La televisione (parola entrata in uso in Italia nel 1931 su modello dell’inglese television, coniata dal prefisso greco tele, «a distanza», e dal latino video, «vedere», abbreviato TV) è la diffusione corrente di contenuti visivi e sonori, fruibili in tempo reale o con un breve ritardo, a utenti situati in aree geografiche servite da apposite reti di telecomunicazione e dotati di specifici apparecchi elettronici detti televisori, o di altri impianti di telecomunicazione.
In un’ottica sociologica la televisione è ormai uno dei mezzi di comunicazione di massa più utilizzati nel mondo e tra i più diffusi e apprezzati e naturalmente anche tra i più discussi. Dal punto di vista del pubblico, la semplicità d’uso e l’attuale basso costo l’hanno portata ad affiancare sempre più efficacemente la stampa e la radio come fonte di informazione e soprattutto di svago grazie agli innumerevoli spettacoli offerti.
Le prime diffusioni televisive non sperimentali appaiono a partire dal 1928 negli Stati Uniti e agli inizi del 1929 nel Regno Unito e in Germania. E’ una televisione elettromeccanica che non è presa troppo in considerazione, l’immagine è veramente scadente. La televisione è vista dalla gente comune ancora come qualcosa di sperimentale, come un gioco tecnologico. Nel 1939 la televisione elettronica rimane l’unica esistente.
A differenza di Francia, Germania e Inghilterra che avevano già effettuato i primi tentativi di trasmissione regolare di programmi televisivi, lo sviluppo italiano di questa nuova tecnologia era assai più limitato. Le trasmissioni erano per pochi fortunati; tra il 1939 e il 1940 si poteva assistere alle loro prime uscite con tanto di presentatori, interviste sportive in studio, sketch, canzoni, balletti ed opere. La fabbricazione di televisori a valvole era destinata ad un piccolo pubblico di gerarchi, docenti, industriali e imprenditori che installarono sui tetti delle tre grandi città italiane (Torino, Milano e Roma) le prime antenne per la ricezione delle immagini.
Quando parte ufficialmente la televisione in Italia, il 3 gennaio 1954, è una televisione pubblica gestita dallo stato in regime di monopolio. Dopo accese battaglie giudiziarie nel 1974 viene permessa la televisione commerciale. Nascono centinaia di emittenti televisive private tra cui primeggiano quelle del Gruppo Fininvest che si trasformano da realtà locali a realtà nazionali ottenendo prima l’autorizzazione a coprire tutta l’Italia, poi l’uso della diretta. Nasce così un complesso aziendale, Mediaset, in grado di rivaleggiare con il servizio pubblico della RAI.
La televisione nasce generalista. I suoi prodotti, con una gamma il più possibile ricca e variegata, dal film al documentario, dall’evento sportivo al talk show, occupano un’ampia fascia di utenti che va dai nipotini ai nonni. In seguito, con il proliferare di emittenti televisive in concorrenza tra loro, s’impone l’idea di restringere l’offerta di contenuti ad un particolare ambito come modo per assicurarsi un proprio bacino di teleascoltatori. Si formano palinsesti dedicati a specifici settori: la ricerca scientifica, i viaggi, la letteratura, il cinema, il teatro, la musica, lo sport, l’informazione (da Wikipedia).
Oggi ogni famiglia possiede almeno due televisori, ma senza alcun ascolto critico, intelligente. Con il telepilot si possono guardare decine di canali, infarciti di spot, di telenovele interminabili, di polpettoni con passioni travolgenti, tradimenti, amori lacrimosi, dibattiti chiassosi e incomprensibili tra politici onnipresenti e autoreferenti, giochi e telequiz con premi esorbitanti. Naturalmente ci sono anche alcuni programmi interessanti: «Servizio pubblico», Lilli Gruber, Crozza, «Tale e quale», per esempio, ma vengono sommersi dalla reclame e dalla paccottiglia catodica. Nelle ore notturne, invece di andare a letto, può capitare di vedere un bel documentario o un cultmovie che però dura in media due ore e mezzo circondato da una reclame insistente che interrompe il ritmo e il coinvolgimento emotivo.
Per finire, si può parlare di TV interattiva, cioè di un tipo di televisione con cui l’utente entra in contatto, dialoga, diventa un interlocutore attivo?: sì quella della casalinga che, guardando il piccolo schemo, chiede al marito assonnato: «Ma quanti anni ha Sofia Loren?» e non le passa in mente di domandarsi perché la nostra attrice nazionale ha vinto l’Oscar con «La ciociara».