Continuano le riforme del Governo Renzi. Approvato il ddl Delrio, adesso toccherà al Def e alla legge elettorale. Forza Italia pretende la riforma elettorale, l’Italicum, prima di Pasqua minacciando di far saltare l’accordo. Renzi è categorico: non si accettano ultimatum!
Renzi, ricevuto lo scorso venerdì da Napolitano al Quirinale, ha informato il Capo dello Stato del progetto di riforma costituzionale, la nuova legge elettorale e il Def. Insomma è tutto quasi pronto, si devono solamente organizzare i dettagli. “Abbiamo trovato tutte le coperture: vengono soprattutto da spesa pubblica e settori improduttivi” ha commentato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Tra le prime certezze vi è il taglio dell’Irpef che per quest’anno, di 3,6 miliardi, mentre l’obiettivo di 10 miliardi è per il 2015 e rivolto tutti i lavoratori dipendenti e sotto i 25mila euro di reddito lordi (circa 10 milioni di persone), che nei piani riceveranno circa 1.000 euro netti annui ciascuno. Per quanto riguarda, l’Irap sarà ridotta solo del 5% nel corso del 2014, visto che l’aumento del prelievo sulle rendite finanziarie scatterà solo dal primo luglio e quindi consentirà di coprire solo la metà di quel 10% di riduzione d’imposta previsto a regime. Questo è quello che prevede una bozza del Programma nazionale di riforma (Pnr) 2014, una delle tre parti del Def che prende in considerazione anche il tasto dolente dei salari, in modo particolare le retribuzioni della dirigenza pubblica “che appaiono elevate nel confronto con la media europea”. Lo stipendio più alto dei dirigenti non dovrà superare quello del Capo dello Stato!
Prima di questo però il Parlamento ha approvato in via definitiva il ddl Delrio che trasforma le Province modificandole in poteri non elettivi, in attesa della prevista riforma costituzionale che dovrebbe abolirle completamente. L’aula della Camera si è espressa con 260 sì, 158 no e 7 astenuti, approvando definitivamente il ddl Delrio su città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni. A favore del ddl Delrio hanno votato Pd, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l’Italia. Contro hanno votato Fi, M5S, Lega, Sel e Fratelli d’Italia. Con l’approvazione del ddl Delrio si modifica la struttura degli enti locali, in attesa della riforma del Titolo V della costituzione che modificherà nuovamente organi e funzioni. Nascono le città metropolitane e le aree vaste, ossia fusioni di comuni, a loro spetteranno i compiti oggi ricoperti dalle province. Saranno in tutto 9 le città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria, alle quali si aggiunge Roma Capitale che gode dello status di capitale. A queste si aggiungono le città metropolitane istituite conformemente alla loro autonomia speciale dalle regioni Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Sardegna cioè Trieste, Palermo, Catania, Messina, Cagliari.
Nel frattempo irrompono le lamentele di Fi che chiede di finalizzare la riforma elettorale entro Pasqua. “Noi chiediamo a Renzi, se vuole mantenere la parola, se vuole mantenere i patti, di approvare la riforma elettorale prima di Pasqua, altrimenti casca l’accordo con Berlusconi, con Forza Italia” afferma il capogruppo FI alla Camera, Renato Brunetta, e continua, “la riforma della legge elettorale è ferma da tre settimane al Senato e non è stata ancora consegnata alla Commissione Affari Costituzionali competente. Se è in grado Renzi approvi la riforma elettorale, così com’è stata approvata dalla Camera, prima di Pasqua, se non è in grado, non ha i numeri per farlo, ne tragga le conseguenze, magari anche con le sue dimissioni”. Decisa e secca è la risposta di Renzi alle minacce di Brunetta, al quale risponde che sulle Riforme “non accettiamo ultimatum da nessuno meno che meno da Brunetta. Se stanno al gioco delle riforme bene se no, al Senato, ce la facciamo”. Alla questione ha preso parte lo stesso Silvio Berlusconi con una nota sostenendo che Fi “non si rimangia la parola” e “mantiene dritta la barra in direzione delle necessarie riforme”. Il patto con Renzi, dunque sarà rispettato “fino in fondo”. Il Cavaliere però preme per avere un nuovo incontro con il Premier al fine di aggiornare l’intesa siglata tra i due. L’incontro potrebbe avvenire quanto prima.