Una donna è un essere umano adulto di genere femminile della specie Homo sapiens. Si distingue dalla femmina preburale, che può essere chiamata, a seconda dell’età, ragazza, fanciulla o bambina, e dall’altro sesso della specie, l’uomo. La parola donna deriva per assimilazione consonantica dal latino dômna, forma sincopata del latino classico dômîna, cioè «signora».
Per indicare la donna le altre lingue romanze usano diverse parole, i cui diretti corrispondenti esistono in italiano ma con significato più generale o più specifico. L’uso del sostantivo donna è attestato tuttavia anche nel provenzale; in francese si usa femme, etimologicamente derivato dal latino fêmîna (donde anche l’italiano femmina), mentre lo spagnolo mujer e il portoghese mulher risalgono entrambi in ultima analisi al latino mûlîere (da cui anche l’italiano moglie). In inglese si usa woman (femmina) e in tedesco Frau (donna, signora).
Il cariotipo di una femmina umana è caratterizzato, a differenza del maschio, dalla presenza di due cromosomi X laddove l’uomo possiede invece la coppia XY, e, in linea di massima, l’anatomia femminile si distingue da quella maschile per il diverso apparato uro-genitale e per i caratteri sessuali secondari. Inoltre sono statisticamente minori, rispetto al maschio, taglia, massa corporea totale e dei singoli organi nonché potenza muscolare.
L’anatomia della donna mostra, rispetto a quella della fanciulla, anche un assetto di caratteri sessuali secondari che la contraddistinguono rispetto al maschio adulto, come la crescita delle mammelle, più sviluppate, e capaci di produrre il latte; un tono della voce più alto, acuto; una pelosità inferiore; un ciclo di crescita dei capelli più lungo.
In termini di aspettativa di vita il sesso femminile sembrerebbe avere una maggiore longevità. Nei paesi più sviluppati le donne vivono circa cinque anni più degli uomini.
Per quanto riguarda le differenze emotive, psicologiche, comportamentali e sociologiche fra donna e uomo, molti studi comparativi sono stati fatti con risultati in prevalenza non sempre universalmente accettati.
Si reputa che le donne siano più spesso dedite a una maggiore attenzione dell’estetica del proprio corpo.
Circa la condizione della donna, si suppone che essa nella preistoria umana fosse sottomessa all’uomo. Secondo alcune teorie, le società primitive erano invece matriarcali e, solo in un secondo momento, si sviluppò la supremazia maschile. Rimane accettato che donne e uomini hanno avuto, nella storia di molte culture, diritti, doveri e privilegi diversi.
Sebbene alcune figlie di Eva siano ricordate come personaggi di potere, influenti e rispettati (Cleopatra, per esempio), la posizione della donna rimane sempre subordinata a quella dell’uomo. Neanche con Gesù Cristo e l’avvento del Cristianesimo le cose cambiano di molto, nonostante San Paolo affermasse che davanti a Dio non vi è alcuna differenza fra i sessi.
Bisogna aspettare il XIX secolo per raggiungere la presa di coscienza dell’ineguaglianza dello stato sociale della donna. Grazie alle lotte intraprese dal femminismo e da movimenti simili si è giunti, non alla risoluzione, ma ad una profonda rivalutazione della condizione femminile (Wikipedia).
In Italia come in tutti i Paesi occidentali, la parità di trattamento dei generi, sul piano sociale, professionale, salariale e civile è ben lungi dall’essere raggiunta. I sempre più numerosi episodi di femminicidio, inoltre, la violenza perpetrata dagli uomini sulle compagne dentro e fuori le mura domestiche dimostrano che sessismo, maschilismo, fallocrazia sono piaghe lungi dall’essere debellate e che soltanto una capillare diffusione d’una cultura della parità può portarci ad una civiltà superiore del bene comune, del rispetto reciproco, della democrazia, della libertà.