Firmato in Gran Bretagna un accordo tra Vogue Uk e il sindacato delle modelle in base al quale sono permesse pause spuntino e riposo
Si sa, il mondo dello spettacolo in generale e quello della moda e della bellezza in particolare, è il sogno di tante ragazzine, adolescenti e giovani e anche meno giovani. Certo, c’è anche il mondo delle canzonette, ma lì o hai la voce o è meglio rinunciare al sogno. Anche quelle che hanno una bella voce, non è detto che sfondino, anzi, figuriamoci quelle che sono stonate.
Dunque, il mondo della moda e del ballo per le ragazze che hanno un fisico presentabile potrebbe essere a portata di mano, non è dunque un sogno proibito, e infatti sono in molte a sognarlo. Ma quante riescono ad entrarci in quel sogno? E poi, si tratta davvero di un sogno?
Ad osservarlo dall’esterno, da quest’altra parte della tv, quel mondo è una favola: riflettori, riprese, sorrisi, ammiccamenti, corteggiamenti, soldi… Insomma, la favola si materializza davanti agli occhi. E poi: Roma, Milano, Londra, Parigi, New York, Tokyo, il mondo scorre lungo le ali della fantasia, ma il guaio è che non è tutto vero quel che sembra. Tra la fantasia e la realtà spesso esiste un abisso e purtroppo i tanti casi di suicidi di tante modelle sconosciute e anche note ne sono la prova.
La bella ragazza di paese o di provincia che s’immagina di avere ai suoi piedi stilisti, truccatori, fotografi, registi, attori, agenti, non sa, per esempio che una modella deve stare a stecchetto per 20 ore al giorno senza fiatare. Meno mangi, meglio è, più fai qualche trasgressione e più ti si nota qualcosa che non va nel fisico, per cui finisce che dopo venti ore di lavoro, spesso di fila, cadi a pezzi se qualcuno non ti sorregge. Il guaio è che con la forza dell’abitudine e della paura di essere licenziata, si finisce per resistere e magari ammalarsi a furia di rinunce, si finisce per autoconvincersi ad estraniarsi dal proprio io e vedersi come gli altri vogliono vedere. Insomma, alla fine, non si è più se stesse. Se almeno ne valesse la pena! In realtà non è così.
Dunque, non ci sono solo le venti ore difilate di lavoro con divieto di mangiare, c’è che durante le riprese non ci si può sedere e riposare, sempre all’impiedi. Se vai al bagno, magari c’è chi ti fotografa mentre ti siedi o la fai e mentre ti cambi non puoi impedire uno scatto impertinente, per cui una giovane magari si ritrova con la sua foto carpita su qualche giornale di provincia o all’estero, con un contorno poco piacevole.
Non tutto quello che luccica è oro e il mondo delle modelle ne è la testimonianza. Pensate, Equity ha voluto intraprendere un’iniziativa per regolamentare il rapporto di lavoro delle modelle a cui hanno aderito sia Vogue UK che il sindacato delle modelle. Ne è venuto fuori un accordo che dovrebbe permettere tutto ciò che ora è vietato e in cui essere vietato tutto ciò che ora è permesso.
Ecco le nuove regole, valide in Gran Bretagna, ma pensiamo che verranno estese ad altri Paesi al mondo. Primo: finora si poteva stare sul set per 20 ore, adesso non più di dieci ore (e scusate se sono poche). Secondo: finora era vietato mangiare, ora è ammessa una pausa panino (ma va da sé che ogni modella mangerà solo quello che non farà attentati contro la linea). Terzo: finora dovevano rimanere immobili per ore di fronte agli obiettivi quando fuori c’erano anche due gradi, ora sono previste delle pause. Quarto: finora venivano accettate come modelle anche ragazze giovanissime, ora non dovrebbe essere permesso arruolare ragazze che non abbiano compiuto i sedici anni. Quinto: finora le foto rubate mentre erano in bagno o si spogliavano o erano nude non erano esigibili, facevano parte del mondo della moda, anche perché tra una sfilata e l’altra il tempo per cambiarsi era (ed è) minimo, dunque ci si cambiava in luoghi appartati ma aperti al variegato mondo che gira attorno alla moda. Ora sono vietati gli scatti senza permesso sia in bagno che mentre ci si cambia.
Basta fare uno meno uno e si capisce come il lavoro di modella perde notevolmente della sua appetibilità, anche perché quanto alle paghe, esse non sono affatto come ci si immagina: sono paghe più o meno normali per una categoria di lavoratrici paragonabili a mezze schiave.
Certo, altra cosa sono le paghe e i trattamenti delle Top Model alla Naomi Campbell, alla Kate Moss, alla Claudia Schiffer. Lì siamo in un altro mondo, nel mondo delle Top, dove entrano in pochissime e fanno quello che vogliono perché sono Top, mentre quelle che non lo sono fanno parte degli esseri umani, belle ragazze certo, ma modelle comuni, e come tali quasi anonime. Tanto varrebbe trovarsi una lavoro alla lunga meno stressante.