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23 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Minibot come le Am-Lire: simboli di un Paese che ha perso la memoria della sua storia e smarrito il sogno europeo

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Le truppe alleate sbarcano sulle coste della Sicilia.

Raccontano le leggende d’allora che ciò fu facilitato dal compromesso con la mafia americana di cosa nostra. I soldati in prima linea, si disse, non conoscevano l’italiano, e pur tuttavia, i picciotti con l’elmo dialogarono mirabilmente con gli abitanti del luogo, che li accolsero come liberatori, nella parlata sicula e tra la sorpresa degli alti comandi americani a cui non sembrò vero poter festeggiare lo sbarco come ad una battuta di caccia sui monti del Vermont.

Eravamo all’alba del 1943 dell’anno del Nazareno, che detestava gli occupanti romani, pur lasciando a loro il governo delle cose terrene, ma quando occorreva, per scacciare i mercanti dal tempio, sapeva anche usare la dovuta e severa violenza.

Il proclama di mussoliniana memoria: li annienteremo, gli alleati, sul bagnasciuga, assunse il significato del proclama da pagliaccio del professor Rath nell’angelo azzurro, Marlene Dietrich, (Lola Lola) di Josef von Sternberg del 1930.

A Sicilia liberata dalla dittatura, si ideò lo strumento amministrativo per il governo del territorio, nel ’43, la Sicilia, più tardi, su su salendo, l’Italia intera.

Su ordine del comando militare alleato vennero stampate le Am-lire. Legate al dollaro americano, (un dollaro per cento Am-lire)  provocarono  l’automatico deprezzamento della lira italica, colpita a morte dal terrificante processo inflazionistico. Se potessi avere mille lire al mese, la canzonetta di Gilberto Mazzi del 1939, il segno della fine di un sogno.

Le nuove banconote, stampate con tagli da uno a mille, circolarono nel Bel Paese sino al giugno del 1950.Tutte le banconote, a rappresentare il cambiamento dei tempi, riportavano, sul retro, unicamente in inglese, le quattro libertà sancite dalla costituzione americana: libertà di parola, di religione, dal bisogno e dalla paura. Talvolta, noi, giovanetti dell’Italia liberata, ci dilettavamo ad inventare il significato più autentico delle scritte, deviati su falsi sentieri dal maestro di scuola a cui non sembrava vero, lui nostalgico monarchico del vile savoiardo, raccontarci la sventura del giusto Re umiliato e costretto all’esilio. Storie di una Italia povera e sconfitta a cui il destino negava l’onore delle armi accompagnato dalla tracotanza dei vincitori. L’Italia seppe reagire, grazie anche alla lotta di liberazione nazionale propedeutica al processo partecipativo e democratico, alla scelta referendaria e la conseguente stesura della costituzione repubblicana. Siamo a più di settanta anni da quei terribili e pur affascinanti anni, in cui l’Italia, grazie a statisti di diversa estrazione politico-culturale, seppe riscattare il tricolore e costruire un degno avvenire per il suo popolo.

Pensavamo di non dover commentare le vicende della settimana partendo da quel lontano ricordo della nostra storia nazionale. E tuttavia, qualche similitudine è pur presente nella ipotesi, di cui ancora non sono ben identificati, salvo il presidente leghista della commissione Bilancio alla Camera, Claudio Borghi, i promotori, vista anche la contrarietà di uno dei più alti responsabili del Governo, il ministro Tria, e della banca centrale europea, (BCE) Mario  Draghi.

Egli è l’autore della  ormai celebre affermazione: “o sono moneta e allora sono illegali, oppure sono debito e allora il debito sale,  che entrerà, se mai si arrivasse a stampare i cosiddetti Minibot, nella misera  storia politica del 2019″. I Minibot non sono altro che l’ennesima follia di un potere, pur gratificato da un grande consenso popolare, privo delle più elementari capacità di azione e di governo negli interessi della nazione. Non si venga a dire, come raccontano i pifferai del governo amico, che servono a pagare i debiti dell’amministrazione verso gli imprenditori. Sono venti miliardi o giù di lì, le spettanze arretrate dovute ai creditori, imprenditori e non, che hanno assolto a compiti assegnati dalle istituzioni statali.

Si accelerino i procedimenti per completare un dovere elementare in qualsiasi stato democratico europeo. Oppure si proceda alla detrazione fiscale di pari entità. Un procedimento lineare, a costo zero, per i creditori, l’agenzia delle entrate o chi per essa. Punto.

Ogni altra soluzione, i Minibot, alias Am-Lire, una mossa per una futura uscita dall’Euro, come prospettato, a fasi alterne, da alti dirigenti della lega e loro accoliti.

Sta a noi vigilare per evitare all’Italia una tale sciagurata avventura.

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1 commento

Giovanni Enrico Russo 18 June 2019 at 02:55

Articolo interessante! Peraltro non trovo personalmente il mini-bot una cosa così pericolosa. In Svizzera, ad esempio, nel Canton Vallese accanto al Franco Svizzero circola tranquillamente una moneta locale chiamata “Farinet” e la Svizzera non sembra averne sofferto più di tanto, come pure l’Italia non ebbe problemi insolvibili quando negli anni ’70 i gettoni telefonici, allora del valore di 200 lire, circolavano insieme alle monete (allora scarse). Inoltre molte banche, in primis la Banca del Salento, stamparono biglietti perlopiù da 100 lire “per supplire alla mancanza di moneta” traendone grandi benefici e la Banca d’Italia, salvo errori, non intervenne e, dicendola tutta…: In pratica non successe nulla!

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