In un fuorionda Monti ha rivelato che Bersani gli offrì la presidenza della Repubblica o un altro anno da presidente del Consiglio se avesse rinunciato ad una sua lista
Tutti, evidentemente, aspettano l’esito delle elezioni, ma per uno in particolare esse decideranno il futuro: l’attuale presidente del Consiglio Mario Monti, che i sondaggi danno tra il 12 e il 15%.
Catapultato sulla scena italiana e internazionale da Napolitano, prima con la nomina a senatore a vita e poi con l’incarico a presidente del Consiglio in seguito allo sfilacciamento della maggioranza che sosteneva Berlusconi, Monti è stato accolto con favore sia dagli oppositori dell’ex premier che dal vertice internazionale, in particolare da Merkel e Sarkozy e dai loro sostenitori. Con il senno di poi non è azzardata l’ipotesi che Merkel e Sarkozy abbiano condizionato, rendendola obbligatoria, la scelta del presidente Napolitano, e non è azzardato, alla luce delle pressioni di oggi di Merkel e del suo potente ministro dell’Economia, Wolfgang Schäuble, sostenere che tali pressioni furono esercitate perché Berlusconi non era “docile” agli indirizzi e agli interessi dell’asse franco-tedesco. Fatto sta che sotto l’incalzare della crisi economica mondiale, europea e della Grecia in particolare nell’Ue e sotto le spinte degli oppositori italiani, Pd e Udc in testa, oltre che dei loro referenti istituzionali (magistratura, sindacati, rappresentanti della cultura) e sotto lo sfilacciamento della sua maggioranza (prima il gruppo di Fini, poi singoli deputati che fecero scendere la sua maggioranza a 311 mentre la soglia era di 316), Berlusconi si dovette dimettere l’11 novembre per far posto a Monti.
Oggi gli oppositori di allora e Monti in testa parlano di baratro economico, di conti minacciati, ma la verità è che la disoccupazione in Italia era all’8,1%, meglio che in tutti i Paesi europei, il debito pubblico attorno a 120%, un’inflazione sotto controllo, mentre dopo la cura Monti la disoccupazione è schizzata oltre l’11%, l’inflazione al 4,3% e il debito sfiora il 125%, con circa mille piccole imprese al giorno che chiudono (500 mila posti di lavoro perduti con la cura Monti) e con la povertà in netto balzo in alto, con gente che non va più al bar o si arrangia alla men peggio. Monti, nell’anno 2012 ha fatto una serie di riforme, ma quasi tutte si stanno rivelando un massacro sociale. Le riforma delle pensioni tiene sul lavoro anche gli ammalati, quella sul mercato del lavoro non ha cambiato nulla di quello che di negativo c’era prima, le liberalizzazioni sono state un bluff. Il vero fiore all’occhiello di Monti resta solo – anche se non è poco – la spinta alla lotta all’evasione, solo che oltre all’acqua sporca di una parte di evasori, con l’irrigidimento di Equitalia si è buttato via anche il bambino rappresentato da molti artigiani e piccoli imprenditori che o si sono suicidati o hanno chiuso pur dovendo ricevere dall’amministrazione pubblica soldi arretrati da lavoro.
Insomma, Monti tecnico ha deluso gl’italiani, ma se fosse rimasto tecnico fino alla fine della legislatura, avrebbe potuto sempre dare la colpa – che esiste per davvero, intendiamoci – ai partiti che lo avevano sostenuto. Invece, Monti da tecnico ha deciso di diventare politico, di fatto, in questo modo, assumendosi le responsabilità di ciò che non era riuscito a fare da tecnico. D’Alema disse che era “immorale” che Monti si schierasse con la formazione di una lista contro i partiti che lo avevano sostenuto; Berlusconi, dopo avergli offerto di essere il federatore di tutti i moderati, osservò che con D’Alema non era d’accordo su nulla, ma che su Monti il leader Pd aveva pienamente ragione.
Monti, dunque, ha voluto presentare una sua lista e nei giorni scorsi ha rivelato anche perché. Ha rivelato che Bersani gli aveva offerto la presidenza della Repubblica e la presidenza del Consiglio, se non l’avesse presentata. Con la malizia tipica delle persone che vogliono apparire disinteressate, ha raccontato che lo stesso Bersani era arrivato a proporgli di fare il presidente del Consiglio fino al 2114, poi avrebbe ceduto a lui il testimonio, il che da una parte ha fatto dire agli osservatori politici che Bersani vuole a tutti i costi diventare presidente del Consiglio, dall’altra che ogni mezzo è buono, anche la staffetta di demitiana o craxiana memoria, allora tanto deprecata. La strategia dell’uomo politico Monti, per sua stessa confessione nel fuorionda di “Agorà”, è di trattare con il centrosinistra da una posizione di forza, evidentemente non per fare da spalla, ma per fare il presidente del Consiglio per l’intera legislatura, non per un altro anno soltanto. In che modo? O sfondando alle elezioni – e la cosa pare molto improbabile se è vero che i sondaggi lo danno al 12-15% – o provocando dopo le elezioni lo smottamento di tutta un’area del Pdl che sarà delusa dalla mancata vittoria. Anzi, Monti ha addirittura dato per probabile questa eventualità, specie se subito dopo le elezioni Berlusconi sarà condannato, seppure in primo grado.
Ecco perché, dunque, l’esito delle elezioni sarà per lui determinante: se otterrà un buon risultato e riuscirà a condizionare il centrosinistra, avrà un ruolo pari alle sue ambizioni, se invece, sarà sotto il 15%, sarà lui a rischiare di sparire o di dover mendicare qualche poltrona pur di salvare la faccia, anche perché Fini e Casini, con le loro percentuali da prefisso telefonico, sono lì, pronti a sbranarlo dopo essersi nascosti dietro le sue spalle, per appropriarsi – o per cercare di farlo – di quel pur non enorme bacino di voti che sarà riuscito a ritagliarsi.