Persone con il viso coperto sono un problema per la Svizzera che rischia un’islamizzazione. Il Consigliere nazionale solettese Walter Wobmann (UDC) aveva lanciato un’iniziativa parlamentare con l’intento di ancorare il divieto nella Costituzione federale. Nel settembre 2016 il Nazionale aveva approvato di misura l’atto parlamentare, che prevedeva il divieto di coprire il proprio viso negli spazi pubblici. La scorsa settimana l’oggetto è stato al vaglio del Consiglio degli stati che ha ritenuto inammissibile questo divieto nella Costituzione. Con 26 voti contro 9 e 4 astenuti, ha bocciato definitivamente l’iniziativa di Wobmann, quest’ultimo anche all’origine dell’iniziativa anti minareti. Almeno a livello nazionale, portare il burqa e il niqab al momento non sarà vietato.
La Camera alta ha respinto l’iniziativa per due motivi. Il primo è una questione di federalismo. La competenza per il disciplinamento del rapporto Stato-religione è dei cantoni, che decidono in base alle loro esigenze.
Nel Canton Ticino è in vigore una legge anti-burqa e l’esempio è stato menzionato dai “senatori” favorevoli. Secondo Filippo Lombardi (PPD), la disposizione avuto sviluppi positivi e non ha recato danni finanziari al turismo. Il secondo motivo riguarda l’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulazione del viso” promossa nel marzo 2016 dal comitato Ergekingen, che avrà tempo fino al settembre 2017 per depositarla. Il Consiglio degli stati ha ritenuto superfluo portare avanti l’iniziativa parlamentare, poiché Wobmann ha annunciato di avere raccolto già 70.000 firme e presumibilmente sarà il popolo ad avere l’ultima parola.
G.S.