L’ayatollah Alì Khamenei chiude alla trattativa diretta Iran-Usa perché gli americani sono soliti “con una mano trattare e un’altra minacciare”
E’ opinione corrente che il viaggio di Obama in Israele alla fine di marzo abbia come scopo principale di impedire un attacco ai siti nucleari iraniani, attacco che gl’israeliani considerano improrogabile oltre il mese di giugno prossimo. L’hanno detto più volte, la costruzione della bomba è a buon punto, se non s’impedisce il progresso dei lavori, dopo la scadenza citata potrebbe essere troppo tardi.
Durante la campagna elettorale si era già ventilato l’accordo tra Obama e Israele: niente attacco prima delle elezioni presidenziali. Come contropartita, Israele aveva chiesto il sostegno per un attacco oltre le elezioni, a meno che non si sarebbe giunti, nel frattempo, ad un accordo sotto l’egida dell’Onu. Ebbene, nessun accordo, finora; dunque, adesso gli israeliani passerebbero all’incasso della cambiale rilasciata ad Obama prima delle elezioni. Ecco, dunque, che il presidente degli Stati Uniti, per la prima volta dopo quattro anni di presidenza, si reca in Israele, e se lo fa, vuol dire che un motivo, un motivo valido, deve pur averlo. Tra il tira e molla di Obama e di Netanyhau, si è inserito l’altro ieri l’ayatollah Alì Khamenei, la Suprema Guida religiosa sciita dell’Iran, il quale sta cercando di incunearsi tra i due, nell’evidente speranza che tra la Casa Bianca e il premier d’Israele nascano contrasti e incomprensioni, cosa che non è difficile prevedere data la disistima tra i due. Obama, infatti, più volte si è lasciato sorprendere mentre faceva pesanti allusioni a Natanyhau come a uno che è un “rompiballe” e che bisogna “sopportare”.
Alì Khamenei ha esordito dicendo che “noi non costruiremo la bomba atomica. Non lo faremo: non perché la cosa dà fastidio agli americani ma perché la nostra posizione è basata sulla credenza religiosa che le armi atomiche siano un crimine contro l’umanità. Tutte le armi atomiche andrebbero distrutte”.
Quanto ci sia di finto nelle parole della Guida Suprema iraniana è dimostrato dal fatto che i siti atomici ritenuti segreti sono stati fotografati dai satelliti e non c’è ombra di dubbio che esistano e stiano lavorando alacremente ai preparativi per costruire la bomba atomica. La Guida Suprema iraniana ha aggiunto che lui già nel 2005 aveva emesso una fatwa per condannare le armi nucleari. In realtà, non tutti credono a quel che dice, perché la “dissimulazione” è consentita in caso di pericolo o minacce. In ogni caso, ha aggiunto, “è diritto dell’Iran dotarsi di una rete di energia nucleare civile”. Alì Khamenei ha alternato timide aperture a minacce, seppure velate da un linguaggio allusivo, dicendo che “se volessimo costruire una bomba atomica, gli stati Uniti non potrebbero impedircelo”.
Quanto agli Stati Uniti, Paese nemico che ha dato ospitalità allo Sciah di Persia nel 1979, l’ayatollah Khamenei ha rivelato che essi “ce l’hanno chiesto un paio di volte” (la trattativa a due, ndr.), ma che loro, gl’iraniani non ne vogliono sapere, perché gli americani “con una mano vogliono trattare, con l’altra ci minacciano”.
L’ayatollah Khamenei ha riconosciuto la pesantezza dovuta alle sanzioni economiche messe in atto dagli Usa e dai Paesi che fanno parte dell’alleanza, non ha avuto difficoltà ad accusare il colpo, ma ha anche precisato che loro, gl’iraniani, non hanno paura, non si lasciano impressionare. E’ credibile quando l’ayatollah dice che loro non vogliono sentir parlare di armi nucleari? Se così fosse, perché durante il periodo in cui a guidare la trattativa Onu-Iran era El Baradei, un egiziano moderato, non hanno dato accesso agli ispettori Onu per controllare l’esistenza di eventuali siti atomici? Probabilmente fa buon viso a cattivo gioco, ma un fatto è certo: possono boicottare la trattativa diretta tra Iran e Usa, ammesso che si tratti di vero rifiuto, ma se non trattano adesso che alla Casa Bianca c’è Obama e Sottosegretario di Stato agli Esteri è la colomba John Kerry, quando potrà presentarsi un’occasione così favorevole?. In altre parole, è l’occasione migliore per il dialogo, dopo potrebbe già essere troppo tardi.