“La maggior parte delle persone preferisce credere che i loro leader siano giusti ed equi, anche quando viene dimostrato il contrario, perché una volta che un cittadino si rende conto che il governo sotto cui vive è bugiardo e corrotto, deve decidere cosa vuole fare al riguardo. Agire di fronte a un governo corrotto rischia di danneggiare vite e persone care. Non fare nulla significa rinunciare all’immagine che si dà di stare dalla parte dei principi. La maggior parte delle persone non ha il coraggio di affrontare questa decisione. Pertanto, la maggior parte della propaganda non è progettata per ingannare il pensatore critico, ma solo per fornire ai codardi morali una scusa per non pensare affatto.“ Michael Rivero
Premessa Leggendo diversi articoli sull’Agenda 2030 e da più fonti confermato, si vocifera che nei grandi circoli della alta finanza, la transizione ecologica non raccoglie più i consensi iniziali, ma si punti sulla produzione di armamenti e sullo sviluppo dell’IA. Nel recente Consiglio europeo, il consesso che riunisce i capi di governo europei, l’attenzione è andata tutta al riarmo dell’UE e al sostegno all’Ucraina. Gli impegni per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) entro il 2030, stanno affrontando forti venti contrari dovuti all’impatto post-pandemico, l’emergenza climatica, dalla guerra contro l’Ucraina, quella mediorientale, i tassi di interesse alle stelle (le banche ringraziano la BCE) e all’inflazione ancora elevata. Senza dimenticare le mobilitazioni contro i parchi eolici off-shore per l’inquinamento acustico o di fotovoltaici per l’impatto paesaggistico. Come antidepressivo, l’ONU propone un gioco ludico sugli SDGs, con lo slogan: Imparare divertendosi, contribuendo a limitare i cambiamenti climatici, viaggiando in modo sostenibile, all’elettricità e al cibo che consumiamo e fare la differenza, con le dieci azioni contrastando la crisi climatica. Un vero indottrinamento, pardon spasso per i bimbi, che potranno interagire sui social, usando #SDGGame e condividendo foto e video mentre giocano. Da Umano, troppo umano Nietzsche: “La piena irresponsabilità dell’uomo per il suo agire e per il suo essere è la goccia più amara che chi persegue la conoscenza deve inghiottire.” Fare individualmente la cosa giusta è una utopia, pur decidendo di consumare meno acqua per la doccia, diventare vegetariani, usare meno l’automobile o fare volontariato, la realtà è troppo complessa per comprendere la vasta rete di conseguenze delle nostre azioni. Imprigionato nella nostra epoca tecnologica e il mantra della sostenibilità, mentre digito sulla tastiera sto utilizzando energia elettrica che proviene in parte da fonti fossili estratte con conseguenze disastrose sull’ambiente. Usando il cloud per le mie applicazioni e dati, alimentato un data center che consuma una spaventosa quantità di energia. Usando 24/7 il mio smartphone dove sono presenti metalli nelle batterie estratti da multinazionali occidentali in Paesi del sud del pianeta, nel totale spregio dei diritti umani basilari. Molti beni di consumo che uso giornalmente, sono prodotti da persone che lavorano senza tutele, venduti da colossi del commercio mondiale che hanno più potere di Stati nazionali e così all’infinito. Aggrapparci all’Agenda 2030, come in un atto di fede della capacità prodigiosa del tecno-capitalismo in mano a pochi eletti per un bene collettivo, è la domanda che tenterò di rispondere in questa mia riflessione.
