Sono state tra le più forti degli ultimi cinque anni, ma inferiori a quella del 1859, quando le aurore boreali erano visibili anche a Roma
Sulla nostra stella, il Sole, in questi giorni e in quelli appena passati si stanno verificando delle gigantesche eruzioni che sulla Terra danno origine a delle aurore boreali spettacolari. Però, non si tratta solo di spettacoli, ci sono anche preoccupazioni, perché le eruzioni arrivano anche sulla terra sotto forma di radiazioni e di particelle nucleari che colpiscono il nostro pianeta alla velocità di 1300 km al secondo. Significa che siamo inondati di tempeste geomagnetiche e di onde elettromagnetiche. Proprio nel giorno della festa della donna, la sonda VenusExpress in orbita attorno a Venere è stata completamente accecata, i suoi sensori non riuscivano più a vedere i riferimenti celesti che stabiliscono la posizione nello spazio. Mercoledì 7 e venerdì 9 ci sono state due tra le eruzioni più forti degli ultimi cinque anni. Quali sono le ripercussioni? Ci sono stati problemi nelle telecomunicazioni e nelle reti elettriche e ci sono state alterazioni nei segnali dei satelliti Gps. L’amministrazione americana per l’atmosfera e gli oceani (Noaa) ha definito di livello medio la potenza delle eruzioni, ma comunque, come detto, tra le più intense degli ultimi cinque anni. L’anno di maggior quiete è stato il 2009, poi la risalita del picco, che avverrà nel 2013. La tempesta solare più forte fu registrata nel 1859 grazie all’astronomo britannico Richard Carrington. Le linee telegrafiche furono interrotte per ben 14 ore e lo spettacolo delle aurore boreali fu magnifico, tanto che la luce fu vista fin da Roma. Le tempeste che hanno colpito nei giorni scorsi la nostra Terra ripropongono il tema dell’influenza del Sole sui fenomeni terrestri, non ultimo quello dei cambiamenti climatici. Molti
scienziati sanno bene che il clima non è determinato dal livello di inquinamento che l’uomo ha prodotto e produce sul nostro pianeta, ma dall’attività nucleare che avviene sulla nostra stella. Certo, l’inquinamento prodotto dagli scariche della automobili non sono una boccata di ossigeno, ma tutti gli indicatori scientifici, come ben diceva già negli anni Novanta il premio Nobel, Renato Dulbecco, recentemente scomparso a 98 anni, dimostrano che non hanno nulla o pochissimo a che vedere con i cambiamenti climatici che sono ciclici, cioè avvengono periodicamente, determinati, appunto, dall’attività solare. Altri scienziati non sono della stessa opinione, ma il caso della falsificazione dei dati, riportati tra l’altro nel libro dell’ex candidato alla presidenza degli Usa, Al Gore, getta una luce equivoca sugli interessi che ci sono dietro le teorie catastrofiste. Le quali vengono appunto estremizzate per aprire dei filoni di ricerca, lautamente finanziate dai governi sotto l’incalzare di ipotesi allarmanti sulla stessa tenuta della vivibilità sulla Terra. D’altra parte, per rendersi conto che l’attività solare è la causa delle ripercussioni climatiche sul nostro pianeta, basta considerare che il riscaldamento terrestre è aumentato negli anni in cui minore è stata la capacità inquinante delle fabbriche. Il livello più alto del riscaldamento del pianeta si è verificato in alcuni anni compresi tra il 1915 e1919 e attorno al 1925, quando, appunto, l’attività industriale era certamente inferiore a quella degli anni dopo la seconda guerra mondiale. Nell’avvicendamento delle epoche storiche e geologiche è risaputo che ci sono stati periodi di glaciazione e di riscaldamento quando le industrie erano ancora di là dall’essere inventate. Le recenti eruzioni solari vengono a ricordarci una verità, forse amara, ma comunque una verità, e cioè che l’uomo, anche nel male che riesce e si ostina a fare, è un minuscolo essere impotente all’interno dell’universo.