Mentre sta uscendo l’attesissimo nuovo album “SIMILI” di Laura Pausini, le abbiamo chiesto alcune cose sui nuovi brani, sui talent e sulla sua amicizia con Biagio Antonacci…
Il tuo ultimo singolo Lato destro del cuore è subito entrato nelle hit-parade praticamente in tutti i 60 paesi in cui è uscito, come hai accolto questo successo immediato?
Ogni volta che esce una canzone hai sempre un po’ di paura che la gente non la capisca o che non pensi come te perché gli anni passano e magari fai delle scelte anche più azzardate. Questa canzone non è una canzone semplice per le radio, è una canzone non immediata, quindi quando la ascolti devi stare attento alle parole, devi ascoltarla più volte prima che ti entri nel cuore. Quindi poteva anche non piacere, ma sono molto contenta.
Il brano è stato scritto da Biagio Antonacci al quale hai un legame molto stretto. Come nasce questa amicizia?
Quando nel ‘93 ero a Sanremo nella categoria dei giovani lui era nella categoria dei big, era già famoso. Dopo che ho cantato la prima sera, lui mi ha mandato un messaggio nella mia camera scrivendomi che ero la sua preferita e che secondo lui avrei vinto io. Ovviamente è stato molto strano per me ricevere un commento del genere da un personaggio famoso, non pensavo fosse vero, invece da quel momento poi ci siamo visti varie volte e siamo anche diventati amici. Quasi dieci anni dopo ha scritto per me “Tra te e il mare”. Da lì è nato un feeling, anche musicale, molto forte tanto da arrivare fino ad oggi, che divento anche gelosa quando dà delle canzoni a delle altre cantanti donne, e lui lo sa. Io voglio essere nel suo cuore e un punto di riferimento quando scrive una canzone. Non gli ho mai chiesto di scrivere per me lui ogni tanto arriva e mi dice, ho scritto. Ci sono anche canzoni che non ho registrato, ma per fortuna la maggior parte di quelle che mi ha mandato sono così belle che sono diventate mie.
I tuoi fan attendono con ansia il tuo nuovo album SIMILI che esce i primi di novembre, ci anticipi qualcosa?
Non vedo l’ora che esca. È il primo disco che non è totalmente autobiografico, si nota già dal titolo che non riguarda solo me, ma parla di tutte le persone. Noi siamo persone fatte della stessa carne, delle stesse ossa, ma siamo tutti diversi di carattere, abbiamo le idee diverse e questo ci rende simili, il fatto di essere sia uguali che differenti. Ho cercato per la prima volta di essere anche interprete di alcune storie che non sono mie. Non l’avevo mai fatto in 22 anni di carriera, di solito cantavo canzoni su di me. Anche “Lato destro del cuore” non è una canzone che è scritta su uno stato d’animo che io vivo adesso. È stato molto interessante, è un lavoro anche emozionante che mi ha permesso tra l’altro di fare un disco che varia molto di ritmo, perché se devi raccontare una persona triste magari devi fare una ballad, se devi raccontare una storia un po’ pazza fai una canzone pop, reggaeton, come quella che ha scritto per me Jovanotti. C’è una canzone dance che ha una storia tutta particolare, è un disco molto movimentato, molto vario e quindi non vedo l’ora che la gente lo ascolti perché sono molto curiosa di sapere che cosa dicono. Leggo sempre quello che la gente scrive su facebook o su twitter, mi metto in contatto due o tre volte ogni giorno quindi a volte ci rimango anche male quando qualcosa non piace, però so subito cosa pensano le persone che mi seguono.
L’anno prossimo tornerai sul grande palcoscenico qui a Zurigo con il tour “Simili”. Già conosci bene la Svizzera, cosa ti piace della nostra terra?
Conosco la Svizzera già prima di fare la cantante professionista, perché ho una parte della mia famiglia che vive qua, una parte a Zurigo e una parte a Berna. Mio nonno ha vissuto qua tantissimi anni a Sciaffusa e quindi sono un po’ affezionata a questa terra. Mi piace la calma che c’è. So che può sembrare strano, perché io sono nata in un paese dove non succede niente, tutti fanno i contadini, non ci sono negozi, vivo però totalmente all’opposto perché vivo sempre nella confusione, ma i posti così hanno comunque attrazione per me.