Armi vs transizione ecologica? Molti investitori contestano l’eccessiva rigidità delle misure necessarie a ridurre le emissioni inquinanti, sostenendo che la transizione “green” è troppo veloce e che l’aumento dei costi di produzione rischia di diventare insostenibile. Un’analisi di Sirio Aramonte e Anna Zabai piena di riferimenti tecnici e di dati, in cui si ribadisce quello che in tanti stanno ipotizzando da mesi: il settore della finanza sostenibile (ESG) è a rischio bolla, data la crescita eccessiva della nuova asset class e la mancata trasparenza del mercato. Intanto i vertici dei governi europei discutono sull’integrazione dell’industria bellica europea e sul modo di reperire gli ingentissimi fondi necessari a finanziare il riarmo europeo, usando la narrativa all’imminente invasione Russa del continente europeo. L’erogazione per un sostegno militare totale dell’UE all’Ucraina di diversi miliardi, provenienti dal fondo per la pace (sic!) European Peace Facility è conforme alla legge (fuorilegge) ed è carino vedere che l’UE compra armi coi soldi destinati alla pace. Gli investimenti previsti dal governo Meloni serviranno per aggiornare l’arsenale tecnologico della difesa e sostituire il materiale obsoleto inviato e secretato in Ucraina, per la gioia delle imprese europee della difesa quotate in borsa. La tempesta perfetta in arrivo della Giorgia nazionale (e dei governi che l’hanno preceduta), è fatta dei costi in aumento delle emergenze ambientali e climatiche non affrontate, per l’immigrazione clandestina e gli investimenti per trasformare l’Italia in un hub per il gas a seguito del piano Mattei. Intanto il mercato delle armi registra numeri record. Senza l’emissione di debito europeo in comune, è impensabile che bilanci statali già gravati da molte uscite e costretti nei vincoli del Patto di stabilità, possano sostenere le spese necessarie a confrontarsi in una guerra asimmetrica con la Russia. Il NGD si farà, dopo avere lucrato e spremuto i sussidi dell’EDG, verso il gas, inceneritori e nucleare e penalizzando l’interesse nazionale, esponendoci ai paesi che investiranno in nuove tecnologie, come la Cina e gli Usa in testa. Una grande scorpacciata per gli squali della cricca neoliberista FMI, BCE e Blackrock in testa, dei tre slogan orwelliani: La guerra è pace (armiamoci), La libertà è schiavitù (tecnocrazia per tutti) e L’ignoranza è forza (pensiero acritico). Nonostante i vertici dell’UE invitano gli Stati EU a prepararsi alla guerra, chiedendo agli stati di mettere il turbo all’industria bellica e produrre armi come i vaccini, ecco l’Agenda 2030 presentata nei programmi scolastici, che invece nel mondo adulto latita.
Agenda 2030 – 12: Produzione E Consumo Sostenibile Aria, acqua, energia, cibo. Promuovere una maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse che consumiamo è necessario per garantire nel prossimo futuro la nostra sopravvivenza. Uno studio del Global Footprint Network rivela che allo stato attuale consumiamo più risorse di quanto il pianeta ne riesca a rigenerare.
Goal 12: Sono traguardi accattivanti, ma vaghi riguarda il come, chi e quali finanziamenti attuare nei singoli paesi. Puzza parecchio di investimenti/prestito /indebitamento. Il resto potete leggervelo sul sito ufficiale dell’ONU. Ecco le mie analisi e commenti come sempre soggettivi ma schietti.
- 12.1 Attuare il Quadro Decennale di Programmi per il Consumo e la Produzione Sostenibili, rendendo partecipi tutti i paesi, con quelli sviluppati alla guida, ma tenendo presenti anche lo sviluppo e le capacità dei paesi in via di sviluppo.
