Dal Congresso della Società Italiana di Urologia e dall’Associazione dei Ginecologi Ospedalieri è venuto un allarme sullo stato della coppia italiana
C’era una volta il latin lover di stirpe italica, che imperversava sulle coste e nelle discoteche romagnole a caccia di turiste che scendevano dai fiordi della Scandinavia in cerca di avventure, attratte dalla loro fama, oltre che dalla loro fame. Erano i favolosi anni Settanta. Nel decennio successivo fu Madonna a circolare con una t-short con la frase “Italians do it better”, per cui si diffuse presto la voce che a letto fossero i migliori. Ma è vero? Forse lo era (e il forse è d’obbligo), ma a giudicare dalle voci che precedono il congresso nazionale della Società Italiana di Urologia (Siu) e dell’Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani (Agoi) ai nostri tempi la fama è immeritata. E’ vero che pare ci sia ancora qualche politico che cerca di tenere su la bandiera dell’italica supremazia, ma più che altro si tratta di casi isolati. I più guardano ai loro miti con compassionevole implorazione.
Prima di proseguire, dobbiamo fissare dei paletti. Fare l’amore non è così semplice come potrebbe sembrare: entrano in gioco non solo sesso ma anche amore, affetto, intesa, comunione di sentimenti e di idee, c’entrano l’età, la salute, l’umore, e tanti altri elementi. Notissima è la definizione napoletana: “Il c. non vuole pensieri”. Ciò precisato, i ginecologi e gli urologi dicono sconsolati che la durata media di un rapporto tra una coppia italiana è di meno di due minuti, mentre secondo la Society for Sex Therapy and Research di Washington dovrebbe essere compreso almeno tra i 7 e i 13 minuti. E’ vero che siamo nell’èra della comunicazione globale ma che debba essere così veloce anche un rapporto sessuale alla lunga si arriva al rapporto virtuale: detto, fatto, alla velocità del pensiero.
Se qualcuno si consola con il fatto che gli italiani conservano almeno un primato (pare), quello del numero dei rapporti al mese, nove, mentre all’estero il numero è programmato al massimo al venerdì e al sabato, ebbene questo record, se così possiamo chiamarlo, annega nel mare dell’insoddisfazione generale. Ad essere insoddisfatti delle gesta sotto le lenzuola sarebbero il 70% degli italiani (uomini e donne, ma se sono veri i dati di prima ad essere insoddisfatte sono soprattutto le donne). Le coppie a rischio di cornificazione sono almeno 800 mila.
La causa della débacle è un fattore psico-fisico: l’eiaculazione precoce. Non per nulla da qualche tempo questa espressione compare finanche nella pubblicità televisiva, che invita gli eiaculatori precoci a parlarne con l’andrologo, perché è un problema risolvibile. Secondo l’indagine di DoxaPharma molti italiano soffrono di questo disturbo, addirittura tra il 30 e il 70%, e non fanno nulla per affrontarlo e risolverlo e fanno male, perché l’eiaculazione precoce è una delle cause più frequenti, benché anche più inconfessate, di crisi tra la coppia.
Secondo l’International Society of Sexual Medicine l’eiaculazione precoce diventa un grosso problema di coppia quando avviene entro uno o due minuti dalla penetrazione. Essa è un problema grave quando l’uomo eiacula dopo tre movimenti o addirittura anche prima della penetrazione completa, un rapporto alla speedy-Gonzalez. I medici dicono che le cause possono essere di tipo organico, riguardanti l’attività prostatica, tiroidea, uretrale. Concorrono anche l’abitudine alla masturbazione, ma soprattutto le cause di origine psico-somatica, tipo la tensione nervosa, l’ansia della prestazione, il senso dell’inadeguatezza. Tutte cause che possono benissimo esser superate con l’aiuto, appunto, dell’andrologo, che stabilisce come il problema può essere superato: con gli antidepressivi, la circoncisione, l’impiego di creme anestetiche, la fitoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale. I rimedi, dunque, sono tanti, ma, si sa, la medicina migliore è il buon assortimento di coppia, cioè l’amore tra due persone, quello vero, non quello presunto, quest’ultimo semmai aggrava, non risolve i problemi.