La guerra è un evento sociale e politico generalmente di vaste proporzioni, che consiste nel confronto armato fra due o più soggetti collettivi, stati, paesi, popoli. Il termine «guerra» deriva dalla parola Warren dell’alto tedesco antico e significa «mischia». Nel diritto internazionale il termine è stato sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall’espressione «conflitto armato» applicabile a scontri di qualsiasi dimensione e caratteristiche. Si giunge alla guerra per il controllo di risorse naturali o quando il contrasto di interessi economici, politici, territoriali, ideologici, strategici o di altra natura non riesce a trovare una soluzione negoziata, o quando almeno una delle parti percepisce l’inesistenza di altri mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi.
La guerra è preceduta da un periodo di tensione che ha inizio quando le parti rilevano l’incompatibilità dei rispettivi obiettivi e non sono più disposte a trattare tra di loro.
Nei periodi di tensione e di crisi si sviluppa l’attività politica e diplomatica di tutta la comunità internazionale per evitare il conflitto. In tali periodi le forze armate giocano un ruolo rilevante nel dimostrare la credibilità e la determinazione dello Stato, con lo scopo deterrente di rendere evidente all’antagonista la sproporzione tra l’obiettivo da conseguire e il costo, sociale e materiale, di una soluzione militare. La guerra quindi può essere evitata quando i due contendenti percepicono questo sfavorevole rapporto.
La guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull’arte, sul costume, sull’economia, sui miti, sull’immaginario collettivo che spesso la cambiano nella sua essenza esaltandola o condannandola. La prima e seconda conflagrazione mondiale hanno provocato milioni di morti, tra soldati e popolazione civile, la distruzione di intere città, di gran parte degli apparati produttivi, dei beni della natura e delle opere d’ingegno. Le guerre di Corea, del Vietnam, le dittature militari instaurate con il terrore, la tortura, l’assassinio degli avversari politici nei paesi dell’America latina, i genocidi nelle repubbliche uscite dalla disgregazione della ex Iugoslavia, le lotte per il potere di clan e di gruppi etnici nell’Africa, l’estremismo islamico in Medio Oriente, sono tristi capitoli della storia contemporanea, non ancora conclusi. Agli appelli inascolati del secolo scorso del Presidente Pertini e di statisti di buona volontà per svuotare gli arsenali e riempire i granai, si aggiunge alta oggi la parola di papa Francesco per la pace.
Fino a quando la distruttività umana, gli interessi di parte, gli egoismi, le ambizioni sfrenate avranno la meglio sui sentimenti di fratellanza, di cooperazione il mondo vivrà periodi di grande impoverimento delle ragioni del cuore e dell’intelligenza.
E’ compito non solo dei governi, dei parlamenti, ma di ciascuno di noi diffondere gli ideali e i valori della coesistenza armoniosa, della concordia, della comunanza, della solidarietà, della pace.