Commento: Osservando gli sforzi lodevoli delle multinazionali per il miglioramento sul suolo operato, si intuisce che non mirano alla produzione sostenibile nel lungo periodo, ma al guadagno immediato. L’investimento di capitale e lavoro si svolgerà solo nelle terre più redditizie, che una volta sfruttate, verranno abbandonate, per essere prelevate a prezzi stracciati dai soliti fondi d’investimento USA o cinesi. Sono sostenibili o un bidone le “Full Electric”? Trattandosi di analisi approssimative e discutibili, inizio considerando che al ritmo odierno di sostituzione, ci vorrebbero almeno 20 anni per rimpiazzare l’intero parco veicoli. Evitando noiosi calcoli del consumo medio in kWh per veicolo e volendo coprire il maggior fabbisogno con la produzione EU, dovremmo aumentare di un quarto la capacità produttiva. Altra criticità è lo stoccaggio e distribuzione di un’energia, che si spera verrà da fonti rinnovabili e non intermittenti. Si calcola che le emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita (produzione-smaltimento batteria inclusa), equivalgono a 14 mila litri di benzina. Secondo la stima del Prof. Boulouchos un’auto elettrica media può emettere tra 20 e 45 tonnellate di CO2, considerando, che solo se l’elettricità proviene da fonti energetiche rinnovabili, le auto elettriche diventano ecologiche. L’auto elettrica nella sua narrativa, oltre a essere il simbolo del tipo di “libertà” trend promessa dal capitalismo (individuale, ma solo se te la puoi pagare), vorrebbe scaricare molte responsabilità per il cambiamento climatico. In parte con ragione, in parte maggiore per occultare il peso delle emissioni nocive degli apparati industriali e dei riscaldamenti a idrocarburi del pianeta che si sta scaricando, come il capitalismo in forte crisi da Surplus di capitale. La notizia positiva è che le decisioni dei consumatori, di non acquistare le Full Electric si sta rivelando decisiva e drammatica per i costruttori per i seguenti e banalissimi motivi: Le auto elettriche o ibride sono in media più care, hanno un’autonomia limitata per i lunghi viaggi. Le reti di ricarica sono ancora rarefatte come i tempi di attesa incompatibili con il viaggiare. Per dirla breve, le “energie alternative” sono un semplice spostamento del costo ambientale dal luogo di circolazione delle auto (soprattutto per l’Occidente neoliberista) ai territori di estrazione delle materie prime occorrenti (dal litio in giù). Altro che sostenibilità!
- 12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’utilizzo efficiente delle risorse naturali
Commento: La storia ci insegna che sino ad oggi è avvenuto l’esatto contrario. Scoperta una risorsa, la si è sfruttata a scopo di lucro, ma anche per motivi socioculturali di dominio come l’imperialismo vorace attuato dalle multinazionali, in forme e modi talmente estremi, distruttivi e autolesionisti che alla fine quella risorsa è talmente esaurita da non poter essere più disponibile. Facendo l’esempio sul consumo globale di carne in aumento, che incide profondamente sulle emissioni di gas serra e sulla nostra salute, è in relazione non solo alla crescita della popolazione, ma anche a quella del reddito medio individuale. Una tendenza destinata a influire in modo importante sulle emissioni inquinanti e sulla perdita di biodiversità. Secondo alcune proiezioni delle Nazioni Unite, entro il 2050 il consumo globale di carne aumenterà del 76%. Nel dettaglio il pollo raddoppierà, il manzo +69% e quello di suino +42%. L’allevamento di animali da macello è responsabile, da solo, del 15% del totale di tutte le emissioni di gas a effetto serra di origine antropica (anidride carbonica, metano, protossido di azoto), e responsabile della perdita di biodiversità, dato che foreste e aree incontaminate cedono il passo a terreni a uso agricolo, in cui coltivare mangimi da destinare al consumo animale. I gruppi dominanti dell’alimentazione dell’UE, vorrebbero “proporci” un nuovo menù globalizzato gastronomicamente corretto, detto cibo sostenibile e cool, sradicando così le identità e culture gastronomiche dei popoli sempre più apolidi. La soluzione si chiama “entomofagia” o consumo alimentare di insetti, che anche la FAO suggerisce come cibo sostenibile e nutriente e delle quali almeno 1900 sono specie commestibili, di cui nel mondo li consumano già 2 mld di persone. Fanno senso vederli, eppure molte larve contengono vitamine, grassi, proteine, fibre e minerali a livelli comparabili a quelli di carne e pesce. I grilli domestici (Acheta domesticus) contengono 205 g/kg di proteine, mentre la carne di manzo 256 g/kg. Una specie di termiti del Venezuela dà un apporto