La crisi che il mondo intero si è trovato ad attraversare nell’ultimo periodo non ha risparmiato neanche il Natale: ormai, in fatto di rincari, anche gli addobbi natalizi, gli ingredienti del cenone o gli oggetti della tradizione, pagano lo scotto dell’inflazione. A partire dall’albero di Natale: secondo l’associazione dei consumatori Federconsumatori, infatti, il prezzo dei tradizionali alberelli è aumentato, in un solo anno, di circa il 20%.
Per un albero di media qualità, alto intorno ai 2 metri, ad esempio, si devono sborsare circa 48 euro, il 16% in più rispetto all’anno scorso e il 291% in più rispetto al 2001, quando si pagava ancora in lire.
Per uno un po’ più piccolo (un metro e ottanta), ma di alta qualità, il prezzo può arrivare invece a 59,90 euro: 20% in più in un anno, 228% in più di 8 anni fa. E non si tratta certo di piccoli numeri: l’anno scorso, secondo Confagricoltura, sono stati venduti 6,5 milioni di alberi. Per quest’anno i vivai associati – spiega Confagricoltura – a novembre hanno registrato una forte diminuzione degli ordini, e si teme un forte calo.
Stessa musica arriva da Confesercenti: secondo le stime dell’associazione di categoria, quest’anno nei negozi si venderanno circa 2,1 milioni di alberelli (di cui 1,1 finti). Dei 19 milioni di famiglie che fanno l’albero, infatti, solo il 5-6% lo comprerà nuovo.
Più in generale, con l’avvicinarsi delle feste, mostrano forti incrementi tutti i principali articoli natalizi.
“Nel corso di 8 anni – spiega Federconsumatori – ci sono stati aumenti incredibili, con variazioni che oscillano tra il 72 e il 554%”. Tanto per fare un esempio dodici palline per addobbare l’albero, rispetto al 2008, costano il 16% in più e addirittura il 181% in più rispetto al 2001. Le sfere decorate, invece, sono aumentate del 14% sul 2008 e del 143% sul 2001.
Non va meglio per il nastro da pacchi (+17% sul 2008 e +226% sul 2001), la candela centrotavola (rispettivamente +5 e +72%), la ghirlanda (+5% e +554%), la carta regalo (+15% e +130%) e le mini luci (nessun aumento rispetto al 2008 ma +208% rispetto al 2001).
La soluzione, allora, è scegliere un Natale ‘minimal’.
Secondo un’altra associazione, il Codacons, che parla di «clima da austerity», la tendenza sarà ridurre all’osso l’acquisto di addobbi e lucine: la spesa delle famiglie per questi articoli crollerà del 15%. Con la classica ‘ricetta della nonna’: tirare fuori dalla cantina i vecchi addobbi e recuperare l’albero sintetico, magari spelacchiato, dell’anno scorso.
Clima di austerity anche per gli addobbi della casa: qui la parola d’ordine sarà «riciclare», sfruttando tutto ciò che si è acquistato in precedenza, specie tovaglie, candele, festoni, centrotavola e decorazioni per le porte. E si risparmia persino sul cenone: una famiglia su tre, secondo l’Adoc, rinuncerà al tipico pasto della tradizione. Anche perché per mettere insieme le portate natalizie si spenderà, in media, 158 euro (1,6% in più rispetto all’anno scorso).
Insomma, la crisi ha influenzato anche la festa più consumistica dell’anno e se gli italiani non possono risparmiare sul classico cenone e sui giocattoli per i più piccini, cercano almeno di ridurre gli acquisti di palline, luci e nastrini.
“Meno spreco di cibo e regali meno costosi”, consigliano gli esperti e una grossa mano possono darla le bancarelle e i negozi al dettaglio, dove è più facile trovare l’offerta a buon mercato. “In base alla nostra indagine, il settore dell’albero di Natale e degli addobbi per la casa sarà quello che farà registrare il calo dei consumi più pesante durante le prossime festività”, afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi. “La riduzione degli acquisti si aggirerà infatti attorno al 15% rispetto allo scorso anno, a dimostrazione di come prezzi troppo alti e crisi economica ancora presente si riflettano sulle scelte e sulle abitudini delle famiglie italiane”.
“La soluzione ideale – conclude Rienzi – sarebbe di anticipare i saldi di fine stagione, non aspettando il 3 gennaio come da calendario”.
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