Dalla Camera la nuova legge sul diritto di famiglia e dei minori passa al Senato che l’approverà senza problemi
Approvata alla Camera all’unanimità, la nuova legge sul diritto di famiglia e dei minori passerà al Senato e diventerà senza problemi legge dello Stato. Tutti d’accordo, maggioranza e opposizioni, la legge consta di appena quattro articoli e mette fine alla distinzione finora in viagore tra un figlio legittimo, cioè nato all’interno del matrimonio, e un figlio naturale, cioè nato aldi fuori del matrimonio e dunque o da uno dei genitori con un’altra situazione familiare o da genitori non sposati. Dal momento in cui la legge entrerà in vigore i figli saranno sempre “piezz’e core” ma saranno pure solo figli, senza aggettivi.Si potrebbe dire che la sfumatura é sottile, ed é vero, ma é molto importante, perché non ci saranno più figli di un Dio minore. Insomma, il padre é padre sia nei confronti di quello nato nel matrimonio. Stessa cosa vale per la madre lo dicevano d’altronde anche i latini, “mater certa est”, di conseguenza non era e non é possibile non riconoscerlo.
Il padre, invece, giocava sul riconoscimento, spesso perché aveva un’altra situazione o perché il figlio non era voluto o magari era stato avuto con l’inganno o, ancora, perché di dubbia paternità nel caso in cui la donna aveva avuto rapporti sessuali con più partner più o meno nello stesso periodo.
In ogni caso, potrà ancora sussistere il non riconoscimento spontaneo, ma una volta dimostrato il rapporto tra padre e figlio, per il diritto di famiglia non ci saranno più distinzioni. Certo, un genitore potrà sempre concepire diversità di sentimenti, ma ai fini dell’eredità e delle relazioni parentali tutti i muri cadranno. Tutti i figli “hanno lo stesso stato giuridico”, cioè il diritto “di essere mantenuti, educati, istruiti e assistiti moralmente nel rispetto delle loro capacità, delle loro inclinazioni naturali e delle loro aspirazioni”. Insomma, con la scusa che era un figlio nato fuori dal matrimonio prima era una specie di parente povero, ora non più. Anzi, ed è l’altra novità della legge, per il bambino nato fuori dal matrimonio si aggiunge un diritto che prima non aveva, quello “di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti”. Facciamo il caso tipico di un uomo sposato con figli che ha un altro figlio con un’altra donna, magari non sposata. Ebbene, il nuovo figlio aveva uno status diverso, mentre ora é figlio e basta e in più ha diritto ad avere rapporti con i parenti, siano essi fratelli o sorelle, ma anche nonni e zii. La legge é arrivata al massimo del riconoscimento giuridico, quindi anche economico ed ereditario, ma é ovio che, affettivamente parlando, se un genitore o un altro parente lo considera un estraneo, nessuno può farci nulla. Qui, però, entriamo nel giudizio morale.
La legge interverrà a sanare una situazione che riguarda circa 100 mila nati all’anno, e già questo la dice lunga sulla sua importanza. Ma i vantaggi per questi bambini non finiscono qui. Ecco l’elenco.
Primo: i figli naturali erano sottoposti alla giurisdizione del giudice dei minori, ora, invece, di quello ordinario.
Secondo: prima un fratello legittimo aveva la possibilità di liquidare quello naturale estromettendolo dalla proprietà di un immobile, ora non più. L’eredità, per legge, va divisa a metà, salvo accordi individuali.
Terzo: un figlio naturale non aveva diritto a rapporti di parentela giuridica con zii e cugini, ora invece sì e anche per questa linea rientra nell’eredità. Ad esempio: mentre prima da uno zio senza figli, quindi senza eredi diretti, non poteva ereditare, ora sì.
Quarto: un figlio naturale non riconosciuto assumeva il cognome della madre, che perdeva nel momento in cui avveniva il riconoscimento. Ora, invece, il cognome della madre resta anche in caso di tardivo riconoscimento da parte del padre, il cui cognome si aggiunge a quello della madre.
In conclusione cadono, come detto, gli aggettivi: legittimi, naturali o adottivi, tutti sono figli e basta, il che significa caduta delle discriminazioni e affermazione della civiltà giuridica.