proteico del 64% rispetto al suo peso mentre il verme della farina, in quanto a omega 3, non ha niente da invidiare a un piatto di pesce. Mentre gli esperti di Science aumentano gli appelli pro-insetti, a tavola si mescolano oneste valutazioni e limiti, come il principale che è rappresentato dall’accettabilità. Considerando che allevare insetti dalle nostre parti, richiede un elevato consumo di energia e un impatto ambientale non indifferente, dato che crescono a temperature elevate, intorno ai 25°-30°C. L’accettazione lenta ma inesorabile che il cibo del futuro sarà molto diverso rispetto a quello tradizionale, non tanto nel sapore, quanto nelle tecniche produttive. Lo chiamano Novel Food e consiste in succulenti plant-based burger senza un grammo di carne, bensì un mix di legumi, verdure e aromi; fragole ed erbe aromatiche che crescono in serre climatizzate con un apporto d’acqua ridotto al minimo, grazie al vertical farming; carne e pesce sintetici, coltivati in laboratorio senza bisogno di uccidere l’animale. Il mantra di accettazione sarà quello di nutrire in modo sano e sostenibile i 10 mld di persone che abiteranno il globo terraqueo nel 2050. Un punto sfavorevole è la sicurezza alimentare, che difetta, di evidenze scientifiche dei potenziali rischi e conseguenti pericoli al consumo di insetti e tutto il Novel Food. Sarebbe fondamentale che a garantire la sicurezza del consumatore, dovrebbe incaricarsi un ente statale senza conflitto d’interessi. Resta poco chiara la conservazione, i nebulosi valori nutrizionali e i costi, di tale operazione planetaria di allevamento di insetti e la comunicazione confondente, che intende promuovere l’entomofagia come soluzione all’accesso al cibo per tutti (Obiettivo Zero fame). Pur non essendoci ancora l’autorizzazione per acquistarli nella grande distribuzione, la commissione EU ha approvato alcuni insetti come i grilli domestici congelati in pasta essiccati e in polvere pastose oppure delle larve di Alphitobius diaperinus (vermi della farina). Per chi non resiste alla seduzione dei grilli ricoperti di cioccolato, gli scorpioni inglobati in dolcetti, fino alle larve snack croccanti e agli scarafaggi in salsa piccante, trova tutto online.
- 12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo
Commento: La storia si ripete, all’onnipotenza virtuale che ci fa parlare nei social con qualcuno agli antipodi e bombardare una popolazione civile con un semplice click o un like su Facebook, fa riscontro l’impotenza concreta di scovare dei luoghi per smaltire le montagne di rifiuti che la società dei consumi produce. Incrementate dalle valanghe di imballaggi, della rivoluzione della logistica e della civiltà delle piattaforme web, delle mln di mascherine, guanti protettivi, flaconi di disinfettanti e tutta la panoplia di accorgimenti profilattici imposti dalla possessione pandemica ormai dimenticata. Illusi che fossimo al riparo all’assedio che subiamo nella vita del superfluo, il non mangiato, rifiutato, scartato da nascondere per decoro, grazie alla copertura globale di dispositivi e sensori atti a razionalizzare il funzionamento e l’organizzazione sociale guidata dall’AI, che con la digitalizzazione ha una funzione di controllo sociale, per educare i furbetti ai loro comportamenti scorretti. In un regime di economia green, che si redime con una sverniciata verde sugli abusi ambientali, senza vere intenzioni per la riduzione dei rifiuti all’origine o prevenire la loro pressione inquinante e velenosa, la cui gestione è diventata uno dei brand più fertili per i settori della malavita organizzata o legalizzata. Delegandoci la responsabilità individuale e collettiva, spoliticizzando l’azione, oscurando colpe e doveri dei decisori e avvelenatori dei pozzi, con soluzioni tecnocratiche. Eccovi la transizione green dei commissari liquidatori, dei faccendieri neoliberisti incaricati di mercificare tutto, persone, natura, risorse, territori, soggetti alle regole rigide dell’accumulazione, da sfruttare e infine scaricare nella natura da salvaguardare? Estranei al processo decisionale, atteggiandoci qualunquisti che approfittando dei cassonetti pieni per abbandonare il televisore guasto o il pannolone del nonno, in un atto dimostrativo esprimiamo la nostra resistenza. Tra le montagne di sacchetti strappati e luridi da cui fuoriescono liquami, accatastati al di fuori di cassonetti stracolmi tra le incursioni di sorci famelici e sui quali volteggiano sfrontati e avidi gabbiani e cornacchie, mentre nei palazzi del potere si filosofeggia sul NGD imposto, dell’ordine tecno-capitalista, a rischio dell’alternativa allo status quo. Questo è il Goal 12.5.
