Terra dei Fuochi: un dossier di Legambiente denuncia che è ancora emergenza
Lo ha svelato un dossier di Legambiente. La nota associazione ambientalista ha denunciato la situazione, che è emersa attraverso lo studio eseguito sulle aree contaminate tra le province di Napoli e Caserta. Nonostante siano state approvate delle leggi che riguardano la possibilità di fermare l’impatto ambientale disastroso che si è avuto sul territorio, legato alla criminalità organizzata e ad una non adeguata gestione dei rifiuti, non sono state effettuate molte bonifiche e rimangono molti pericoli specialmente per la salute dei cittadini.
I ritardi
Secondo Legambiente, si sono registrati dei ritardi a livello burocratico, che hanno reso difficile la situazione. I programmi che erano stati annunciati non sono stati ancora attuati e i dati epidemiologici rimangono preoccupanti. Legambiente ha pubblicato il dossier “Terra dei Fuochi, a che punto siamo”. Attraverso il rapporto si apprende che non sono stati resi noti nemmeno i dati su alcuni siti definiti a rischio. In 57 Comuni ci sarebbero ancora 1.335 luoghi potenzialmente inquinati, sui quali non sono state ancora effettuate delle analisi. Destano timore anche i dati che riguardano la salute pubblica. Secondo Legambiente, che si affida ad una ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, ci sarebbe un picco di mortalità e di ospedalizzazione nella popolazione residente presso la Terra dei Fuochi.
La salute pubblica e i rifiuti
Il dossier dell’associazione denuncia uno sviluppo anomalo dei tumori al sistema nervoso, anche nella fascia della popolazione infantile. Il vicepresidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha dichiarato che ci sono state ingiustificate rassicurazioni e che si sarebbe tentato di sottovalutare il problema. Legambiente denuncia come continuerebbe la proliferazione di attività illecite. Sarebbero stati monitorati e censiti 2.531 roghi di rifiuti, con il coinvolgimento di materiali plastici, scarti di lavorazione del pellame e stracci. Negli ultimi tempi le operazioni delle forze dell’ordine avrebbero scoperto molte attività illecite che sono collegate allo smaltimento dei rifiuti e alla loro combustione. Michele Buonomo, presidente di Legambiente per la Campania, ha detto che servirebbe un’azione che possa restituire chiarezza e trasparenza soprattutto sullo stato di contaminazione, non solo dei suoli, ma anche delle falde.
Legambiente non si limita soltanto alla denuncia, perché l’associazione è impegnata anche nella valorizzazione del territorio. Gli ecologisti vorrebbero mettere a punto un modello agricolo virtuoso, come si sta procedendo con l’iniziativa “Campania, Terra dei Cuochi”, che sta portando per l’Italia e per l’Europa i prodotti eccellenti del territorio. Inoltre Legambiente ha fatto delle proposte, perché si possa procedere al rafforzamento dei controlli e perché possa essere approvato immediatamente il ddl specifico sugli ecoreati. E’ stata avviata anche una petizione sul sito change.org dal titolo “In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel codice penale”.
15 gli ettari contaminati secondo le analisi scientifiche
I risultati definitivi delle analisi scientifiche sulla Terra dei Fuochi sono finalmente giunti: non si potranno più coltivare frutta e ortaggi in 15 ettari di terreni, già sequestrati dall’autorità giudiziaria, dispiegati in 57 degli 88 comuni considerati a rischio. Si tratta di una piccolissima porzione dell’ex Campania felix, ma destinata comunque ad essere interdetta all’uso agricolo fino a quando non verranno disposte bonifiche efficienti. La mappa della Terra dei Fuochi ha visto finora analizzati 42,95 ettari degli 84,78 presi in esame: parte dei territori rimanenti resta al momento non analizzata a causa di procedimenti giudiziari o problemi tecnici, ma si spera che la sospensione venga annullata il prima possibile per fare chiarezza definitiva sui danni prodotti da decenni di sversamenti illegali di rifiuti provenienti da tutta Italia e buona parte d’Europa. A questi vanno aggiunti infine suoli non agricoli e altri già precedentemente interdetti dal commissariato alle Bonifiche nell’area più critica, quella di Giugliano.
Nanopress