L’articolo 16 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo recita testualmente: «Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza, religione.
Essi hanno uguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il ilbero e pieno consenso di entrambi i futuri coniugi. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società, il mattone costruttivo di una comunità e ha il diritto ad essere protetta dalle istituzioni e e dallo Stato. In occidente è storicamente la forma più comune, riconosciuta già nel diritto romano. In molti altri Paesi essa comprende una definizione più ampia includendo persone di diverso genere.
Il matrimonio conferisce diritti e doveri quali la proprietà, i legami di parentela, l’appartenenza trtibale, le relazioni con la società , l’eredità, la cura e l’educazione die figli, anche rapporti più privati come il comportamento sessuale, l’intimità, l’amore.
Oggi il matrimonio, sia religioso che civile, non ha più l’importanza e la solennità di un tempo. L’emancipazione femminile ha relegato in secondo piano l’obiettivo del fatidico «sì». La donna, liberatasi dai vincoli economici che la relegavano nello spazio angusto delle pareti domestiche, prima ancora di diventare moglie e madre aspira a conquistare una posizione di autonomia nella società. La top model, l’attrice,la cantante sono gli aspetti soltanto esteriori e minoritari di una rivoluzione sociale che ha visto le figlie di Eva entrare in massa nel mondo del lavoro, delle professioni, della politica, della cosa pubblica. Certo, esistono ancora oggi, nonostante le leggi sulle pari opportunità, discriminazioni sul piano salariale, sulla promozione nella scala dei valori sociali, nei rapporti pubblici e privati. Il femminicidio è un triste fenomeno che va combattuto con la cultura della prevenzione e con adeguati strumenti repressivi. Ma nonostante la violenza contro mogli, sorelle, madri, sia un male non ancora estirpato, il ruolo femminile è ormai saldamente ancorato nella coscienza collettiva prima ancora che nei codici scritti.
Il matrimonio esce indebolito dai nuovi rapporti di genere e le unioni di fatto non sono più un percorso riservato a minoranze elitarie o ad un generico ribellismo antisistema. La facilità dei giovani di contrarre rapporti sessuali già in età adolescenziale ha reso l’unione davanti al prete o al segretario comunale non più un evento carico di trepidazione, di attesa, d’incanto poetico. Ma non è l’iscrizione nell’albo degli sposi a sancire la bontà del futuro ménage e neppura la tranquillità economica. Sono i sentimenti, l’amore profondo, l’attrazione e il rispetto reciproci, il darsi con generosità e senza tornaconti personali, l’ebbrezza dei sensi, la comunione delle anime, la condivisione di esperienze culturali, le affinità elettive che donano alla coppia le prerogative della felicità, la freschezza e la genuità di risorse, qualità e valori che possono durare tutta una vita.
L’invecchiamento delle società occidentali, la mancanza di lavoro per migliaia di giovani, i cambiamenti strutturali delle attività produttive che sanzionano l’obsoloscenza di tante professioni, l’esigenza dello sviluppo di una formazione permanente e continua, l’acuirsi delle disparità economiche tra paesi ricchi e paesi poveri, le ingiustizie sociali, l’intolleranza, le disciminazioni e gli egoismi spingono l’individuo a rinchiudersi in se stesso, a ricercare il proprio benessere personale fuori delle reti di inclusione e di solidarietà. La coppia stenta a farsi largo, a trovare elementi di scambio, di condivisione, di cooperazione, a farsi cellula attiva di sviluppo, di progresso, di un nuovo umanesimo che ponga come cardine di ogni costruzione sociale la persona e il suo bisogno di amore, di fratellanza, di ricerca del bene comune.