Certificata la vittoria dei liberali in Libia, i riflettori si spostano sulla Siria
Certificata la vittoria dei liberali in Libia, con una valanga di voti sia a Tripoli che a Bengasi, e tranquillizzata l’opinione pubblica internazionale sul futuro di questo Paese che sarà incerto per anni ancora, ma che potrà vedere la luce del progresso e della libertà, i riflettori della politica internazionale inquadrano ancora la Siria. Kofi Annan sta tentando ancora di rilanciare il dialogo con una nuova proposta di cessate il fuoco. Assad gli avrebbe dato via libera, per cui a Mosca si è ritrovata l’opposizione o almeno una sua grande parte. Rappresentanti dell’esercito libero siriano e del Syrian Democratic Forum, formato da liberali, laici e riformisti, hanno discusso con i russi ed hanno cercato di convincerli a prendere le distanze dal regime e da Assad stesso. Secondo la testimonianza di Michel Kilo, intellettuale siriano cristiano, Mosca non avrebbe più granitiche convinzioni a difesa di Assad, ma temerebbe la deriva islamista. Se il rappresentante del Syrian Democratic Forum sia riuscito a convincere Mosca è difficile dire. Le opinioni sono contrastanti. Kilo dice di sì, specialmente per quanto riguarda l’influenza islamista, inventata da Assad più che dal reale pericolo che gl’islamisti abbiano la maggioranza. In sostanza, dice Kilo, gl’islamisti hanno cominciato ad esercitare l’influenza solo perché Assad si ostina a difendere il suo regime, da cui avrebbero preso le distanze anche i cristiani.
In ogni caso, secondo gli oppositori che si riconoscono nel Syrian Democratic Forum, Mosca sarebbe interessata a sostituire Assad con un uomo del vecchio regime, dalle mani non insanguinate, per guidare la transizione, e avrebbe ricevuto l’indicazione del generale Tlass, recentemente in fuga da Damasco. Non solo. Avrebbe anche ricevuto l’assicurazione che Assad prima o poi è destinato a cadere (“l’uomo morto che cammina”). Se i russi, dicevamo, siano davvero di questa opinione oppure se stiano tentando di guadagnare tempo, è difficile cercare di saperlo da loro. I fatti dicono una cosa diversa da quella che dice Michel Kilo, e cioè che Mosca al Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove si discute di una nuova risoluzione sulla Siria, è decisa a fare muro contro muro. La delegazione russa ha fatto circolare una bozza di risoluzione che prevede il rinnovo per tre mesi del mandato degli osservatori internazionali, ma non prevede alcuna pressione su Damasco né sulle forze d’opposizione. Da parte loro, Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania hanno proposto una bozza di risoluzione che prevede un ultimatum di dieci giorni entro i quali far cessare ogni uso delle armi pesanti contro le città ribelli. Nel caso in cui l’ultimatum non venga rispettato, l’Onu ricorrerebbe al capitolo VII della Carta dell’Onu, che autorizza le sanzioni economiche e diplomatiche, fino all’intervento militare.
I presentatori della risoluzione, Usa in testa, hanno chiarito che si ricorrerà alle sanzioni economiche e non all’intervento militare, ma Mosca ha già fatto sapere – e non è la prima volta – che la risoluzione dei quattro Paesi citati è “inaccettabile”, in quanto si tratta di un testo “non equilibrato che richiede l’adempimento degli impegni solo da parte del governo siriano, mentre non dice praticamente nulla sugli impegni dell’opposizione”. Il viceministro degli Esteri russo, Ghennadi Gatilov, ha aggiunto: “Noi crediamo che questo progetto (la risoluzione di Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania, ndr) non risponda allo spirito e alla lettera del comunicato di Ginevra, né al contenuto del piano di pace di Kofi Annan, quindi per noi è inaccettabile”. Il voto in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu ci sarà il 18 ma tutto lascia immaginare che da parte della Russia ci potrebbe essere un nuovo veto che bloccherebbe di nuovo tutto.