Cosa succede ai gasdotti russi che rifornivano l’Europa di gas?
Se da un lato la Russia è impegnata nella guerra sul campo con l’Ucraina, dall’altro combatte la guerra del gas con l’Occidente, minacciato più volte del blocco dei rifornimenti per via delle sanzioni ricevute dall’Europa. Mentre già nei paesi europei la popolazione si trova ad avere a che fare con i rincari, le cose si complicano nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 scorso, quando si sono verificate delle grosse perdite di gas dai maggiori gasdotti, Nord Stream 1 e Nord Stream 2, posizionati tra Svezia e Danimarca, che forniscono l’Europa di gas russo. Già martedì, le perdite sono diventate evidenti in un punto del Mar Baltico dove compare ed è tuttora visibile una grossa chiazza di acqua bollente, all’altezza dell’isola danese di Bornholm. Al momento sembra abbastanza chiaro che le perdite siano state causate da delle esplosioni, ma sono ancora in corso indagini per capire chi ne sia responsabile. Anche in questo caso, infatti, la colpa di questo grande disastro viene contesa tra le diverse parti interessate: accuse pesanti ricadono sulla Russia, che rifiuta categoricamente e rilancia le accuse verso Europa e soprattutto Usa definendo l’incidente nei gasdotti come “un’azione terroristica internazionale”.
Molti però sono concordi nell’attribuire le responsabilità a Mosca che più volte aveva minacciato di lasciare l’Europa al freddo durante questo inverno e avrebbe utilizzato l’espediente della rottura dei gasdotto – che inoltre sostiene di non essere in grado di aggiustare – senza dover pagare le penali che avrebbe dovuto sborsare se avesse chiuso i rubinetti, violando i contratti già firmati.
Aperta inchiesta
Mentre si scopre una quarta falla nei gasdotti situati nelle zone svedesi e danesi, è stata aperta un’inchiesta dalla Svezia insieme a Danimarca, Norvegia, Germania e USA, per scoprire come si siano potuti verificare gli incidenti nei gasdotti russi che prendonos sempre più i connotati di un vero e proprio “sabotaggio”. Anche la premier danese, Mette Fredricksen, ha dichiarato che “le fughe di gas non sono un incidente” e che si tratta “azioni deliberate”. Sull’accaduto si è pronunciata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dichiarando che è “fondamentale ora indagare sugli incidenti, ottenere piena chiarezza sugli eventi e sul perché. Qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e porterà alla risposta più forte possibile”.
Conseguenze
Tra le prime conseguenze da considerare vi sono quelle di carattere diplomatico e internazionale, un tale incidente, infatti, non potrà che inasprire i rapporti già fortemente compromessi tra Russia e Occidente e Usa. Nel frattempo preoccupano gli ulteriori rincari sulle bollette che questo incidente potrebbe comportare quando già ad Amsterdam il prezzo del gas è schizzato fino ai 207 euro al megawattora (+19%). Non meno allarmanti sono le conseguenze ad impatto ambientale, si tratta infatti di una delle peggiori fughe di gas mai avvenute tanto che ancora non è possibile fare una precisa valutazione dell’entità dei possibili danni. Secondo alcune prime stime, la fuoriuscita di tutto il metano contenuto nelle tubature potrebbe causare fino a 14 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, circa il 32% delle di quelle annuali della Danimarca.
Redazione La Pagina