Settima vittoria del Napoli, l’Atalanta ferma la Juventus, aggancio Inter al secondo posto, tengono Roma e Lazio, crisi Milan, Bologna e Chievo da Europa
È record per il Napoli. Vincere le prime sette partite di campionato non era mai successo. Sarri nell’anticipo di mezzogiorno si affida ai titolarissimi che affrontando l’impegno con la massima concentrazione e sbloccano subito il risultato con Hamsik. Solito gioco spettacolare in fase offensiva, il tridente che funziona a meraviglia e un equilibrio tra i reparti che rende la squadra difficilmente attaccabile. Evidenti progressi il Napoli di Sarri li ha fatti nell’approccio alle partite, nel cinismo sotto rete e nella determinazione di non lasciare più punti per strada. Dopo la sosta, da capolista, le sfide a Roma e Inter diranno se il Napoli avrà fatto il salto di qualità per essere da scudetto. Il Cagliari di Rastelli, mai pervenuto, ha facilitato il compito del Napoli. I sardi sono implosi in confronto all’inizio stagione: troppo fragili e arrendevoli con la terza sconfitta consecutiva è in discussione il suo allenatore. La Juventus lascia i primi punti sul campo di una bella Atalanta e prima o poi doveva accadere. Non è un dramma per Allegri, il mezzo passo falso, condizionato anche dalle decisioni arbitrali con il VAR: gol del 3-1 annullato a Mandzukic per una gomitata di Liechtsteiner a Gomez 13 secondi prima e il rigore inesistente assegnato alla Juventus, poi sbagliato da Dybala. L’uso della tecnologia è da sostenere, ma alla fine non evita che le decisioni restino soggettive come a Bergamo. Più obiettività renderebbe lo strumento adeguato a decidere sugli episodi dubbi. Il pareggio è il risultato giusto di una bella partita con un tempo per parte. La Juventus si fa rimontare due gol anche per le distrazioni di una difesa che non è più quella sicura di un tempo. L’Atalanta ha dimostrato di essere una squadra forte intorno al suo capitano e regista Gomez e Gasperini è stato bravo a sostituire i giocatori partiti con acquisti mirati: Cristante, autore del pari, è un centrocampista affidabile che non sta facendo rimpiangere Kessiè. L’Atalanta resta una realtà a tutti gli effetti. La gara spartiacque tra Milan e Roma ha detto che la seria candidata a un posto in Champions League è la squadra di Di Francesco. La Roma porta a casa la vittoria nel momento decisivo della gara, quando le due squadre hanno giocato a viso aperto la ripresa, più accesa agonisticamente, dopo un primo tempo di prudenza. Dzeko e Florenzi hanno assestato un uno-due a un Milan che fino al 75’ aveva giocato alla pari. Per il Milan è stato un passo avanti dal punto di vista dell’approccio e del pressing, in gran parte attuato con successo. Meno progressi nella manovra d’attacco ancora abulica per impensierire le difese avversarie e senza la giusta cattiveria agonistica. Il Milan è ancora in costruzione e oggi con questa costellazione non può aspirare ai traguardi ambiti. Al Milan c’è aria di crisi e Montella vivrà giorni difficili durante la sosta. La Roma non ha incantato, ma torna a casa con tre punti fondamentali per la Champions, grazie a una prova di carattere e al suo centravanti Dzeko, decisivo a sbloccare il risultato e piegando la resistenza del Milan, che poi si è sfaldato. Si ripete lo stesso copione per l’Inter: la squadra non convince, continua a vincere, resta imbattuta, ma non si conosce ancora la vera identità della squadra di Spalletti. Contro il Benevento, ultimo con zero punti, bastano 25 minuti e la doppietta di un rinato Brozovic per chiudere la pratica. Da Benevento di positivo solo i tre punti per restare nell’alta classifica. I numeri danno ragione a Spalletti, ma non si intravede un’identità di gioco e il solo cinismo non potrà bastare per i nobili obiettivi. Dal derby dopo la sosta arriveranno indicazioni più concrete. Sta decisamente meglio la Lazio che con uno splendido secondo tempo rifila sei gol al Sassuolo, ordinato e compatto, che viene però punito oltre i suoi demeriti. La squadra di Inzaghi soffre l’avversario, rincorre a lungo lo svantaggio e raddrizza la partita grazie a una sublime punizione di Luis Alberto. Ritrovata la convinzione nei propri mezzi, la Lazio sfodera tutte le sue qualità e non dà scampo al Sassuolo, frastornato. I laziali sono chiamati dall’esame Juventus nel prossimo turno. All’Europa League si candida il Chievo, dopo il quarto risultato utile consecutivo. In rimonta batte la Fiorentina, che ha tenuto testa ai veneti, ma rimpiange di non avere gestito con la dovuta determinazione il vantaggio di Simeone e di non avere avuto il cinismo di sfruttare le occasioni per il pari, che avrebbe meritato. Fa invece leva sull’organizzazione tattica il Chievo che non sfigura anche nella manovra offensiva. Ribaltato il risultato con carattere, la squadra di Maran è brava a gestire il vantaggio arginando la nervosa manovra fiorentina con esperienza. In fondo alla classifica arriva la vittoria scaccia-crisi e fondamentale ai fini di classifica per l’Udinese. La squadra di Del Neri ha battuto con merito in casa la Sampdoria, che non ha dato continuità alla bella vittoria sul Milan e ha subito la prima sconfitta stagionale dopo una scialba prestazione. I liguri hanno fatto un passo indietro: tanti errori e inferiorità numerica per un tempo, mentre l’Udinese riparte e dà una sterzata al suo campionato. La sconfitta interna con il Bologna mette il Genoa nei guai, che sprofonda in classifica, ma la società ribadisce la fiducia al tecnico Juric. Momento magico invece per la squadra di Donandoni che con il secondo successo esterno consecutivo allontana la zona calda della classifica. Il gol vittoria lo realizza l’intramontabile Palacio. Termina in pareggio il duello salvezza tra Spal e Crotone. Il punto accontenta più i calabresi che hanno reagito allo svantaggio, mentre la Spal ha perso l’occasione ghiotta di staccarsi dalla zona retrocessione. Punto inatteso del Verona che sul campo del Torino rimonta la squadra granata in vantaggio fino all’87’ di due reti. Inspiegabile il blackout del Torino, che però non aveva giocato una grande gara, trovando le due reti solo su disattenzioni della difesa veronese. L’incredibile arriva negli ultimi cinque minuti con Kean e Pazzini che puniscono un Torino troppo rinunciatario nel chiudere la partita. Secondo 2-2 interno e primi segni di crisi, mentre il punto dà morale al Verona.
G.S.
foto: Ansa