Testimonial di prodotti di bellezza non per forza belle, modelle di intimo non per forza dal fisico statuario: il concetto di “testimonial” sta cambiando, non bisogna essere perfetti ma unici e l’onestà vince sulla bellezza
I canoni di bellezza e di perfezione fisica sono duri a morire, ma non per questo non è possibile che si affaccino nuove possibilità. Se si è belli non vuol dire che si è perfetti. Se si è perfetti non vuol dire che si è unici. E questo la moda lo comincia a capire e per questo più che la bellezza e la perfezione, adesso è alla ricerca di unicità. Essere unici vuol dire però tante cose e permette di allargare il campo a nuove immagini. A volte è una bellezza particolare e strana a rendere unici, altre volte è un difetto a rendere unici, l’essere diverso, differente dall’altro rende unici. Ma anche il comportamento, la personalità, il modo di essere ed agire rende unica una persona. Così le case di moda, così come le aziende di cosmetici che decidono di cambiare modo di approcciarsi alla vendita e alle proprie clienti offrendo una mutata visione delle testimonial che non devono essere più perfette ricalcando i classici canoni di bellezza, ma devono tenere conto della varietà delle proprie consumatrici. Il messaggio è chiaro, non bisogna nascondere i difetti e la realtà, ma rispettare l’unicità delle donne. E soprattutto le consumatrici devono essere coinvolte. Devono poter sentirsi parte integrante del progetto che sta alla base del messaggio pubblicitario della promozione del prodotto di bellezza. E pare che questo nuovo messaggio renda molto di più nelle campagne pubblicitarie.
Questo è stato il concetto principale su cui si è basato il concorso delle campagne pubblicitarie delle imprese della bellezza premiate all’Expo di Milano in occasione del Premio Italiano della Cosmetica, CosmeticAward, organizzato da Cosmetica Italia, associazione nazionale delle imprese cosmetiche. “La comunicazione in ambito della bellezza sta cambiando profondamente” – ha dichiarato Francesco Morace, sociologo e Presidente della giuria del premio – “Carosello non funziona e non funzionano più i canoni estetici classici. Non si possono più imporre modelli di bellezza dall’alto, le consumatrici si interessano ad un prodotto solo se sono coinvolte, con i loro difetti e la loro unicità di bellezza. In questo i canali social e internet sono il mezzo strategico, così come una comunicazione onesta e corretta, che mostri ingredienti, effetti e risultati realistici”. In questo possiamo dire che la linea di prodotti Dove è stato precursore di questa tendenza mettendo in primo piano la bellezza femminile così come la troviamo nella vita quotidiana con l’uso di testimonial vere e autentiche che rispecchiano a pieno la varietà fisica delle consumatrici. Anche nella moda questo messaggio sta diventando sempre più chiaro. Oltre la fisicità che diventa sempre meno legata ai canoni tipici di bellezza, per esempio il caso della modella Winnie, la modella colpita da vitiligine, una rara patologia della pelle che la rende a chiazze, si guarda anche alla personalità e al vissuto della testimonial.
Per esempio, Panache specialista in intimo per taglie forti, che ha deciso di combattere il diktat della magrezza mettendo in scena donne vere, simili alle proprie clienti, per l’ultima campagna pubblicitaria ha deciso di aggiungere una particolarità, devono essere non donne comuni, ma donne che hanno alle spalle un percorso complicato, lungo, complicato e che hanno superato prove davvero difficili. “La bellezza è nelle donne che contribuiscono a cambiare il mondo” è l’ideale espresso da Panache e così sceglie sei donne, dalle carriere diverse, ma tutte unite da un fil rouge. Rachel Elliot, ad esempio, infermiera londinese che ha lavorato nel Centro per la cura del virus Ebola in Sierra Leone; Hannah Cockroft è la campionessa paraolimpica, detentrice di diversi record mondiali per corsa su carrozzina, su 100 m, 200 m, 400 m e 800 m; la modella grandi taglie Marquita Pring; la maratoneta con molti record alle spalle Amy Hughes; Mica Paris, ambasciatrice dell’associazione Amy Winehouse che lotta contro la violenza sessuale e Martyna Kaczmarek l’ideatrice della campagna «Day for Life Campaign » per la donazione di sangue e del midollo osseo in Polonia. Donne comini, quindi, ma che nello stesso tempo sono anche eccezionali.