Gli Usa: nessun attacco sarà risolutivo
TEHERAN – L’Iran ha sottolineato oggi la sua intenzione di proseguire nel programma di arricchimento dell’uranio, nonostante le minacce di sanzioni, annunciando che probabilmente avvierà la costruzione nel prossimo anno iraniano, che comincia in marzo, di due nuovi impianti che si aggiungeranno all’unico già funzionante a Natanz. La notizia è stata data dal capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, Ali Akbar Salehi. Lo stesso responsabile aveva detto solo due settimane fa che i siti per l’arricchimento da costruire nel prossimo anno iraniano sarebbero stati dieci. L’annuncio odierno ridimensiona dunque quelle ambizioni.
Ma Salehi ha aggiunto che in un futuro non meglio precisato Teheran intende dotarsi appunto di dieci nuovi impianti, che sorgeranno in altrettante località scelte tra una lista di 20 già stilata. Secondo Salehi, i due nuovi impianti avranno le stesse dimensioni di quello di Natanz ma vi verranno installate centrifughe per l’arricchimento di nuova generazione, capaci di produrre materiale fissile in tempi più rapidi. Ma ha aggiunto che solo il prossimo aprile il presidente Mahmud Ahmadinejad preciserà di quale modello si tratta. Israele non ha mai escluso un attacco militare contro le installazioni nucleari della Repubblica islamica. In tal caso la risposta di Teheran sarà “brutale”, ha avvertito il vice ministro degli Esteri iraniano, Ali Ahani, in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano croato Vecernji List.
Il capo di Stato maggiore delle Forze Armate Usa, ammiraglio americano Michael Mullen, ha comunque sostenuto che un attacco militare contro l’Iran non sarebbe “decisivo” per arginare il programma nucleare della repubblica islamica. “Nessun attacco, qualunque sia la sua efficacia, sarebbe decisivo da solo”, ha detto l’ammiraglio Mullen nel corso di una conferenza stampa.
Nel novembre scorso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) aveva approvato una mozione di condanna di Teheran per avere avviato i lavori di costruzione di un nuovo impianto per l’arricchimento a Fordo, nei pressi della città di Qom, senza darne notizia all’organismo di controllo delle Nazioni Unite. Recentemente Teheran ha avviato nell’impianto di Natanz l’arricchimento dell’uranio al 20% per alimentare un reattore con finalità mediche. Fino ad ora, invece, l’arricchimento non aveva superato il 3,5%, sufficiente per alimentare centrali nucleari. E in un rapporto che il Consiglio dei Governatori dell’Aiea si appresta a discutere nella sua prossima riunione, a partire dal primo marzo, il nuovo direttore generale, il giapponese Yukiya Amano, ha espresso le sue “preoccupazioni” per possibili finalità militari del programma nucleare iraniano. “Questo dimostra che Amano ha ancora bisogno di un periodo di rodaggio per diventare esperto come Mohammed El Baradei”, ha risposto oggi il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, riferendosi all’ex capo dell’Aiea. Mottaki ha affermato che “alcune parti del rapporto di Amano sono una ripetizione di rapporti del passato secondo i quali non vi era alcun segno di deviazione delle attività nucleari pacifiche della Repubblica islamica”.