Il bollettino di morte nel mare Mediterraneo si aggrava di giorno in giorno
Dopo l’ennesima tragedia della settimana scorsa, sale a oltre 2500 il numero dei morti nel ‘Mare Nostrum’ dall’inizio del 2015, su un totale di oltre 193mila arrivi di migranti. A fornire all’Adnkronos stime aggiornate sulle cifre dell’emergenza immigrazione è l’Unhcr, che rispetto ai Paesi di origine pone la Siria al primo posto con circa il 43% degli arrivi, seguita da Afghanistan (12%), Eritrea (10%), Nigeria (5%) e Somalia (3%), mentre il restante 27% da altri Paesi. Nelle cifre non sono conteggiate le vittime delle ultime tragedie, in Inghilterra è stato fermato dalla polizia inglese un camion con a bordo 27 migranti clandestini a una stazione di servizio lungo una superstrada del Surrey e ha arrestato il guidatore, un 50enne di nazionalità italiana.
In Austria 71 migranti sono morti asfissiati nel tir trovato abbandonato su un’autostrada austriaca, fra loro vi sono quattro bambini e otto donne. Altre vittime ci sono state per tre barconi che trasportavano centinaia di migranti che si sono ribaltati in mare al largo della città libica di Zuwara.
Soluzioni comuni
La sfida dell’immigrazione “mette alla prova la capacità della Ue di rispondere a questa crisi. I numeri degli arrivi sono importanti, ma sono assolutamente gestibili per un continente da 500 milioni di abitanti”. Lo ha detto il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in conferenza stampa nel corso di una visita a Calais, in Francia, dove migliaia di migranti si sono raccolti per tentare di raggiungere il Regno Unito.
“Nessun Paese europeo può nascondersi” e non partecipare al sistema di solidarietà e di redistribuzione di richiedenti asilo nella Ue, ha evidenziato Timmermans. “Anche per i Paesi europei al riparo da questa crisi – ha avvertito – quello dell’immigrazione è un problema. Non si può non far parte della soluzione”, ha continuando riferendosi a quegli Stati, soprattutto dell’Est, restii ad accogliere rifugiati arrivati in Italia e Grecia. “Serve una mobilitazione collettiva dell’Unione europea. Le soluzioni comuni sono le uniche in grado di essere efficaci e durature”, ha aggiunto. “Tutta l’Europa è coinvolta dal fenomeno dell’immigrazione e si deve mobilitare. Tutti i Paesi devono collaborare con l’Unione europea per affrontare questa crisi”, ha detto il primo ministro francese, Manuel Valls, che ha accompagnato Timmermans nella visita. La linea da tenere, ha sottolineato, “deve poggiare su umanità, responsabilità e fermezza”, per aiutare i richiedenti asilo e rimpatriare i migranti economici e per sostenere i Paesi di primo arrivo, come l’Italia e la Grecia.
Anche la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha ammonito: “se l’Europa fallisce sul tema dei rifugiati sarà distrutta la sua stretta connessione con i diritti civili universali. Se non riusciremo a ottenere un’equa distribuzione dei rifugiati, allora naturalmente, la rimessa in discussione di Schengen sarà in agenda per molti”, promettendo “la piena applicazione delle leggi” contro chi insulta o attacca i migranti. “Ci sarà tolleranza zero nei confronti di coloro che mettono in dubbio la dignità delle altre persone”.
“Subito una legge per adottare i minori soli”
Dall’inizio dell’anno sono oltre 7.600 i minori non accompagnati sbarcati sulle coste italiane. Vengono smistati nei centri di accoglienza, ma privati della possibilità di essere accolti da genitori italiani. E allora dal convegno che ha riunito la settimana scorsa a Gabicce Mare (Pu), gli enti autorizzati per le adozioni internazionali, arriva “un forte appello per chiedere, di nuovo, che venga sbloccata la legge sull’affidamento familiare di questi bambini migranti”, afferma all’Adnkronos Marco Griffini, presidente dell’Associazione Amici dei Bambini (Aibi).
Ad arrivare soli, in particolare dall’Africa subsahariana e occidentale, sono soprattutto adolescenti tra i 15 e i 17 anni, che “tante famiglie italiane sarebbero disposte a prendere in adozione”, sostiene Griffini. Il problema è che in Italia il discorso dell’accoglienza familiare dei minori migranti non accompagnati “non è mai iniziato”, spiega.
In assenza di una legge a livello nazionale, a gestire “alla meglio” questi bambini e adolescenti, dice Griffini, “sono le prefetture che però, nella maggior parte dei casi, preferiscono mandarli nei centri di accoglienza sparsi nelle varie Regioni”.
“Non si capisce perché – lamenta Griffini – sia stato tutto affidato alle prefetture e al Ministero dell’Interno senza coinvolgere le forze del volontariato, del non profit e dell’associazionismo per affrontare insieme queste emergenze”.
Al presidente dell’Aibi vengono “cattivi pensieri”. “A Roma – prosegue – negli ultimi due anni abbiamo presentato diversi progetti, rendendoci disponibili all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Ma non abbiamo avuto nessuna risposta. Poi, con l’inchiesta Mafia Capitale, abbiamo capito forse perché”, spiega Griffini.
Adnkronos