Sale a 13 il numero delle vittime accertate
Con il ritrovamento di un corpo di donna a poppa del relitto della Costa Concordia, sale a 13 il numero delle vittime accertate del naufragio avvenuto davanti all’isola del Giglio. Il ritrovamento del corpo della donna è avvenuto attorno alle 15,20 di domenica 22, sul ponte 7, a poppa di Costa Concordia, nella zona sommersa della nave. Tutte le vittime del naufragio della nave identificate appartengono agli elenchi delle persone che erano a bordo. Dunque, finora, secondo quanto si è appreso, il lavoro autoptico e identificativo dei cadaveri ha escluso la presenza tra i morti di persone non segnalate negli elenchi ufficiali. “Sono al momento 12 le vittime del naufragio della nave Costa Concordia: 8 sono state identificate, 4 ancora no”, aveva detto il commissario delegato all’emergenza, Franco Gabrielli, nel corso di una conferenza stampa all’Isola del Giglio, prima del ritrovamento dell’ultima vittima. Le quattro salme, ancora senza nome, è stato spiegato nel corso della conferenza stampa di Gabrielli, sono tre uomini e una donna. “Le otto persone già identificate sono quattro francesi, un italiano, un ungherese, un tedesco e uno spagnolo” ha aggiunto Franco Gabrielli. Il commissario delegato all’emergenza ha confermato, inoltre, che le ricerche si concentrano sul Ponte 4, nella zona del ristorante, che per agevolare le ricerche, sarà parzialmente bonificato. “Potrebbero esserci stati clandestini a bordo di Costa Concordia”, ha poi sottolineato Gabrielli parlando di persone imbarcate sulla nave senza essere registrate. L’Arpat sta monitorando con un prelievo giornaliero lo specchio di mare attorno al relitto di Costa Concordia e ha rilevato “elementi tensioattivi da detersivi e sostanze clorurate significative ma non preoccupanti”. Accanto all’Agenzia regionale per l’ambiente della Toscana è sceso in campo anche l’Ispra del Ministero dell’Ambiente che effettuerà assieme all’Arpat test e monitoraggi quotidiani. Secondo quanto appreso è al vaglio lo studio di alcune contromisure per arginare un eventuale inquinamento. L’attenzione è rivolta ovviamente alla presenza di idrocarburi ma anche alla presenza di sostanze tossiche. Intanto in settimana si è cercato di far luce su quanto è accaduto la notte del naufragio: dall’impatto con lo scoglio, alle 21.45, è passata quasi mezz’ora – per la precisione, 27 minuti – prima del primo contatto tra la Capitaneria di Porto di Livorno e la Costa Concordia. In quella telefonata, alle 22.12, da bordo si nega l’emergenza, parlando di un semplice black out e di verifiche in corso. Anche quando si chiede se è vero che i passeggeri abbiano indossato i giubbetti di salvataggio, dalla nave continuano ad essere evasivi: “Stiamo verificando le condizioni”, ripete l’ufficiale, anche un po’ stizzito. Segue poi l’altra telefonata, quella che ha fatto ormai il giro del mondo, quella tra De Falco, l’ufficiale della Capitaneria di Porto di Livorno, e Schettino, il comandante della nave Concordia, che ha trasformato il capitano Gregorio De Falco in un idolo per il suo rigore e la sua prontezza. Così come l’enormità del gesto e l’incapacità di gestirne le drammatiche conseguenze hanno scaricato sul comandante Schettino le critiche del mondo intero. “Schettino, lei si è salvato dal mare, ma io le faccio passare le anime dei guai. Vada a bordo”.
È questa la frase che ha catturato i momenti più drammatici dell’evacuazione della Concordia quando il Capitano Francesco Schettino aveva già abbandonato la nave. Durante la telefonata De Falco avverte Schettino che “ci sono persone intrappolate a bordo” e gli impartisce ordini ben precisi, tra i quali quello di tornare a bordo e di informarlo sulla situazione. Schettino, incerto, sembra prendere tempo. “Comanda’, per cortesia” prova a dire, ma De Falco lo interrompe bruscamente: “No per cortesia, lei ora va subito a bordo. Mi assicuri che è a bordo. Vada a bordo e coordini i soccorsi da bordo”. Schettino farfuglia qualcosa, ma De Falco lo inchioda: “Mi dica qual è il motivo per cui non sale a bordo! Vada a bordo, non deve fare altre valutazioni. Ha dichiarato l’abbandono nave e adesso comando io. Vada a bordo. Ci sono già dei cadaveri!”. “Get on board, damn it!”: l’urlo pieno di rabbia del comandante della capitaneria di porto come detto prima ha fatto il giro del mondo. Un ordine perentorio, autoritario e disperato allo stesso tempo – “torni a bordo, cazzo!” – divenuto in una manciata di minuti il titolo di apertura dei siti dei maggiori media stranieri. Quotidiani e tv inglesi, americane, francesi, spagnole, tedesche, ma anche giapponesi, hanno titolato tutti così, colpiti dalla rabbia – motivatissima – e dalla determinazione con cui De Falco ha pronunciato quelle parole. Tanto che in molti, come la Bbc, la Cnn, The Guardian, New York Times, hanno proposto l’audio della telefonata, con la traduzione simultanea, più o meno fedele. E così l’ordine di De Falco diventa “Get on board, damn it!” sui siti americani e inglesi, “Vuelva al barco, ràpido”! su quelli spagnoli come El Pais e, decisamente più diretta, “Remontez à bord, bordel de merde!”, secondo la traduzione scelta dall’agenzia di stampa France presse. Inutile dire che lo sdegno per il comportamento di Schettino è generale, tanto che i siti tedeschi puntano sulle sue di parole, definendo la telefonata, registrata la notte tra il 13 e il 14 gennaio, “un documento agghiacciante” (Financial Times Deutschland). “No, no, sono qui, coordino gli aiuti!” il titolo del tabloid Bild, che ha commentato: “La telefonata del capitano Bugiardo”. Mentre la Sueddeutsche Zeitung ha aperto con il virgolettato “Comandante, coordini l’evacuazione!” e Die Welt ha titolato “Stralci di conversazioni telefoniche mettono a nudo il capitano Schettino”. Anche le tv americane hanno dato grandissimo spazio alla telefonata, definendola “Una conversazione scioccante”, nelle varie trasmissioni che emittenti come la Cnn o Fox News hanno dedicato alla tragedia dell’isola del Giglio.