Gli ispettori Onu hanno già cominciato a distruggere le armi chimiche della Siria e tra l’Iran e gli Usa prosegue il dialogo
Anche se siamo ai primi passi e il cammino è lungo e irto di difficoltà, con imprevedibili sorprese negative, comincia ad essere chiaro che in Medio Oriente il clima sta lentamente cambiando. Sulla lentezza dell’evoluzione della situazione appare superfluo osservare che non può essere che così. Non si può operare una svolta improvvisa e profonda dopo 35 anni di contrasti e di odi. Tanti sono gli anni durante i quali tra Usa e Iran c’è stata una vera e propria guerra, anche se fatta non con le armi, ma con le parole e non solo. Ricordiamo che non più tardi di un anno fa, le sanzioni Usa contro l’Iran sono state rese più rigide. E’ vero che l’Iran le ha rette bene dal punto di vista del sistema e visto che a comandare, di fatto, è uno solo: l’Imam Khamenei, la Guida Suprema, il custode della religione, delle leggi e della politica. Infatti i vari presidenti possono usare toni, modi e atteggiamenti più o meno aperti, ma le fila le tira sempre lui.
Ebbene, con l’elezione di Hassan Rohani la svolta verso una maggiore apertura c’è stata. Innanzitutto il dialogo con l’Occidente e con gli Usa, ma poi anche sulla sostanza. Preceduto da una serie di dichiarazioni di dialogo, il presidente Rohani a New York ha suscitato aspettative se non di cambiamento almeno di atteggiamento, e lo ha dimostrato telefonando personalmente ad Obama e riaprendo i negoziati sul nucleare iraniano.
A Ginevra sono in corso colloqui tra una delegazione Usa e una delegazione iraniana, e tutto sembra lasciar sperare che il peggio è passato e che prima o poi anche le sanzioni verranno allentate se non tolte del tutto. L’Iran ha dato una mano anche alla soluzione siriana. In che modo? Facendo capire chiaramente che sulla alleanza con la Siria non si discute, ma che Assad aveva fatto cose che non doveva fare, con allusione alla strage del 21 agosto quando 1400 persone tra bambini, donne e civili sono stati ammazzati con il gas sarin. E’ vero che è tuttora incerto se ad usare il gas sia stato il regime o le opposizioni islamiste, interessate a seminare stragi per far ricadere la colpa sul regime e approfittarne a fini propagandistici, ma è altrettanto vero che la parola dell’Iran ha contato molto sulla svolta interpretata e potata avanti dalla Russia.
Diciamoci la verità: fino alla seconda metà di settembre nessuno avrebbe potuto immaginare la svolta e il nuovo clima, nessuno lo avrebbe potuto prevedere e nessuno ci avrebbe scommesso un soldo bucato. Eppure è successo, grazie a Mosca e Teheran, ma anche a Washington, che con la sua indecisione per oltre due anni e con la decisione di ottenere il via ad un attacco aeronavale, che avrebbe messo in atto controvoglia, ha convinto la Russia a proporre ciò che adesso, a meno di un mese dalla guerra di parole, si sta già realizzando. Le trattative a Ginevra tra Usa e Russia stanno dando risultati positivi e concreti. Gli ispettori Onu da vari giorni si trovano in Siria a verificare la quantità e l’ubicazione delle armi chimiche ed hanno cominciato anche a distruggerle.
Contemporaneamente, le stesse opposizioni stanno segnando il passo. Non bisogna dimenticare che negli ultimi due anni ci sono stati centomila morti, centinaia di migliaia di feriti, due milioni di profughi e quattro milioni di sfollati. La situazione è chiaramente tornata indietro rispetto alle previsione di uno sconvolgimento generale. Le opposizioni, che si sono sempre più ingrossate rispetto a due anni fa, non hanno vinto. Il regime, per contro, è sempre lì, ora a fare la parte di chi vuole la pace ed è disposto a rinunciare all’arsenale di armi chimiche. Il fatto è che le opposizioni hanno perso anche perché erano numerose ma divise. Non dimentichiamo che parte delle opposizioni era formata da islamisti fanatici e da terroristi e nessuno voleva un Paese con al comando gli islamisti. Non per niente la lezione dell’Egitto sta cominciando ad essere capita. L’Egitto, infatti, dopo la repressione dell’esercito sembra si stia normalizzando, ma i Fratelli Musulmani non hanno ancora ceduto del tutto e si sono messi a fare attentati.
In conclusione, in Medio Oriente è iniziata una svolta, ancora non acquisita definitivamente, che ha più padri, e ciò che è più prometente è che il nuovo clima potrebbe ripercuotersi positivamente anche sul rapporto e sul contenzioso tra palestinesi e israeliani.