quando in Italia c’erano ancora le lire. S.G. – una sigla di comodo per l’anonimato – giocò una schedina da 1600 lire al Totogol al Bar ’70, a Rimini. S.G. non era quel che si dice uno stinco di santo: rubacchiava e sniffava cocaina. Così, tanto per inquadrare il tipo. Fu, infatti, solo una settimana dopo che S.G. prese in mano la schedina giocata e cominciò a controllare i risultati. Ad un certo punto l’attenzione si fece seria: verificato l’ultimo risultato, capì che aveva azzeccato il 6+1, cioè 5 miliardi e 800 milioni di lire.
Lasciamo immaginare i salti di gioia, ma, si sa, chi nasce tondo non muore quadrato. S.G. cambiò rispetto al più recente passato solo nel senso che per comprare cocaina al posto di rubare pagava in contanti. Per il resto, la vita di prima, con in più il vizio del gioco e qualche viaggio costoso. In Egitto, in una serata, dilapidò 20 mila dollari al tavolo verde. Noccioline, in fondo, rispetto alla somma vinta. Si comprò auto, moto e orologi, in più un attico da un miliardo e una seconda casa. Ovviamente, assunse una donna delle pulizie, che in casa S.G. trovò un po’ di cocaina in giro. Niente male, si dovette dire, era anche lei una cocainomane. Lo era anche la moglie, che però fu mollata per un’altra donna, anche lei cocainomane. Insomma, S.G. fceva solo conoscenze di settore. Questa sua nuova amica gli chiese di poter guidare la BMW e lui lo consentì, ma mal gliene colse, perché andò a sbattere contro un’altra macchina con una conseguenza che nessuno si aspettava. Gli airbag esplosero e con essi anche la polvere bianca che vi era nascosta all’interno. Fu una nevicata. S.G. prese il borsone e si allontanò, prima che i vigili capissero. Il guaio fu che capirono e si misero sulle sue tracce, cioè quelle di un ricercato. Controllandogli la casa, i vigili si accorsero che c’era un sistema di allarme non alla portata di tutti, ma S. G. non ebbe difficoltà a dire che era ricco. Gli agenti, tuttavia, non trovarono solo le telecamere, ma scovarono anche cento grammi di cocaina e sei grammi di eroina. Il giudice non lo condannò per spaccio, anche perché S.G. dimostrò che non aveva bisogno di spacciare, tanto era ricco di Totogol.
La ricchezza, dicevamo. A volta va esattamente come è venuta. Quella di S.G. in due anni era quasi sparita e con i soldi volatilizzati i guai aumentarono. Nel 2004 si separò dalla moglie e si mise con un’altra donna, ritrovatasi incinta dopo poche settimane. La donna non fece in tempo a dargli la bella notizia che l’uomo fu arrestato, sempre per droga. Essendo ormai padre e finito di scontare la pena, S.G. decise di mettere la testa a partito ed entrò in una comunità, quella di don Benzi, dove rimase per quattro anni. Ne uscì cambiato, bisogna ammetterlo, con l’aiuto di alcuni operatori. Il fatto è che il richiamo della foresta è troppo forte e non manca di far presa sulle persone deboli. Fu così che nel 2008 S.G. fu arrestato di nuovo e accusato di aver venduto droga ad una ragazza poi morta. Si dichiarò estraneo alla vicenda ed era vero. Pochi mesi fa lo ha riconosciuto anche il giudice. Resta il fatto che si è separato anche giuridicamente dalla moglie e vive con la madre di suo figlio undicenne, concedendole l’usufrutto di una sua casa. Nel settembre scorso ha venduto anche l’altra casa: doveva pagare multe e sanzioni pecuniarie comminate da varie sentenze. Insomma, S.G., vincitore di quasi sei miliardi di lire, ora è andato ad abitare in una casa in affitto ed è costretto a lavorare, 13 ore al giorno a 6 euro e 80 all’ora: raccoglie cartoni per strada, ma non sempre riesce a sbarcare il lunario.
S.G. ha 53 anni e dice: “Sono relativamente sereno. Certo, sono stato stupido a buttare tutti quei soldi, mi ero fatto prendere dall’euforia della vincita, diversamente sarei riuscito a campare di rendita”. Adesso non gioca più e non sniffa, o è almeno quello che lui dice, anche perché non se lo può più permettere. Però, è felice in famiglia.
I soldi, infatti, non fanno la felicità, ma aiutano a sopportare meglio la miseria, ma le parole sono parole. S.G. è uno di quelli, uno dei tanti, che hanno vinto una fortuna e se la sono lasciata sfuggire di mano.