Giorgio Fidenato, imprenditore agricolo di Pordenone, ha seminato mais biotech nel suo campo, autorizzato dell’Unione europea
Giorgio Fidenato, imprenditore agricolo di Pordenone, ha seminato nel suo campo il mais Mon 810, quello Ogm (organismo geneticamente modificato), per intenderci. Le organizzazioni anti Ogm hanno protestato e hanno chiesto al ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, di intervenire per bloccare la coltivazione.
La ministra ha dichiarato: “ Parlerò con il Friuli Venezia Giulia sulla vicenda Fidenato. Non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto, doveva chiedere l’autorizzazione a seminare il mais Ogm. Un evento gravissimo perché può far credere che tutti adesso possono coltivare liberamente. Non ha rispettato le regole. Io sostengo che le colture di quel tipo non possono essere autorizzate senza verifica e senza un piano che stabilisca le modalità con cui devono essere messi in campo semi tradizionali, biologici e biotec e se esistono le condizioni per farlo”.
In realtà, l’imprenditore friulano non ha seminato mais Ogm di testa sua, ma dietro autorizzazione dell’Unione europea. Un mese fa, infatti, la Corte di Giustizia dell’Ue ha stabilito che uno Stato membro non può impedire coltivazioni Ogm già autorizzate a livello centrale. Un anno fa, la Corte si era pronunciata su un ricorso della multinazionale americana Pioneer sentenziando: “Gli Stati non possono vietare se c’è un sì centrale”. Dunque, Giorgio Fidenato è in regola e a nulla possono valere le minacce della ministra, la quale si sente spalleggiata da un ordine del giorno del Parlamento di un mese fa con il quale si chiede al governo di bloccare i semi Ogm.
La posizione italiana, almeno dal 2000 in poi, è rimasta immutata sotto qualsiasi governo: niente Ogm.
Il fatto, però, relativo al caso di cronaca, è che se Roma blocca la coltivazione di Giorgio Fidenato, andrà incontro ad una violazione lampante delle regole comunitarie. La ministra De Girolamo, però, si fa forte di un braccio di ferro politico, e ricorda che anche la Francia e altri tre Stati nel 2012 vietarono la coltivazione Ogm, malgrado ci fosse stata un’autorizzazione centrale, e finora Bruxelles non ha ancora avviato la procedura d’infrazione. Il che fa dire alla ministra che quanto prima sarà emanato un decreto. Ecco le sue parole: “Faremo un decreto a tre firme (insieme alla ministra della salute, Beatrice Lorenzin, e al ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando), credo che la pensino come me, almeno a giudicare dalle dichiarazioni rilasciate in questi giorni”.
E’ l’eterno contrasto tra la politica e la scienza su questa materia. La scienza dice che gli Ogm sono sicuri, che la resa delle coltivazioni Ogm è di gran lunga superiore a quella tradizionale, per cui più produzione è uguale a maggiore possibilità di sfamare la gente e a minor costo in quanto non c’è bisogno di prodotti chimici (ugualmente pericolosi) che fanno male alla salute. Gli ambientalisti e la stragrande maggioranza dei politici dicono invece il contrario, che possono esserci tossine (presenti volutamente per rendere la pianta resistente contro i parassiti) che, assunte nella catena alimentare animale-uomo, possono portare a conseguenze più o meno gravi sulla salute. La diversità di opinione è difficilmente componibile, perché le buone e le cattive ragioni possono stare nell’uno e nell’altro campo.
Le coltivazioni Ogm riguardano quattro prodotti: soia, cotone, mais e colza. Nel continente americano i Paese che usano gli Ogm sono gli Stati Uniti (69,5% della produzione), il Brasile (36,3%), l’Argentina (23,9%), il Canada (11,6%). In questi Paesi le coltivazioni Ogm riguardano l’80% del totale. In Europa i prodotti Ogm vengono coltivati in Slovacchia, Repubblica Ceca, Portogallo, Spagna e Romania. Nel mondo ci sono 28 Paesi che coltivano Ogm: 8 Paesi industrializzati con una produzione del 48% sul totale, e 20 Paesi in via di sviluppo, che coltivano il 52% del totale.