Attivismo neoliberista Dopo i “Fridays for Future”, che riempivano le piazze di giovani contenti di fare sega con la scusa dell’ambiente da salvare, il tempo delle manifestazioni si è afflosciato. Le mie lunghe riflessioni non avranno l’effetto di folgorare la consapevolezza che il sistema attuale vada cambiato. Incolpare poche mele marce per salvare un cesto in pericolo, è giustificare il sistema. Le mie narrazioni, rappresentate come alternative e sovversive nei confronti di quelle dominanti, ma per niente compatibili con masse di codardi morali, in realtà rafforzano anziché minare, il sostegno allo status quo. Il supposto disastro climatico incombente, mette di fronte all’esigenza di cambiare modo di produzione, ma l’omeostasi del sistema esclude o relega ai margini analisi, critiche e misure dettate da quella consapevolezza, creando forte dissonanza cognitiva sul tema, generando narrazioni diversive che allievano e deviano l’ansia e l’attenzione. Quindi più verità o bugie svelate e più si rinforza l’Agenda 2030 in pieno svolgimento, di cui noi “classe globale inutile” saremo le vittime sacrificali. In queste trappole di distrazione di massa che è l’infodemia, è ora è il momento dei “cambiamenti climatici” agitati per favorire la transizione ecologica che, lungi dal ridurre le emissioni, serve solo a promuovere la “crescita” con la sua sempre più forte concentrazione di capitali nelle mani dei soliti noti. È chiaro agli addetti, che l’assetto generale delle norme europee del GND è incompatibile con la tendenza verso un’economia di guerra. Per onestà verso i cittadini, bisognerebbe scegliere tra l’austerity recessiva o guerra inflazionista, piuttosto che saltare da un’emergenza bellica seguita dalle nuove pandemie, già in agenda e a breve a delega dell’OMS. Il NGD limitato all’economia del Continente europeo, è destinato a soccombere nel mercato globale, con delle soluzioni più inquinanti delle tecnologie del carbone. Dovremmo avere un approccio ecologico a difesa dei territori, delle loro culture, lingue, tradizioni, identità. La tecnofobia che vorrebbe salvare il pianeta, è astrattamente un’opzione allettante, ma come per l’IA e tutta la digitalizzazione in corso, ha un terribile costo sociale poiché ci trasforma sempre più in cittadini superflui e sterili. Essere permanentemente online ci rende complici della guerra all’umano. Nessun ente superiore ci salverà ma solo una mobilitazione collettiva può farlo.
Mario Pluchino
Le lettere nella rubrica “Scrive chi legge” riflettono l’opinione dell’autore e non necessariamente il parere della redazione. Gli articoli impegnano solo la responsabilità degli autori.
4 commenti
Gli articoli del signor Mario sono sempre istruttivi.
Complimenti.
Fanno riflettere e fanno capire come funziona veramente il mondo.
Cosa che il Mainstream non ci insegna.
Bravo Mario!!!
Concordo pienamente con i temi e pensieri presentati in questo articolo super informativo. “Tutto è un magna magna” come il mitico trio una volta disse. Anche se alla fine mi è venuto il pensiero da Generazioni Z che sono: “Ma alla fine il progresso o più che altro la storia/natura umana è stata mai perfetta ?”
Ogni epoca ha avuto e avrà invenzioni che la destinguerà dalle altre ma la natura umana sara difficile se non impossibile da accontentare.
