È in corso una settimana ricca per il governo italiano che oltre all’esame dei provvedimenti in Aula e la chiusura del semestre di presidenza europea, deve fare i conti con le dimissioni del Capo dello Stato
Questa è una settimana importante per il governo italiano, saranno presi in esame le riforme discusse fino adesso, tra cui l’Italicum che già dal 13 gennaio torna all’esame dell’Aula del Senato e lo stesso giorno il premier Matteo Renzi sarà a Strasburgo per la chiusura della presidenza italiana del semestre europeo e durante il quale cercherà di far approvare alla Commissione Ue, il testo, sulla flessibilità dei conti pubblici voluto da Francia e Italia.
Ma soprattutto, dopo nove anni al Quirinale, sarà l’ultima settimana di Giorgio Napolitano come Capo di Stato, unico presidente ad essere rieletto (due anni fa) per un secondo mandato. Già lunedì c’è stato un incontro a porte chiuse di Napolitano con Renzi della durata di un’ora dove si sarà certo parlato della chiusura del semestre italiano, ma il premier avrà ricevuto la conferma da parte del Capo dello Stato delle sue dimissioni, più volte annunciate. La consegna formale delle dimissioni da Capo di Stato di Giorgio Napolitano è stata fissata per il 14 gennaio. Una volta firmate ufficialmente le dimissioni, Napolitano lascerà il Colle, mentre la lettera giungerà alla presidente della Camera Laura Boldrini – chiamata a convocare entro quindici giorni il Parlamento in seduta comune per l’elezione del nuovo capo dello Stato – poi al presidente del Senato Pietro Grasso, che svolgerà le funzioni di supplenza in attesa del nuovo inquilino del Quirinale. Quindi, al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Una prima seduta comune delle Camere che potrebbe esserci già il 23 gennaio e saranno 1008 i grandi elettori: il Pd può contare su 446 voti, quelli di Forza Italia sono 143, i grandi elettori grillini 136 e 26 i fuoriusciti dal movimento che voteranno per il capo dello Stato, 63 sono gli elettori di Ncd; 39 quelli della Lega; 33 quelli di Scelta Civica; 34 quelli di Sel; 28 i grandi elettori di Per l’Italia-Udc; 28 quelli di Autonomie-Psi-Pli; 15 di Gal; 9 di Fratelli d’Italia e 8 gli indipendenti. La situazione è leggermente modificata rispetto al momento della rielezione di Napolitano perché sono variati gli equilibri nei 58 delegati regionali dopo le ultime elezioni locali. Nei primi tre scrutini è richiesta la maggioranza dei due terzi dell’Assemblea (pari a 672 voti) mentre dal quarto si scende a 505, ovvero la maggioranza assoluta. È a questa votazione che guarda Matteo Renzi che punta a eleggere il nuovo presidente con l’ausilio di Forza Italia e per questo motivo non stupirà un possibile nuovo incontro di Renzi con Berlusconi.