Dopo la estate dimenticheremo la emergenza sanitaria. Il cammino delle nostre società riprende da dove lo avevamo lasciato, dall’ultimo degli impegni presenti nella agenda mondiale: la preservazione delle risorse naturali. È questo l’argomento che ispira il recentissimo report “Natura e neutralità ambientale” pubblicato dal World Economic Forum-WEF, uno dei principali centri di ricerca socio economica internazionale, in collaborazione con McKinsey & Company, leader mondiale nella organizzazione e gestione dei processi aziendali. Questo studio rappresenta uno dei piu’ autorevoli esempi di una nuova interpretazione del tema ambientale nel contesto post-pandemico. Anzi, ci ricorda che le cosiddette Natural Climate Solutions-NCS, le iniziative per la tutela delle risorse climatiche e la riduzione delle emissioni di carbonio, ormai rappresentano la giustificazione logica e morale non solo di un atteso rilancio economico, ma anche dell’utilizzo degli enormi stanziamenti pubblici che le amministrazioni mondiali hanno previsto di assegnare alla recovery del ciclo industriale.
Le emissioni carboniche derivanti dalle attività agricole e forestali, ancora rappresentano il 25% delle emissioni globali, e potrebbero essere ridotte di un terzo semplicemente attuando le direttive NCS che tuttavia, purtroppo, ricevono pochissimi finanziamenti pubblici.
Da qui la necessità, ricorda Bill Winters, Amministratore Delegato della multinazionale bancaria Standard Chartered e responsabile del gruppo di lavoro che al WEF ha presieduto il comitato per la riduzione volontaria dell’utilizzo delle risorse fossili da cui proviene report di cui ora ci occupiamo, che il mondo economico si impegni a seguire una roadmap, una tabella di marcia per raggiungere gli obiettivi di tutela ambientale stabiliti dall’accordo sul clima firmato a Parigi nel 2015 e che impegna industria a finanza a contenere la espansione delle sostanze inquinanti.
E’ una missione tutt’altro che impossibile: per iniziare, basterebbe che l’industria fosse concorde nel metodo del calcolo annuale di emissioni e delle compravendite dei carbon credits, le attestazioni sull’uso delle energie fossili che aziende virtuose e quelle viziose si scambiano affinché la somma totale rientri comunque nei parametri globali di riduzione carbonica.
Al momento questi obiettivi rimangono teorici, osserva Winters, perché in pratica si é ancora lontani dalla creazione di regole uniformi e soprattutto di un organismo che ne supervisioni la applicazione.
Intanto, a che punto siamo? Il settore privato, dopo le esperienze di questi ultimi mesi ha definitivamente riconosciuto la importanza di azzerare le emissioni carboniche e di salvaguardare le risorse naturali; di conseguenza le iniziative basate sulle Natural Climate Solutions-NCS si avviano ad essere la causa di una serie di riconversioni industriali il cui effetto sarà proprio una riduzione degli inquinanti atmosferici.
Con gli NCS, detto in parole semplici, si vieta la deforestazione, preservano gli ecosistemi naturali, migliorano le tecniche di coltivazione, e dunque si indirizzano risorse umane ed investimenti di capitale in particolare verso le zone dell’emisfero meridionale, il sud del mondo, climaticamente privilegiato per le attività agricole.
Non sarà facile invertire una tendenza che, segnalano gli esperti, sinora è stata favorita da una disponibilità di abbondante energia fossile a buon mercato.
Ora invece é necessario ridefinire la struttura dei mercati, delle filiere che muovono la produzione industriale e le priorità di finanziamento, indirizzando il futuro della industria ad una volontaria moderazione delle emissioni nocive.
Tutto questo, conclude il report, può avvenire se anche le pubbliche amministrazioni dirigono le loro strategie verso gli obiettivi NCS.
Perché ciò avvenga è indispensabile che i rappresentati degli interessi della collettività, la opinione pubblica, e la coscienza collettiva impostino un nuovo dialogo basato sulla reciproca fiducia, dirigendolo verso aspettative comuni, che dunque solo cosi’ potranno trasformarsi in obiettivi da condividere. In conclusione, ecco che le Natural Climate Solutions proposte dagli esperti divengono la occasione, la parte per il tutto di un discorso più ampio, che vede società, amministrazioni statali e mondo produttivo ammettere che i precetti collegati alla sostenibilità rappresentano un nuovo fattore identitario, l’obiettivo cui rivolgere le attenzioni una collettività mondiale che esce segnata dalla esperienza pandemica, e che proprio grazie a questi nuovi valori propone a tutti, nessuno escluso, la possibilità di essere protagonisti di quel futuro che ora ci é possibile raggiungere.
di Andrea Grandi