Salve signor Pluchino, leggo con sempre più interesse i sui interventi che mi sembrano tra i pochi meritevoli su questo sito. Lei parla di “codardi morali” a cui il mainstrem da delle giustificazioni per lavarsene le mani di tutto ciò che succede. È bravo lei a scrivere “Nessun ente superiore ci salverà ma solo una mobilitazione collettiva può farlo.” Mi dica cosa dovremmo fare in concreto, oltre ad’ informarci grazie ai suoi articoli illuminanti? Io oltre a lavorare per sbarcare il lunario e mantenere la mia famiglia, come potrei cambiare tutte le cose che lei descrive in modo pregevole, sulle emergenze false, le guerre indotte e la crisi energetica e finanziaria? In attesa di soluzioni concrete la saluto con stima.
Rispondo al Signor Giancarlo sperando di essere esaudiente. La mobilitazione collettiva nasce da una insoddisfazione generale e perdita di libertà o potere d’acquisto, nei confronti di una rappresentazione puramente liberale della società, che agisce solo per l’interesse di una minoranza. Le azioni individuali invece se moltiplicate a tanti soggetti, diventano collettive e possono si creare un serio ostacolo ai piani dei detentori del capitale, ma dovremmo assumerci ognuno il rischio di pagare i costi di un’azione collettiva (di uno sciopero, per esempio), senza aspettare che altri si siano assunti questi oneri e ricevere in questo modo i vantaggi senza alcuna contropartita. Soluzioni concrete ne avrei tante e si esprimono nel quotidiano. Eccone alcune individuali che contano come requisito per agire concretamente: Volersi bene dal punto di vista fisico e mentale come: alimentazione sana, tecniche di rilassamento, contatti sociali, obiettivi da raggiungere, gestione conflitti, circondarsi di persone positive, essere grato di ciò che hai, di chi sei, delle esperienze che hai fatto e di ciò che da esse hai imparato. Cambiare la società non sempre richiede una lotta, dato che non tutti sono dei combattenti, ma se molti sono inizialmente costretti, tanti faranno un passo indietro ritirandosi, per non perdere il proprio benessere acquisito, diventando così gregge. La nostra libertà si basa sulle azioni e sul potere di opporsi a qualsiasi forma di dittatura. Questa forza che nasce dalla pace interiore per seguire ciò che sembra giusto, votando con le proprie azioni per fare una dichiarazione su come dovrebbe essere il mondo. Questa è libertà il contrario del conformarsi al pensiero dominante. Nel concreto propongo le seguenti azioni, dopo che molti punti sopra descritti siano soddisfatti.
• Riduci all’indispensabile i consumi e non assumerti troppi impegni di lavoro e sociali non significativi, che mettano in pericolo la tua libertà e indipendenza individuale
• Avvia o supporta un’organizzazione comunitaria, non profit o un’impresa sociale che lavora su questioni importanti per te
• Crea o unisciti a piattaforme, forum o reti per la pace e solidarietà o altre questioni sociali locali
• Sfrutta il potere della musica, dell’arte e della cultura diffondendo la spiritualità interiore da curare
• Crea le tue narrazioni che non giustificano la guerra e razionalizzano la giustizia sociale
• Goditi le cose semplici della vita e distaccati dall’idea che devi essere sempre occupato
• Riduci il disordine fisico-mentale e le sue distrazioni, concentrandoti su ciò che è importante per te
• Informati da più canali alternativi, incluso il mainstream sui più svariati temi, creando una tua opinione critica da confrontare con gli altri. Studia la storia e la valorizzazione delle generazioni passate, riconoscendo le distrazioni di massa per toglierci sempre più diritti e dignità
Non sono un luminare, ma ho solo tentato di esplorare nuove soluzioni, avendo poi la passione per lo studio e lettura, tento di divulgare i puntini che riesco a unire su temi di interesse specifici. Solo armandoci di conoscenza e trovando le connessioni giuste, potremmo creare una corazza reale a tutte le fake e manipolazioni in atto, e ritrovarci finalmente maggioranza che decida il proprio destino. Saluti e grazie per lo stimolo costruttivo.