Quello che maggiormente spicca nell’insieme delle esperienze di molti di noi, è quella sensazione di protezione che si traduce perfettamente nel detto “essere nati sotto una buona stella”. Oppure è un caso? Molte incisioni del XIX secolo rappresentano l’Angelo Custode con una stella che risplende sul suo capo.
Ma cosa significa essere nati sotto una buona stella? Avere fortuna, vincere al gioco, sfuggire regolarmente agli incidenti, uscire indenni da una collisione spaventosa o persino da tentativi di assassinio? Come spiegare quei gesti totalmente involontari che salvano la vita, quelle voci interiori che improvvisamente mettono in guardia, quei sogni premonitori, quella serie inspiegabile di coincidenze che fanno in modo che un amico o sconosciuto, che non avrebbe mai dovuto trovarsi lì al momento della disgrazia, abbia potuto intervenire evitando una catastrofe? Presentimento, fortuna, caso, coincidenza? Si utilizza spesso l’espressione “qualcosa mi dice che…” ma cos’è quel qualcosa? Oppure è forse qualcuno? Nessuno è in grado di dare una spiegazione naturale e obiettiva a questi fenomeni. E se si accettano, non sarebbe che per una premonizione, che, immediatamente, apre la porta ad altre realtà. Eppure, è impossibile negare un’esperienza vissuta da milioni di persone con la scusa che non possiamo spiegarla scientificamente e materialmente. Coloro che hanno vissuto un’esperienza del genere rimangono per sempre segnati da quell’”aiuto” spuntato da chissà dove; quindi la spiegazione più elegante, dal momento che non abbiamo di più logiche, si riassume nell’intervento concreto di quello che viene chiamato l’Angelo Custode.
“La cosa più bella di cui possiamo fare esperienza è il mistero. È fonte di ogni arte e di ogni scienza. Colui che non conosce più emozioni, che non si sofferma più a meravigliarsi, che vive soffocato dalle paure, è buono soltanto per la morte”
(Albert Einstein)
Rubrica a cura di Cettina Guarino