Sonora bocciatura per l’elezione diretta del Consiglio federale – Massiccio sì alle modifiche urgenti della legge sull’asilo
Votazioni federali – Sarà ancora il parlamento a eleggere il governo elvetico e non direttamente dal popolo come richiesto dall’iniziativa “Elezione del Consiglio federale da parte del Popolo” lanciata dall’UDC. La proposta democentrista mirava a combattere “i giochi sporchi e gli intrighi dei partiti”, che secondo gli esponenti UDC caratterizzano l’elezione del governo tramite il parlamento. L’iniziativa era nata dopo l’estromissione dal governo di Christoph Blocher nel 2007. Trattandosi di una modifica costituzionale, per passare la proposta necessitava della doppia maggioranza del sì, del popolo e dei cantoni. Entrambi non son stati raggiunti. I cittadini non vogliono stravolgere il sistema attuale, che garantisce alla Svizzera stabilità politica. L’iniziativa è stata respinta dal 76.3% dei votanti e da tutti i cantoni. La partecipazione al voto si è attestata al 40%. L’UDC non drammatizza il chiaro no alla sua iniziativa, poiché i sondaggi non hanno mai dato una reale possibilità di raggiungere la maggioranza. Il partito è rimasto solo a sostenerla e anche nella base la proposta è stata controversa. “Volevamo dare al popolo uno strumento contro la crescente frustrazione per la politica a Berna”, ha commentato il no il consigliere nazionale e vice-presidente UDC, Luzi Stamm, accettando il risultato, ma restando convinto che il popolo non vede il problema.
La revisione della legge federale sull’asilo è stata accettata da quattro svizzeri su cinque. Il 78.4% dei votanti ha messo il sì nell’urna. I voti favorevoli su scala nazionale sono stati 1’572’690, quelli contrari 432’068. Tutti i cantoni hanno accettato la riveduta legge. Il risultato non sorprende e si allinea alle approvazioni sui giri di vita nella politica d’asilo degli ultimi anni. Le nuove norme sono già in vigore dal 29 settembre e il Parlamento le aveva adottate, dichiarandole urgenti e volte ad accelerare le procedure d’esame, più lunghe che in altri paesi europei. Sarà anche soppressa la possibilità di chiedere asilo presso le ambasciate e le norme permettono alle autorità federali di trasformare provvisoriamente strutture, perlopiù militari, in centri di accoglienza. I promotori del referendum si aspettavano il sì alla legge. Per Andreas Lustenberger, co-presidente dei Giovani Verdi “è stato difficile lottare contro gli argomenti che hanno presentato la legge come strumento di accelerazione per le procedure”, e alla fine è una sconfitta per i richiedenti l’asilo. Dura la reazione dell’Organizzazione d’aiuto ai rifugiati (OSAR): il sì alla legge “è frutto di una campagna di diffamazione durata diversi anni”, ha affermato il portavoce Stefan Frey. Per i favorevoli, le modifiche sono state largamente approvate, poiché il popolo “ne ha abbastanza dell’attuale sistema dell’asilo, chiede procedure più rapide e si aspetta soluzioni concrete per evitare gli abusi delle normative in vigore”.
Votazioni cantonali – Nelle votazioni del canton Zurigo un chiaro sì al concordato intercantonale anti-hooliganismo e un netto no all’introduzione di una tassa per i super ricchi. I cittadini del canton Zurigo vogliono aderire al concordato che rafforza le misure contro i tifosi violenti. L’86% dei votanti ha dettò sì alla normativa che introduce tra l’altro l’obbligo di richiedere un’autorizzazione per le partite delle massime categorie di calcio e hockey su ghiaccio, controlli più severi dei tifosi e il divieto di vendere alcol durante gli incontri considerati a rischio. Zurigo è il primo cantone a votare sul concordato, che è stato combattuto soprattutto dalle associazioni di tifosi, che hanno indetto il referendum, poiché il concordato punisce tutti i tifosi e “calpesta” i loro diritti.
Respinta con il 61% dei voti l’iniziativa dei giovani socialisti “Contro i regali fiscali ai super ricchi”, che chiedeva di aumentare di un punto percentuale l’aliquota d’imposizione sulle sostanze che superano i due milioni di franchi. La tassa nel testo è stata nominata “La tassa dei bonzi” e avrebbe portato alle casse cantonali 220 milioni di franchi in più, solo se i ricchi non avrebbero cambiato domicilio per l’aumento della tassa.