Ogni giorno tre vittime, quasi mille in un anno: i dati diffusi in occasione della 61a Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro
Ogni giorno tre persone muoiono sul lavoro. È questa «la triste media» degli incidenti mortali. Nel 2010 gli incidenti complessivamente sono stati 775.374, di cui 980 mortali. «Numeri ai quali si aggiungono quelli relativi alle malattie professionali, con un aumento delle denunce di ben il 22% rispetto l’anno precedente»: a fare il punto della situazione è il presidente dell’Anmil, Franco Bettoni, in occasione della 61a Giornata nazionale per le vittime di incidenti sul lavoro. Nel 2010 è proseguito il trend del calo degli infortuni ma a giudizio dell’Anmil il dato va letto con molta cautela». Occorre infatti «uno sguardo al contesto occupazionale di riferimento, caratterizzato in questi anni – dice il presidente Bettoni – da un calo dell’occupazione». Inoltre risultano in calo gli infortuni cosiddetti «in itinere», si assiste «ad un aumento preoccupante dei decessi nel settore dei trasporti e nel lavoro femminile, nonché nella fascia di età compresa tra i 50 e i 64 anni». In un messaggio il presidente della Repubblica sottolinea che gli infortuni sul lavoro e le morti bianche costituiscono un fenomeno sempre inaccettabile: “La loro riduzione nel 2010 deve essere considerata una tappadel percorso volto ad assicurare la piena osservanza di tutte le norme a garanzia della salute e dell’integrità dei lavoratori». Pur nella crisi economica «non può abbassarsi la guardia» riducendo gli investimenti nel campo della prevenzione e sicurezza sul lavoro». È perciò necessario continuare a contrastare con determinazione la piaga del lavoro nero al quale si accompagnano fenomeni di sfruttamento e di violazione delle norme a tutela della sicurezza. Per Napolitano questo appuntamento «rappresenta un’importante occasione per ricordare tutti coloro che hanno visto sacrificata la propria salute o addirittura la propria vita nei luoghi di lavoro. Il tragico crollo di Barletta che ha provocato la morte di giovani donne costrette a un lavoro nero vergognosamente sottopagato ha gettato luce su pratiche intollerabili. «In questo spirito – conclude Napolitano – invio a lei, presidente Bettoni, agli organismi dell’Anmil, ai mutilati, agli invalidi e alle loro famiglie un partecipe saluto. Insieme ai migliori auguri per il pieno successo della giornata». Le morti bianche e gli incidenti sul lavoro «rappresentano un cancro da estirpare», ha invece dichiarato il presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo messaggio al presidente dell’Anmil. «Questa consapevolezza – prosegue – deve spingerci a un costante impegno per valorizzare e diffondere tra i cittadini una cultura di maggiore attenzione e precauzione negli ambienti lavorativi, dove l’attuazione delle norme a tutela della salute e della vita dei lavoratori deve essere piena ed efficace». Schifani aggiunge di essere “lieto di esprimere il mio apprezzamento per questa iniziativa, che ha il merito non solo di commemorare le vittime ma anche di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su un tema così doloroso e, purtroppo, di estrema attualità». «La sicurezza dei lavoratori – prosegue – rappresenta una priorità assoluta per il nostro paese. È un impegno che lo Stato deve prendere attraverso un più rigoroso controllo non solo di chi è preposto istituzionalmente a farlo ma, in egual misura, da parte dei datori di lavoro, con il fine di evitare che il diritto al lavoro e ad una vita dignitosa si trasformi in dolore e tragedia». «La Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, che affonda le sue radici nella storia dell’Anmil (fondata nel 1943) e che viene celebrata dai primi anni ’50, dal 1998, con direttive del Presidente del Consiglio dei ministri, è stata istituzionalizzata su richiesta dell’associazione e ogni anno, nella seconda domenica di ottobre, vengono organizzate manifestazioni cui partecipano oltre 200 mila persone e intervengono sindaci, assessori, autorità locali oltre a parlamentari ed esponenti del Governo, trattandosi di un tema che riguarda tutto il mondo del lavoro. Lo spirito della Giornata è rimasto invariato in oltre mezzo secolo, sebbene si sia arricchito di nuove, legittime istanze: oggi costituisce un doveroso momento di riflessione sul sacrificio di chi ha perso la vita nello svolgimento della sua professione, nonché un’occasione per rivendicare la centralità dei diritti di ogni lavoratore. La Giornata vuole essere, prima di tutto, un momento di incontro tra le forze vitali della società, per non dimenticare, ad esempio, che negli ultimi cinque anni, in Italia, si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro che hanno provocato quasi 200.000 invalidità permanenti e oltre 7.000 morti, e per sottolineare una volta di più che uno Stato civile non può permettere che si creino situazioni discriminanti tra i cittadini, ma deve anzi operare perché qualsiasi barriera venga eliminata e l’handicap, che esiste soprattutto in relazione alle difficoltà che un disabile incontra, tenda a scomparire. La manifestazione, inoltre, vuole essere un unico momento celebrativo, una ricorrenza comune in tutte le province italiane, anche a sottolineare che questo fenomeno, purtroppo, non conosce confini né provinciali né regionali e deve vedere il Paese unito nella battaglia per la sicurezza.