La ‘rivoluzione pacifica’ suggerita da un nostro lettore: città e periferie mobilitate perennemente
È davvero giusto e costruttivo protestare in massa su temi e argomenti che a malapena conosciamo, o essendo l’informazione in mano a chi ci governa che a sua volta è succube del mondo della finanza, spaccerà sempre e solo verità distorte? Arriverà tra non molto un bavaglio e una commercializzazione totale, dell’unico vero strumento non ancora sotto controllo del capitalismo, ovvero Internet? È da questo media favoloso e allo stesso tempo pericoloso che molti movimenti si sono sviluppati, e formati in prevalenza nelle giovani generazioni che non vedono prospettive per il loro futuro (tramite Internet lo stesso Obama è stato eletto presidente). Si chiamano tutti «Movimento» e hanno un 5 («Gimme five!»), vogliono una riforma del sistema elettorale, l’abolizione di leggi ingiuste, l’esclusione degli indagati dalle liste elettorali, il divieto di finanziamento ai partiti e sono contro l’oligarchia dei partiti e per una democrazia partecipata. Le vere rivoluzioni nascono sì dal basso, ma guardandoci più da vicino, a parte questi incappucciati che si fanno chiamare «Black bloc», il resto del corpo sociale é molle, manca di prassi politica e di potenza.Finisce preda del populismo becero di un Grillo o di un Di Pietro che ne traggono altrettanto lucro come coloro che essi combattono. Il vero fallimento di queste manifestazioni che spingono migliaia di onesti cittadini a manifestare la loro sì reale indignazione, è che le attenzioni maggiori sono verso gli atti di violenza, i danni arrecati e le forze dell’ordine impiegate. Qualcuno credeva forse che le manifestazioni di Roma potessero finire diversamente? È andata esattamente come previsto. Demonizzare i movimenti da parte dei partiti della maggioranza e dell’opposizione è perfettamente riuscito!
Si dirà che tutti gli Indignados, Pirati, o in genere i cittadini che esprimono il loro malcontento, sono dei violenti che devono essere fermati per la difesa della democrazia e dell’ordine pubblico. Alla fine questi ragazzi vengono trattati come carne da macello dai partiti e da alcuni giornali. Io invece dico che il popolo ha una parte di complicità: complice nell’essersi fatto abbindolare dalle promesse (…), complice di non essersi mai voluto informare e impegnare, quello stesso popolo che poi va a chiedere raccomandazioni per posti di lavoro (…) quel popolo ipnotizzato davanti alla TV. Sono convinto che i fatti avvenuti a Roma non dipendono dall’italianità, che non esiste! Ho forti dubbi che un cosiddetto tedesco o francese in Italia si comporterebbe in maniera diversa.
Le mie formule come sempre sono inesatte e a volte contraddittorie ma sono certo che l’uso della violenza oggi non è efficace. Essa porta solo alla rivoluzione, da cui discendono regimi autoritari e non democratici. Altro fattore importante è la nostra totale mancanza di formazione militare, per cui non saremmo mai in grado di confrontarci con tecniche e tattiche di guerriglia urbana con la polizia, se non facendosi scudo di cittadini inermi dentro manifestazioni pacifiche. Cosa dire poi di questa violenza strumentalizzata, e attuata in modo codardo, alla cieca a viso coperto?
Io sono per una rivoluzione pacifica e di indignazione da attuare seguendo questo semplice principio: le città e le periferie mobilitate perennemente. Basta guardare i grandi centri commerciali la sera o nei fine settimana…ci mobilitiamo compiendo giornalmente dei veri mini esodi. Il popolo è mobilitato per il guadagno e per il consumo o i grandi esodi per le vacanze. Senza queste mobilitazioni l’intero sistema crollerebbe nel giro di poche settimane, giusto? Occorre dunque solo concentrare l’azione non su come mobilitarci ma su ciò che non dobbiamo fare. Smettiamola di acquistare il superfluo, di rincorrere ogni moda e stato sociale elevato possibile. Comportiamoci in modo onesto (…). Il problema sono e restano i politici, le banche, i finanzieri? Bene, non investiamo più in mutui a pagamento a vita, smettiamola di vivere al di sopra delle nostre possibilità facendo dei leasing a raffica perchè non sappiamo privarci di niente. (…) Mancando il nostro contributo di consumatori alle aziende del consumo, la lotta sarebbe sì impari dato che noi costituiamo la maggioranza. Invece scendiamo in piazza per avere diritto tutti al benessere e al lavoro, senza accorgerci di fare il gioco delle banche, e dei finanzieri. Oggi ogni organismo di democrazia è stato superato da sigle misteriose per la gente: WTO, BCE, FMI. Il nostro destino è nelle loro mani, ma non sappiamo chi li dirige, chi ne decide gli obiettivi. Sappiamo però che decidono dei nostri destini, ed è per questo che l’unica vera arma di lotta è il boicottaggio dei loro prodotti, vivendo una vita di austerità e pace interiore. (…) Io sono per la rinuncia del consumo come arma da affilare. Ecco l’ultima ed efficace strategia che metterebbe tutto il sistema in ginocchio. (…) Il futuro non è troppo lontano basta prendercelo attraverso la tecnologia e la rete (…). Nella rete cercando un porta cellulare che avevo danneggiato, senza grosse pretese di successo ho trovato una soluzione che, se messa in pratica dalla metà di coloro che leggeranno questo commento raccontandolo poi in stile «passaparola», porterebbe ad un cambiamento (…) un vero movimento «rivoluzionario» e pacifico che metterebbe in ginocchio varie aziende canaglie. Si tratta di questo: una stampante tridimensionale che rende economico creare singoli oggetti tanto quanto crearne migliaia e quindi mina le economie di scala. Essa potrebbe avere sul mondo un impatto così profondo come lo ebbe l’avvento della fabbrica… (…). Secondo gli studiosi del MIT possiamo attenderci che intorno al 2025 la tecnologia ci permetta di diventare produttori di oggetti quotidiani e non più solo consumatori. (…) E noi che parliamo ancora del bunga bunga e del voto all’estero, o tentiamo magari, come ho fatto io, di fare delle riflessioni sulla crisi economica senza essere esperti… (M. Pluchino)