Per la prima volta in tv con uno show tutto tuo in “Stasera…Laura! Ho creduto in un sogno” hai raccontato di momenti intimi e aneddoti della tua carriera. Com’è stato per te rivivere questi momenti e condividerli con il pubblico?
Forse non vedevo l’ora, perché il fatto di aver avuto la possibilità di dirlo in televisione e non solamente ad un concerto mi ha permesso di parlare non a 10’000 persone, ma a 6 milioni di telespettatori quindi tante persone che ascoltano le mie canzoni non conoscono esattamente tutte le storie che ci sono dietro. Alcuni non sanno che sono tutte storie vere. Quando ho raccontato la storia di Marco che se n’è andato, ho fatto vedere il diario e quello che lui mi scriveva. Ho raccontato che mi ha fatto le corna e altre situazioni molto personali come quando ho perso mio nonna. Sono tutte cose che sono contenta che la gente che ha voluto vedere il programma sappia, perché mi piace molto che la gente mi conosca sempre più da vicino. Vengo giudicata comunque, anche se non voglio, preferisco che loro sappiano esattamente come sono io. La televisione ha questo grande potere.
Hai accennato di tua nonna che ti ha insegnato tantissimo. Quali sono per te i valori più importanti da trasmettere a tua figlia Paola?
La prima cosa che sto cercando di trasmetterle è che non voglio che lei pensi che esistano delle differenze, che in effetti ci sono, ma vorrei che lei capisse che queste sono le cose belle della vita, il fatto di essere di razze diverse, di culture diverse, di pensieri diversi. Anche di uno stato sociale diverso, lei nasce in una famiglia fortunata, anche economicamente molto benestante, per me non è stato così, eppure sono felice, lo ero anche prima di fare la cantante famosa. Quindi voglio che lei impari soprattutto questo. Ovviamente, un po’ egoisticamente, vorrei che lei fosse sempre mia e che come prima cosa pensasse che non ci dobbiamo dividere mai e forse, quando lei deciderà di andarsene, io la seguirò di nascosto, però le devo insegnare anche ad amare la sua indipendenza. Io questa cosa l’ho imparata molto tardi. Mi sono trovata a 27 anni molto impaurita, sola, perché non avevo mai vissuto da sola, ma sempre con i miei genitori, con il mio fidanzato e quando ci siamo lasciati io non sapevo più cosa fare, ero disperata. Non voglio che lei sia così, voglio insegnarle che è bello condividere, rispettare ma anche conoscersi e stare bene con se stessi.
Oltre vent’anni di carriera, hai girato tutto il mondo senza mai fermarti un attimo, sempre sulla cresta dell’onda e con una carriera strepitosa. Come ci riesci?
Io non mi ricordo molto bene cosa c’era prima di questo. So che stavo sempre a casa e cantavo sempre nella mansarda dei miei genitori e ogni tanto andavo con mio padre a fare piano bar. Sono passati più anni da famosa che quando non ero famosa, quindi sono più equilibrata in questa vita strana che in quella di prima, prima ero molto più inquieta. Per me è normale, non mi sento diversa. Sicuramente una cosa che dovrò imparare è fermarmi, perché adesso ho una figlia, prima o poi andrà a scuola e non è che posso girare continuamente, anche perché voglio stare con lei, ora lei è sempre in giro con me.
Hai partecipato ai talent “The Voice” messicano e spagnolo, e a La Banda, secondo te, che ruolo hanno oggi questi show nel mondo della musica?
Quando ho cominciato nelle case discografiche c’era un ufficio che non era fatto solo da una persona ma anche da più persone che erano talentscount, alla ricerca di nuovi talenti, andavano in giro per l’Italia e il mondo a cercare nei ristoranti e nelle strade. Adesso questa figura dentro le case discografiche non c’è più, adesso il direttore artistico fa un altro mestiere, non va a cercare e questi talent, secondo me, anche se sono dedicati ad un solo genere musicale che è più il pop, sono molto utili. Così la gente si rende anche conto di chi si crede un cantante e si crede di avere qualcosa e in realtà non ha niente. Ogni tanto succede che arriva qualcuno che per fortuna è andato lì, in Italia abbiamo dei cantanti come Marco Mengoni che per fortuna si è fatto conoscere, perché credo che rimarrà uno dei nostri cantanti più importanti, in tutto il suo percorso che sarà lunghissimo. Magari se non ci fosse stato X-Factor nessuno lo avrebbe trovato.
