Mark Elliot Zuckerberg, 26 anni, il creatore di Facebook, è l’uomo dell’anno 2010 secondo il settimanale americano Time, perché il social network da lui inventato “è vicino ai 600 milioni di utenti”, è il “tessuto di connessione per circa un decimo del pianeta”, ed è diventato di fatto “il terzo Paese più grande del mondo”.
Con queste parole Richard Stengel, il direttore del magazine, ha motivato la scelta di Zuckerberg, che ha battuto quella dei lettori di Time, secondo i quali, e lo hanno deciso con una ampissima maggioranza, il personaggio del 2010 è il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, altro grande protagonista del web.
A dire il vero Assange faceva parte anche della rosa finale messa a punto dai giornalisti del prestigioso settimanale.
Il ‘papa’ delle fughe di notizie è giunto terzo dietro ai Tea Party, il movimento antitasse che ha rimescolato le carte in seno al paesaggio politico americano; ma ha superato la stravagante Lady Gaga, popstar dell’anno; i minatori cileni intrappolati, e il presidente afghano Hamid Karzai.
Contrariamente a quanto si potrebbe credere, Zuckerberg non è il più giovane della lunga lista, che ha visto premiato l’anno scorso il presidente della Fed, Ben Bernanke, e nel 2008 il Presidente appena eletto degli Stati Uniti, Barack Obama.
La palma della gioventù appartiene ancora oggi a Charles Lindbergh, il primo ad avere attraversato l’Atlantico, che all’età di 25 anni era diventato, nel 1927, il primo uomo dell’anno di una lunga e felice serie.
Una lista non priva di polemiche, come quando l’uomo dell’anno è diventato Adolf Hitler, il dittatore nazista, nel 1938, seguito l’anno successivo da Joseph Stalin, che ha fatto il bis nel 1942. O anche l’ayatollah Khomeini nel 1979.
Coetanea di Zuckerberg è stata la regina Elisabetta d’Inghilterra, ottenendo il premio nel 1952, quando è salita al potere all’età di 26 anni. Alcuni sono stati uomini dell’anno impersonali: come il computer nel 1982 e la terra in pericolo nel 1988.
C’è stata anche una scelta bizzarra, ma tutto sommato universale, nel 2006: “Tu”. Cioè tutti noi, in quanto controllori dell’era dell’informazione, di cui pochi anni dopo personalità come Zuckerberg e Assange sono diventati l’emblema assoluto.
Che Facebook abbia davvero raggiunto una dimensione planetaria lo conferma la piantina pubblicata da EarthSky, un sito scientifico, con alcune sorprese.
Oltre a una massiccia presenza negli Stati Uniti e in Europa occidentale, Facebook spopola anche in Oriente, in particolare in India e in Indonesia.
Ma Facebook risulta anche il posto migliore dove lavorare, tra le grandi aziende statunitensi, come afferma il sito Glassdoor che ha chiesto agli utenti di classificare il luogo di lavoro in base a una serie di parametri come la remunerazione e la competenza del proprio capo.
Nelle sue motivazioni, Stengel lascia chiaramente intendere che Zuckerberg è stato preferito ad Assange per i suoi lati decisamente positivi.
“In un certo senso – scrive il direttore di Times – sono due facce della stessa medaglia, perché ambedue esprimono un desiderio di apertura e trasparenza”.
“Ma – prosegue Stengel – mentre Assange attacca le grandi istituzioni e i governi attraverso una trasparenza involontaria con l’obiettivo di togliere loro potere, Zuckerberg permette agli individui di condividere informazioni su base volontaria con l’idea di dar loro più potere”.
Cioè “Assange vede un mondo pieno di nemici veri ed immaginari, mentre Zuckerberg vede un mondo pieno di amici potenziali”.
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