Il nuovo Segretario Generale Xi Jinping alle prese con figlio unico, innalzamento dell’età pensionabile, domanda di libertà e di benessere
Si torna a parlare della Cina, un grande Paese che si sta facendo strada a gomitate sul pianeta. Il tema della relazione di Xi Jinping ai quadri di partito nel Sud del Paese ha avuto al centro il livello di corruzione che regna tra funzionari, dirigenti, capi e capetti del Pcc, ma non è stato l’unico a focalizzare l’attenzione della nuova dirigenza cinese, perché si fa sempre più drammatica la situazione pensionistica e la possibilità di sopravvivenza per milioni di persone.
Andiamo con ordine. La Cina è un Paese di un miliardo e trecentocinquanta milioni di persone, che da anni sta praticando la politica del figlio unico per evitare che il numero degli abitanti superi il limite sostenibile. Accanto a quello delle paghe misere per un numero di ore di lavoro eccessivo, sta per emergere un problema drammatico: quello delle pensioni. In Occidente ci si chiede se i giovani di oggi, precari, riusciranno a lasciare il lavoro per limiti di età con una pensione che permetterà loro di non morire di fame. In Cina ci si chiede se prenderanno la pensione. Attualmente, su un miliardo e trecentocinquanta milioni di persone, i pensionati sono 185 milioni, più di tre volte la popolazione italiana, immigrati compresi. Gli uomini in Cina vanno in pensione a 60 anni, le donne a 55 e quelle lavorano in fabbrica a 50 anni. Malgrado la politica del figlio unico, anzi, proprio a causa di essa, si verificheranno da qui al 2030 due fenomeni : da una parte la popolazione ultrasessantenne supererà i 350 milioni, dall’altra i giovani che lavorando pagheranno le pensioni degli anziani si restringeranno. Dove li prenderanno i soldi per pagare le pensioni a 350 milioni di persone?
Già negli anni Novanta ci sono state manifestazioni di protesta per pensioni non corrisposte, figuriamoci quando il fenomeno diventerà di massa! All’aumento dei pensionati e alla diminuzione dei contribuenti (attualmente contribuiscono un miliardo di lavoratori, con paghe da fame ma comunque contribuiscono) si aggiunge anche il fenomeno dell’urbanizzazione. In tempi passati, in Cina come in altri Paesi del mondo, la persona anziana, anche senza (adeguata) pensione, riusciva comunque a sopravvivere, grazie ai familiari che si prendevano cura di loro e grazie anche alla società contadina che magari non disponeva di soldi, ma aveva un po’ di terra che produceva frutti. Con il fenomeno sempre crescente dell’urbanizzazione questo tipo di società nei Paesi occidentali non esiste più da decenni, nei Paesi in via di sviluppo esiste ancora ma va sparendo. Se lo Stato non garantirà almeno la pensione, saranno in milioni a morire di fame e succederà la rivoluzione.
Ecco, è proprio questo l’interrogativo di Xi Jinping: come e cosa fare per evitare anche in Cina qualcosa di simile al crollo dell’Unione Sovietica? Le risposte sono tante. Ci vogliono “riforme nella continuità”. Non si può tenere un miliardo e mezzo di persone sotto dittatura per molto, alla fine il desiderio di libertà esploderà, magari insieme ad altre esigenze, come quella, appunto, della sopravvivenza. Per forza di cose i limiti pensionabili dovranno essere rivisti verso l’alto, sia per gli uomini che per le donne, altrimenti i conti non tornano. Se crescerà la popolazione adulta, vorrà dire che bisognerà allargare la base di coloro che lavorano e pagano i contributi delle pensioni degli anziani, quindi niente più figlio unico.
Uno studio americano condotto dal professor Mark Frazier ha accertato che tra vent’anni la Cina avrà accumulato la cifra astronomica di 11 mila miliardi di dollari di debito nei confronti dei pensionati, il che vuol dire, appunto, quello che abbiamo finora cercato di illustrare: se saranno pochi a lavorare e molti ad essere in pensione, l’equilibrio prima o poi salta e saranno guai, perché si tratta di milioni di persone che non potranno né lavorare a causa dell’età avanzata, né, ovviamente, morire spontaneamente.
L’appello di Xi Jinping è drammatico: c’è una domanda di benessere e di libertà che non potranno essere soffocati ancora per molto tempo.