L’iniziativa che chiedeva di limitare il periodo di attività delle centrali nucleari è stata nettamente bocciata. La produzione di energia nucleare si protrarrà per almeno i prossimi 20-30 anni
Il popolo svizzero si fida dei gestori delle centrali nucleari sul suolo svizzero e del piano del Governo e del Parlamento per soddisfare i bisogni energetici del futuro. L’iniziativa popolare “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare”, lanciata dai Verdi, è stata respinta alle urne con un chiaro verdetto: il 54.2% dei votanti e 18 cantoni hanno detto No a uno spegnimento anticipato delle cinque centrali nucleari in funzione. Decisiva per l’esito è stata la Svizzera tedesca, dove quasi tutti i cantoni hanno detto No. L’oggetto in votazione ha riscontrato più favori nella Svizzera romanda a rilevare una nuova spaccatura tra le regioni di lingua tedesca e quelle francofone. Tutti e tre i cantoni (Argovia, Soletta e Berna) nei quali sono situate le centrali nucleari hanno votato No. L’affluenza alle urne è stata del 44,8%.
L’abbandono graduale del nucleare si concreterà nell’ambito della Strategia energetica 2050 approvata dal Parlamento e che sostiene la produzione di energie rinnovabili, ma non precisa scadenze sullo spegnimento dell’ultimo reattore svizzero. La Svizzera si vedrà però confrontata a breve con lo spegnimento della centrale di Mühleberg (il 5% della produzione) annunciato dalla società di gestione BKW entro il 2019.
È stata una vittoria dei partiti borghesi e delle associazioni dell’economia che hanno argomentato con le lacune di approvvigionamento, gli alti costi e il rischio d’importazioni di energia nucleare non necessariamente “pulita”. I gestori avevano intimato di chiedere risarcimenti in centinaia milioni di franchi per mancate ammortizzazioni degli investimenti. Soddisfatta della votazione la ministra dell’energia Doris Leuthard: “L’abbandono del nucleare è sensato, deve però avvenire a tappe e non essere affrettato”. Ha ringraziato a nome del Consiglio federale per la fiducia e ha sottolineato che “le centrali nucleari hanno una concessione illimitata, ma devono investire costantemente nella sicurezza”. Il No all’iniziativa significa anche “che la Strategia energetica 2050 è la via migliore” e consente il tempo necessario per ristrutturare l‘approvvigionamento energetico, rinunciando all’importazione dall’estero.
Per i promotori dell’iniziativa non è stato un No alla svolta energetica. È chiara la presidente dei Verdi e co-presidente dell’alleanza degli iniziativisti, Regula Rytz: ”È un risultato incoraggiante che mostra che dobbiamo continuare a batterci per l’uscita dall’atomo”. L’argomento dei contrari che ha prevalso secondo Rytz è “la paura per l’approvvigionamento” che nonostante non fosse valido “ha prevalso sulla paura per la sicurezza.” Il prossimo obiettivo dei promotori è il sostegno alla Stratega energetica 2050 per un abbandono più lento, che secondo Rytz, è “stata trattata come una specie di controprogetto”. Il dibattito sul nucleare non termina con il voto di domenica e si sposta sul piano del Governo, sul quale gli aventi diritto, con molta probabilità, si dovranno esprimere nuovamente, dopo il referendum indetto dall’UDC su un pacchetto di misure.
G.S.