Il premier in tv da Fazio interviene sui temi caldi dell’agenda politica
“Non occorrono nuove manovre ma altre operazioni”: è quanto afferma il premier Mario Monti intervenendo a ‘Che tempo che fa’ su Rai3. “Spero – prosegue il premier – che siamo tranquilli. La tranquillità nelle cose l’abbiamo raggiunta con l’operazione di consolidamento dei conti dello Stato italiano che il governo ha proposto, il Parlamento ha approvato e gli italiani molto responsabilmente hanno accettato. E un’operazione grossa anche in base agli standard Ue che mette in sicurezza i conti pubblici conseguendo l’obiettivo che non il mio governo ma quello precedente ha accettato e cioé il pareggio di bilancio nel 2013. Dal punto di vista dei conti pubblici non occorrono altre manovre, quello che occorre sono altre operazioni di politica economiche meno indigeste”. E sulle liberalizzazioni: “Agiremo su molti fronti. Già entro l’Eurogruppo del 23 gennaio l’Ue chiede un primo pacchetto”. “Credo che un certo disarmo multilaterale di tutte le corporazioni possa consentirci di dare più spazio alla concorrenza ed ai giovani”, ha poi affermato Monti. Si tratta di fare “diverse cose: creare più spazi per la concorrenza ed il merito in diversi settori. Liberalizzazioni? Si chiamano liberalizzazioni ma può sembrare un termine in parte ideologico: qui si tratta di ridurre quelle protezioni, quei diversi modi in cui ogni categoria in Italia più che in altri Paesi cerca di avvantaggiare chi è incluso nella roccaforte rispetto a chi è fuori”, prosegue il capo del governo. “La Germania ha un’opinione pubblica comprensibilmente preoccupata di dover pagare un giorno per comportamenti leggeri di altri paesi in Europa. Il mio sforzo nell’incontro che avrò mercoledì (11 ndr) con la Merkel sarà quello di mostrare due cose: primo che l’Italia è ben lungi da tenere comportamenti irresponsabili, la maturità con cui l’opinione pubblica e il sindacato hanno accolto le pesanti misure imposte può essere da esempio per altri Paesi e, contemporaneamente mostrerò alla Merkel che soprattutto la Germania trae benefici dal mercato unico e dall’euro”. “L’euro non è in crisi, va un po’ giù e un po’ su. Ma come moneta non è in crisi: ha mantenuto solidamente il potere d’acquisto rispetto ai beni che compriamo ed il rapporto di cambio con il dollaro”.
“Il problema è che nella zona euro un certo numero di Paesi ha avuto gravi squilibri nelle finanze pubbliche”. “Gli italiani sono in una situazione difficile ma incoraggiante. Abbiamo un debito pubblico elevato in rapporto al Pil però, negli anni recenti ed in particolare negli ultimi due mesi, il nuovo comportamento del settore pubblico è molto più virtuoso”. “Addirittura, l’equilibrio di bilancio nel 2013, che vuole dire che al netto degli interessi l’Italia avrà un avanzo di bilancio, è qualcosa che nessuno in Europa può dire di avere”. Poi intervenendo sulla Tobin-Tax: “Siamo disposti a lavorarci a livello Ue. Il governo Berlusconi ha marcato la sua opposizione a questo in sede europea; io ho segnalato invece l’apertura del governo italiano. Siamo disposti a lavorare, ma mai e poi mai se questa fosse solo per l’Italia, ma in un fase in cui abbiamo molto interesse ad ottenere la collaborazione stretta con paesi come la Germania e la Francia, perché no? E lo dico non perché io sia stato allievo di Tobin”. Un accordo con la Svizzera sui capitali italiani espatriati? “Stiamo guardando a questo argomento” ma “Germania e Gran Bretagna hanno fatto qualcosa che l’Ue non ha gradito: accordi bilaterali” “ A nome della Commissione europea sono andato a Berna per avviare il primo duro negoziato con la Svizzera perché accettasse di applicare alcuni principi sulla direttiva della tassazione del risparmio e sono stati fatti passi avanti”, spiega il capo del governo. “Se vogliamo gli accordi di Germania e Gran Bretagna sono il risultato ultimo di questo accordo. La pressione sulla Svizzera viene esercitata. La Svizzera non è l’unico Paese al mondo che ha un occhio di riguardo, magari chiuso, sui capitali esteri, ma in questi anni la politica nei confronti di questi paradisi fiscali è cambiata. E la Svizzera si è comportata di conseguenza. Non è più come prima”.