Con la tua esperienza, cosa consigli ai giovani artisti di oggi?
Racconto solo delle mie storie, dicendo loro che, io ho accettato di fare questi talent perché le nazioni che mi hanno ospitata mi hanno permesso di fare il coach senza essere coach. Non voglio insegnare niente a questi ragazzi, perché io non ho mai fatto scuola di canto, non ho mai preso neanche una lezione, ma ad un certo punto mi sono ritrovata senza voce proprio perché non sapevo come cantare, io cantavo d’istinto, con la testa. Quindi sono andata a fare logopedia, è l’unica cosa che serve, ti insegnano a respirare e una volta che l’hai imparato puoi continuare a fare te stesso, cioè a cantare come vuoi, ma con una tecnica che ti permette di non rovinarti le corde vocali, però io penso che nessuno ti possa dire come devi cantare e che cosa devi cantare e se non lo sai la verità è questa: sei un bravo cantante, non sei un artista perché non ti può insegnare nessuno a esserlo. Nasciamo con questa fortuna alla quale devi unire altre mille fortune: che arrivi la canzone giusta, che arrivi nel momento giusto con le persone che credono in te e che ti aiutano. I ragazzi che arrivano, so che sono molto giovani e quindi cerco di rassicurarli, ma dico anche la verità, se non sanno cantare bene o se sono troppo fragili, se per loro va bene cantare qualsiasi cosa, non va bene per me. Devi saper cantare tutto e se sei un bravo cantante puoi cantare tutto, ma devi sapere cosa vuoi fare, non devi venire ad un concorso per diventare famoso e basta. Devi venire per dirmi qualcosa e quando esci da qui cosa vuoi fare? Io non sognavo di fare la cantante famosa, però quando mi è successo sapevo cosa volevo dire, volevo cantare quello che mi succedeva. Vedo dei ragazzi che arrivano e chiedono ‘cosa devo cantare?’, gli do una canzone funky e la cantano ma non sanno cosa vuol dire e questo è molto grave.
Sei stata la prima artista italiana donna a vincere il Grammy Award, e la prima a riempire lo stadio di San Siro di Milano, sotto questo punto di vista sei davvero una grande rappresentante di tutte le donne che è riuscita, in tutti i sensi, a far sentire la sua voce lontano! Quale messaggio vorresti dare alle donne che lottano per i loro diritti e per l’uguaglianza dei sessi?
Non lo voglio dare solo alle donne, cioè non si può dare una risposta ad un sesso. Io non voglio rappresentare le donne, sono un essere umano e spero che non ci siano differenze, tra nessuno di noi, non solo tra maschio e femmina, ma anche delle nostre scelte d’amore. Nel mio lavoro molto vale la fortuna, mentre nella vita non è giusto che veniamo divisi in categorie, alcuni sono più fortunati perché sono di sesso maschile piuttosto che altri sono più fortunati perché sono eterosessuali e possono sposarsi. Io non ho nessun vero messaggio da dare, questo è il mio punto di vista, anche se adesso ho quarant’anni, quindi qualcosa ho imparato secondo le mie idee. Non mi piace molto insegnare alla gente le cose, già è difficile insegnarle ad una bambina…
Penso semplicemente che sarebbe bello se tutti gli esseri umani avessero gli stessi diritti, consapevoli del fatto che la vita ci porta dei momenti difficili e di fortuna e che a volte siamo noi a doverci dare da fare quando arriva la fortuna. Ho conosciuto delle persone che come me hanno avuto un momento di fortuna e invece di scegliere di essere coraggiosi e provare sono rimasti a casa. Ma dopo non ti puoi lamentare, quando ci sono delle opportunità devi fare delle scelte e se non le fai rimani a casa e dopo devi essere consapevole del fatto che non sei stato coraggioso e nella vita bisogna esserlo.
Manuela Salamone