La storia di Ernst Lossa, una delle migliaia di vittime con disabilità del regime nazista
Germania, 1939: prima ancora degli ebrei, dei dissidenti politici, dei rom e degli omosessuali a morire furono le ‘altre persone’ considerate ‘indegne di vivere’, quelle con una qualche disabilità. Come Ernst Lossa, considerato dal regime nazista0 “non adatto” a vivere, 0la cui storia è raccontata nel film ‘Nebbia in agosto’ del regista Kai Wassel, in questi giorni nelle sale in concomitanza alla ricorrenza del Giorno della Memoria.
Insieme a quella d Ernst, Wassel porta sul grande schermo la strage di migliaia di ragazzini innocenti, vittime dell’eutanasia nazista, pratica passata alla storia con il nome di Aktion T4. Una Germania devastata dalla follia, quella degli anni ’40, che fece dello sterminio programmatico di uomini, donne e bambini afflitti da malattie incurabili e perciò incapaci di contribuire al benessere della comunità nazionale la propria religione insieme a quella della ‘soluzione finale’ riservata agli ebrei e alle altre ‘razze minori’.
A levatrici, ostetriche, medici e infermieri spettava il compito di segnalare ogni carattere deviante alle autorità di Berlino e sempre loro, dal ’41 al ’43 si occuparono della soppressione dei pazienti tramite avvelenamento o lasciandoli morire di fame: si raggiunsero vette di crudeltà inimmaginabili, quali l’invenzione ad esempio della ‘dieta E’ una dieta totalmente priva di grassi che provocava la morte per fame, che fu proposta da Valentin Faltlhauser, primario dell’Istituto di Kaufbeuren, dove Ernst fu internato, e adottata poi nella quasi totalità degli istituti psichiatrici.
Tra gli indicibili crimini contro l’umanità perpetrati dal nazismo, ancora poco si sa dello sterminio di oltre 200.000 persone, tra cui 5000 bambini e ragazzi, disabili o ritenuti incurabili e incapaci di lavorare, avvenuto tra il 1939 e il 1944 proprio nei luoghi di cura, soprattutto psichiatrici, col pretesto di una pietosa eutanasia ma con lo scopo di depurare la razza ariana degli elementi considerati nocivi. Intelligente e vivace, ma appartenente all’etnia Jenisch, la terza maggiore popolazione nomade europea dopo i Rom e i Sinti, orfano di madre, con una difficile infanzia trascorsa in orfanatrofi e istituti di rieducazione, Ernst è l’eroe di questa storia, capace come fu di gesta eroiche per salvare molti dei suoi compagni. Internato perché ‘ladro, bugiardo, asociale e ribelle’, (nei lager ci finirono anche gli indisciplinati pagando con la vita un temperamento che non rispettava i parametri del programma nazista), Ernst si fa ben volere e trova uno scopo nell’aiutare i ragazzi più deboli.
Ma quando scopre che un numero crescente dei suoi amici muore per misteriose e fulminanti polmoniti, capisce che vengono uccisi e cerca di ribellarsi con tutta la forza della sua innocenza ad una macchina inumana lanciata alla sua massima potenza. Per molto tempo questa tragedia è stata ignorata dagli studiosi e dunque dalle varie commemorazioni, fino a che sono stati aperti gli archivi delle cliniche ed è stato reso noto questo ennesimo capitolo dell’orrore. Il merito di aver fatto conoscere la storia di Ernst Lossa va al professor Michael von Cranach, direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Kaufbeuren dagli anni ’80 che ha voluto far luce sui pazienti uccisi nelle stanze dove quotidianamente egli stesso lavorava. Alcuni infermieri, così come alcuni pazienti, avevano personalmente vissuto tali azioni, e quel passato, rimasto irrisolto, era presente, come una nebbia, sopra l’intero istituto, paralizzando le necessarie azioni di riforma che sulla scia delle teorie e delle proposte di Franco Basaglia, si intendevano realizzare nell’ambito della riforma della psichiatria, deistituzionalizzando i pazienti ricoverati negli istituti.