Allo scadere dell’undicesimo anno, Giovanni già mandava a memoria il Salterio, le Epistole di Paolo e gli Atti degli apostoli; e inaugurava una carriera che non poteva certo intralciare il tentativo del padre di dargli una moglie, da lui decisamente rifiutata. Ma intanto si avvicinava la svolta, allorché il vescovo, richiamato dallo scalpore, si recò al villaggio con alcuni presbiteri. Papà Mosè, emozionato dal grande onore, si fece in quattro per ospitarli degnamente; ma non altrettanto irreprensibili si mostrarono i religiosi al vaglio dell’infallibile Pico, dal quale furono corretti per un’errata citazione.
Allora il vescovo, sapendoli esperti dei Salmi, chiese loro di citarne alcuni in libertà. Ma appena essi esordirono, non ci fu passaggio, svista o esitazione, né pronuncia di versetto scazonte, che non provocasse l’immediata rettifica del ragazzetto. Perciò il vescovo, ormai del tutto persuaso, nel partire volle prenderlo con sé, per indirizzarlo alla carriera ecclesiastica. Che Giovanni seguì del resto tanto scrupolosamente, da persuadere lo stesso Dio Padre ad elargirgli il dono del taumaturgo. E da allora non ci fu giorno che turbe di pellegrini, disabili o indemoniati, non ricorressero a lui per una guarigione che immancabilmente dispensava.
Esteso era in effetti lo spettro delle prestazioni di Giovanni, che andavano dal miracolo regalato a un probo, allo smascheramento di uno spudorato bugiardo: a conferma che la grazia divina vigilava sul suo operato, e gli trasmetteva il potere di salvare o annientare, a seconda che i cuori fossero virtuosi o immeritevoli. Così accadde che un esattore di imposte, accompagnato da un servo cieco da un occhio, venne un giorno a pregarlo di rendergli la vista. Senza farselo dire due volte, il beato posizionò allora la mano sulla fronte del guercio: e d’un colpo, chi lo crederebbe?! la la pupilla spenta sprigionò un guizzo di visione.
Intanto, però, non solo il padre Mosè, già anziano al tempo del concepimento, ma anche la tenera madre era passata a miglior vita; e l’unico legame che a Giovanni restava con la sua famiglia era Simeone: che ora, smessa l’antica irritazione verso il cugino, e avendone intesa l’elezione, si era finalmente deciso ad abbandonare il gregge per farsi suo seguace e testimone. E poté quindi riferirne il sorprendente potere di leggere nel mistero dei cuori, non sempre, a dire il vero, tanto recondito che non potesse bastare un briciolo di buon senso a stanarlo.
Così sappiamo di un uomo, solito rendere visita al santo, che una mattina si presentò a lui senza sospettare che Giovanni, non privo di umanità ed esperienza del mondo, dopo averlo benedetto, gli avrebbe sciorinato un’insospettata reprimenda.
“Sai che giorno è oggi, figlio mio?” chiese con burbera amabilità.
“Certo che lo so, mio padre. È domenica.”
“Ebbene, in questo santo giorno ti sei tu accostato alla comunione?”
“Sì, padre mio.”
“Appunto! Non sai tu che è necessario purificarsi, prima di accostarsi ai misteri, mantenendosi lontano da ogni contatto con la carne ?”
L’uomo, sentendosi spiato nell’intimità, tentò una difesa imbarazzata. Ma subito comprendendo che non era il caso, gli cadde in contrita supplica ai piedi.
“Perdonami, santo padre.”
“Perché domandi perdono?” chiese Giovanni per sottolineare, a spese del malcapitato, la sua arte divinatoria.
“Tu sai tutto, santo padre. Ignorante sono invece io, che non sapevo di peccare, dormendo con la donna che il Signore mi ha dato.”
