Il presidente Napolitano annuncia che nel 2013 tornerà ad essere un “privato cittadino”
All’indomani del varo della riforma del lavoro da parte del Cdm, a Cernobbio c’è stato il Forum della Confcommercio, che è stata una platea importante per tastare il polso degli umori seguiti al provvedimento. Le cronache riferiscono del feeling mai nato e mai cercato tra le due donne protagoniste della vicenda, il ministro Elsa Fornero e la sindacalista Susanna Camusso, che sono le due esponenti di mondi diversi. La prima, liberal, docente universitaria e vice presidente del consiglio di amministrazione di una banca, che si preoccupa di dotare l’Italia di una riforma del mercato del lavoro che si avvicini alla legislazione in vigore in Europa e che rompa con gli schemi del passato da molti giudicati sorpassati: la concertazione a tutti i costi. La seconda, leader della Cgil, che difende la protezione legislativa dei lavoratori e nello stesso tempo il potere di veto finora esercitato e che per molti aspetti è anche concausa dell’immobilismo economico del nostro Paese per i vincoli giuridici che impediscono la flessibilità, la produttività e anche la dinamicità dell’economia. Fornero si è rammaricata del fatto che la riforma consegnata al Parlamento per la discussione e l’approvazione non sia stata da tutti condivisa; Camusso ha ironizzato sul rammarico di chi non vuole ricercare la condivisione e si lamenta versando lacrime di coccodrillo. Le due sono donne forti, simbolo anche del braccio di ferro che si è aperto nel Paese e si aprirà in Parlamento tra chi dice che ci vuole una rottura con il passato, e dunque una legislazione moderna, e chi difende uno status quo insieme a una quota di categorie sociali che tradizionalmente si riconoscono nel sindacato Cgil. Come finirà il braccio di ferro, è difficile dirlo adesso, anche perché le due donne non sono sole a dividersi, ci sono anche due uomini, Angelino Alfano, leader del Pdl, e Pierluigi Bersani, leader del Pd, il primo favorevole alla riforma del ministro Fornero, al punto di fargli gridare all’assemblea di Confindustria “forza Fornero”, il secondo favorevole alle tesi di Camusso, al punto di fargli dire pubblicamente una cosa che forse non pensa nemmeno lui, e cioè che con questa nuova legislazione i licenziamenti saranno più facili e dietro l’angolo. A questa tesi Alfano ribatte dicendo che gl’imprenditori pensano a lavorare e a produrre per il benessere dell’impresa e anche dei dipendenti, attirandosi gli applausi degli imprenditori, ma Bersani insiste e dice “non raccontiamoci storie”. Ambedue, però, dicono che una nuova legge doveva essere riformulata e che per il 90% questo testo, cioè i punti di questo testo non ancora scritto, è una novità positiva. Cosa succederà in Parlamento è ancora una volta difficile da dire, anche perché le posizioni sono distanti e se ci sarà una marcia indietro potrebbe succedere che il governo rischi, e non conviene a nessuno che cada.
Il presidente del Consiglio Mario Monti, anche lui, a Cernobbio ha ribadito la sue opinioni: “nessun intervento esterno”. Come dire che questo testo è il punto di equilibrio, rotto il quale, si ritornerebbe nel caos. Ed ha ragione: ha tenuto duro sui contenuti per non creare problemi al Pdl, ha scelto la via del disegno di legge, quindi della discussione più ampia possibile, per non creare problemi al Pd. Ciò non vuol dire, però, che la riforma debba essere svuotata. Monti ha fatto capire che alla fine, se il testo dovesse essere snaturato, verrà posta la fiducia per mettere fine ad un rischio evidente di instabilità, che priverebbe della fiducia gli investitori stranieri e farebbe ringalluzzire gli speculatori. Il provvedimento, comunque, contiene una grossa criticità: non si applica agli statali. La domanda è se ciò sia compatibile con la costituzionalità della riforma o meno. Forse è per questo che, secondo un sondaggio apparso sul Corriere della sera, la popolarità del governo è scesa al 44% e che la riforma agli italiani (due su tre) non piace. La scarsa produttività, l’assenteismo nella forma delle malattie fasulle e del fuori stanza per andare a fare la spesa esistono in gran parte nella pubblica amministrazione, inefficiente a tutti i livelli, e in misura ridotta nelle grande industrie private (in quelle piccole i lavoratori vengono spremuti più dei limoni). L’auspicio è che il governo stia preparando un provvedimento ad hoc – ma simile – anche per gli statali. Infine, in concomitanza con il Forum di Cernobbio, sono state ribadite due notizie in parte note. La prima è che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non intende candidarsi ad un secondo mandato nel maggio del 2013, termine del settennio, ed auspiuca una donna come presidente. Qualcuno dice che lo faccia per tattica, ma noi non lo pensiamo. Napolitano sta bene, ma ha superato gli ottant’anni, sarebbe troppo. La seconda notizia è che anche Monti ha ribadito che lui non cerca il consenso, quindi vuole solo onorare il man-dato a termine ricevuto: garantire all’Italia quelle riforme che i vari schieramenti non sono riusciti a fare e che non sarebbero mai riusciti a fare per gl’interessi politico-elettorali in gioco e poi “riconsegnare” il governo ai politici (che Iddio ce la mandi buona).