Oggi lo sguardo e il pensiero di tutti sono rivolti all’isola di Ischia trascinata, insieme a detriti, fango e vite umane, in una tragedia terribile.
Ancora questa mattina i soccorsi sono al lavoro per cercare gli ultimi dispersi, bisogna fare presto, il maltempo previsto potrebbe peggiorare la situazione. Sì, perché per ironia beffarda della sorte, la situazione può peggiorare, anche quando il momento sembra così disperato e si piange sulle vite sepolte dal fango impietoso.
Tutto inizia all’alba di sabato 26 ottobre, dopo ore di pioggia incessante, il monte Epomeo che sovrasta Casamicciola Terme, uno dei sei comuni dell’isola, non regge più il peso dell’acqua e genera una frana inarrestabile che trascina con sé alberi interi, massi enormi, detriti e fango travolgendo tutto ciò che trova nel suo cammino. Il bilancio è terribile, ad oggi sono in tutto 8 le vittime, tra cui bambini e perfino un neonato di 20 giorni, e ancora 4 i dispersi per i quali le ricerche non si fermano. In questo momento sono circa 230 le persone sfollate, più di 600 gli operatori al lavoro nella speranza di trovare le quattro persone che mancano all’appello, mentre passano le ore si affievolisce la possibilità di ritrovarle vive.
È stato dichiarato lo stato d’emergenza, il Governo ha stanziato 2 milioni di Euro, Papa Francesco ha rivolto il suo pensiero alla popolazione di Ischia, il presidente della Regione Campania De Luca è categorico: “Vanno demolite le case costruite sui greti dei fiumi, in aree idrogeologiche delicate e insostenibili, in zone a vincolo assoluto, su aree demaniali o costruite da aziende della camorra”. Tutti fanno quello che devono fare, adesso. Nessuno interviene mai prima che una tragedia possa scaturire, neanche dove si è consapevoli di pericolo costante. Il dissesto idrogeologico non si forma dall’oggi al domani, è un processo che avviene nel tempo che comporta la degradazione del suolo, insieme alla manutenzione mancata e l’abusivismo imperante e impunito genera tragedie certe, ma nessuno se ne preoccupa prima che avvengano. Adesso sono sotto accusa abusi edilizi e condoni. Non si può sentire la disputa tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, il primo che accusa il secondo del condono varato per l’isola di Ischia nel 2018, contenuto nel decreto Genova. Conte, allora presidente del Consiglio, si difende dicendo che quello fatto nel 2018 non è un condono, ma una “procedura di semplificazione”. Eppure le carte non mentono, “condono” si legge nero su bianco. Ma, parliamoci chiaro, il condono è il termine ultimo di tutta una serie di illegalità avvenute prima, dunque la colpa non è solo della concessione di un condono ma, di tutte quelle pratiche illegali che sono precedute come la mancata vigilanza, la costruzioni selvaggia, l’abusivismo incontrollato, l’incuria e l’assenza di manutenzione… tutto concorre alla generazione di una tragedia sicuramente annunciata. Non si tratta di fatalismo. E mentre ad Ischia si spala fango, il fango minaccia gran parte dei comuni dello Stivale: quasi il 94% dei comuni italiani “è a rischio dissesto e soggetto ad erosione costiera e oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità”, come si legge dall’ultimo rapporto dell’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). “Nel fango affonda lo Stivale” diceva il compianto Franco Battiato, “povera patria”.
Redazione La Pagina