“Ora dimmi: ho indovinato, sì o no, figlio mio?” e Giovanni si lasciò sfuggire un sorriso di soddisfazione per l’orgogliosa promiscuità intrattenuta col volere divino. “Ma dal momento che mostri una reale contrizione per il tuo fallo, sappi che Dio lo ha già cancellato. Però, d’ora in poi, astieniti dalla carne, quando devi accostarti alla comunione.”
All’uomo, sbigottito e tremante, non restò che promettere; e dopo aver ricevuto la benedizione, lasciò Giovanni insieme ai presenti che, sbalorditi da quella scena, andarono in giro a favoleggiarne la prodezza. Che avrebbe esibita in maniera ancora più persuasiva qualche settimana dopo, ai danni di un uomo ricco e violento, che, avendo incontrato una vedova con un fascio di orzo, se ne impossessò con la forza. Appena però se ne allontanò, ecco che il cavallo stramazzò e morì sull’istante. Sperando allora in un risarcimento, l’uomo, giunto al cospetto del santo, volle metterlo al corrente della disgrazia accadutagli, per la quale Giovanni, che aveva già tutto inteso, non si mostrò certo affranto.
“Forse il tuo cavallo era malato? O forse tu eri debitore di un voto verso il Signore? O forse hai commesso qualche violenza per strada?” suggerì in maniera più allusiva.
“No, santo padre, no. Il cavallo era sano. E io, per strada, non ho commesso proprio nulla.”
“Ah sì, eh?! E che ne è di quella donna a cui hai sottratto il fascio di orzo?”
Al che l’uomo, spaventato e confuso, non seppe insistere sulla bugia.
“Perdonami, santo padre. È vero, sono io che ho fatto questo.”
“E allora, figlio mio, ascolta questa parabola,” lo istruì Giovanni. C’era una volta un uomo che aveva costruito una barca, con la quale sperava di arricchirsi. Ma, insaziabile com’era, la caricò troppo. Cosicché, appena volle spingerla in acqua, la barca affondò con tutto il carico. E così hai fatto tu. Non diversamente da lui, hai distrutto i tuoi magazzini, volendoli ingrandire. E poiché sei stato spietato, Dio a sua volta lo sarà con te. Il valore del tuo animale si è quindi convertito in quello dell’orzo. E come tu hai preso il fascio della donna, così Dio ha preso il tuo cavallo.”
Sentendo questo, l’uomo si convinse di trovarsi veramente al cospetto del Battista redivivo; e dopo aver promesso di non peccare più, corse in giro a diffondere la notizia, che aumentò il numero dei supplicanti, che Giovanni immancabilmente guariva. Ma se verso i peccatori contriti e gli umili imploranti si mostrava misericordioso, diventava invece inflessibile con chi sfidava con la menzogna la giustizia divina. Come avvenne con un altro infame, venuto da lui per la benedizione, e che Giovanni, per le sue doti di penetrazione, subito penetrò fino in fondo all’anima.
“Dov’è tuo figlio?”
“Mio figlio? Ma io non ho nessun figlio. E non sono nemmeno sposato,” si giustificò quello. E Giovanni, dopo un profondo sospiro, non ebbe più debolezza di condono.
“Se i ciechi urtano un ostacolo e cadono, gli uomini non li condannano. Ma se i vedenti fanno un passo falso, la gente li sbeffeggia. Analogamente, chi è sposato e ha generato figli non è colpevole. Ma colui che, senza legittima moglie, ha un figlio, commette un atto vergognoso.”
L’uomo, sentendosi scoperto, cercò di fuggire; ma appena fatti pochi passi cadde morto per strada. E Giovanni, senza mostrare compassione, si limitò appena a commentare.
“In verità, il figlio di quest’uomo è morto ieri, appena la prostituta con cui l’aveva concepito l’ha messo al mondo. E lui l’ha sepolto ancora vivo.”
I presenti si guardarono intorno esterrefatti e sconvolti, e di fronte a questa ennesima prova del portento, si prostrarono in adorazione. Ma ormai per Giovanni questa era gloria ordinaria. Più alto era il desiderio a cui il suo cuore aspirava: e Dio volle dargli anche questa altra soddisfazione!