Buone notizie per i diabetici: un trapianto di pancreas per i pazienti con diabete ha dato esiti positivi!
L’argomento diabete in Svizzera è molto sentito. Pare infatti che ci siano circa 24 000 persone in Svizzera hanno il diabete di tipo 1. Il numero di giovani individui colpiti continua ad aumentare. Attualmente, questa forma di malattia diabetica causata dalla mancanza di insulina non è ancora curabile, ma può essere trattata introducendo l’ormone mancante dall’esterno. Se viene diagnosticato il diabete di tipo 1, la persona colpita dovrà iniettarsi insulina per tutta la vita. Ma sul fronte della ricerca arrivano buone notizie in proposito. Uno studio eseguito al Diabetes Research Institute (DRI) dell’Università di Miami e realizzato con la collaborazione dell’ospedale Niguarda, del San Raffaele di Milano e dell’Ismett di Palermo lascia sperare che presto il diabete di tipo 1 potrà essere curato senza dover iniettare necessariamente l’insulina ogni giorno. Lo studio ha permesso di realizzare un trapianto, il primo trapianto “biotech”, di isole pancreatiche, ovvero le cellule che producono insulina nel pancreas e che, se affetti da diabete di tipo 1, vengono distrutte dal sistema immunitario, obbligando il paziente a gestire i livelli di zucchero nel sangue mediante diverse somministrazioni giornaliere di insulina.
L’operazione ha costituito un primo importante passo verso lo sviluppo del BioHub, un “mini organo” bioingegnerizzato che imita il pancreas nativo per ripristinare la naturale produzione di insulina nei pazienti con diabete di tipo 1. Diversi pazienti che hanno ricevuto un trapianto di isole non fanno più iniezioni di insulina da oltre 10 anni, ma il trapianto viene solitamente effettuato infondendo le isole pancreatiche nel fegato. In questa sede il contatto delle isole con il sangue attiva una reazione infiammatoria che le danneggia.
“Questo è il primo caso in cui le isole sono state trapiantate con tecniche di ingegneria tissutale all’interno di una impalcatura biologica e riassorbibile sulla superficie dell’omento, tessuto che riveste gli organi addominali. Il sito è accessibile con la chirurgia minimamente invasiva (laparoscopica), ha lo stesso apporto di sangue e le stesse caratteristiche di drenaggio del pancreas e permette di minimizzare la reazione infiammatoria e quindi il danno alle isole trapiantate”, spiega Camillo Ricordi, professore di chirurgia e direttore del DRI e del Centro Trapianti Cellulari presso l’Università di Miami e Presidente del Cda di Ismett. La nuova tecnica, infatti, permette di accedere al sito senza alcuna operazione chirurgica invasiva e di minimizzare la reazione infiammatoria senza comportare danni alle isole trapiantate.
Prevedere il diabete
Le ricerche si interessano molto del problema diabete e soprattutto l’Italia ha spetto contribuito con scoperte interessanti. Oltre al caso qui descritto, dove erano interessati ben due aziende ospedaliere italiane, una recente scoperta nel capo del diabete è stata raggiunta proprio grazie ad una ricerca italiana. Lo studio – condotto dal professor Giorgio Sesti, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia assieme ai ricercatori dell’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro e dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’ – permette di prevedere il diabete entro i prossimi 5 anni anche in chi non è a rischio, attraverso nuovi parametri di lettura – mai utilizzati fino ad ora – di un test economico e comunemente impiegato noto come curva glicemica e spesso usato in gravidanza. In sostanza è stata identificata una nuova categoria di persone con ‘pre-diabete’ nelle quali una glicemia uguale o superiore a 155 mg/dl, dopo un’ora dal test di carico orale di glucosio (cioè dal momento in cui si beve un liquido con glucosio le cui concentrazioni vengono poi misurate nell’organismo) predice la comparsa di diabete entro i successivi 5 anni, nelle persone considerate ora sane e che invece presentano un rischio di diabete aumentato del 400%. Attraverso l’uso di questo test sarà possibile realizzare una vera prevenzione precoce in chi è ora considerato sano, e che lo è ancora effettivamente, ma che corre un grave rischio di ammalarsi.
Il diabete è un’alterazione metabolica conseguente ad un calo di attività dell’insulina. In particolare, il diabete può essere dovuto ad una ridotta disponibilità di questo ormone, ad un impedimento alla sua normale azione oppure ad una combinazione di questi due fattori. La principale funzione dell’insulina è quella di mantenere costante la concentrazione di glucosio nel sangue. Il diabete è distinguibile in diverse tipologie, ma le più diffuse sono:
Il diabete primario o spontaneo rappresenta il più comune, a sua volta viene distinto in diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2;
Questa tipologia di diabete insorge molto presto, anche durante l’infanzia. La terapia a base di insulina è univoca e non eliminabile per l’intero arco della vita.
Il diabete secondario, conseguente a patologie correlate al pancreas o ad intensi trattamenti farmacologici a base di glicocorticoidi
A differenza del primo tipo, questa forma di diabete insorge più comunemente in tarda età, perciò è anche conosciuta come diabete senile. In questo caso l’insulina va somministrata solo quando la completa eliminazione delle fonti di glucosio dalla dieta e la somministrazione di ipoglicemizzanti orali non sono sufficienti.