Come convincere le famiglie iraniane a tenersi le proprie figlie in casa, senza istruzione, senza socialità, senza vita se non quella assoggettata e misera nella quale già in molte soccombono? Semplice, le si avvelena in blocco a scuola. Non propriamente un metodo indolore, si direbbe… ma a chi interessa, per certi fini non si guardano per nulla i mezzi, perfino quelli più meschini e infami.
Si rabbrividisce di fronte alla notizia delle giovani scolarette iraniane di Qom, una delle principali città sante dell’Iran, a 150 chilometri a sud di Teheran, che in centinaia sono state avvelenate nel tentativo di far chiudere le scuole femminili. Non si tratta di nessun incidente, è stato dimostrata l’intenzionalità del fatto. Gli avvelenamenti respiratori interessano soprattutto alunne di circa 10 anni, sono in atto da novembre e sarebbero avvenuti nelle scuole della città. Nel momento in cui i casi sono diventati molteplici e sospetti, su incitamento dei genitori delle bambine vittime, finalmente hanno deciso di indagare finché non è arrivata la conferma che l’avvelenamento è stato intenzionale e che “alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse”. Le autorità hanno inoltre dichiarato che non sono stati annunciati arresti per l’evento, ovvero pazienza… fatevene una ragione.
Non è il primo caso di questo genere, ovvero che colpisce le scuole femminili o le studentesse. Pensiamo che anche in Afghanistan – un altro luogo dove le donne sono costrette a portare il velo – è stata fatta una dura repressione contro le donne che hanno l’ardire di aspirare ad un minimo di cultura studiando, tanto che i Talebani sono arrivati già a chiuderle.
Non è un caso che il potere dispotico si accanisca proprio contro la scuola, contro l’istruzione e la cultura. È proprio nelle università, per esempio, che nasce il dissenso contro le repressioni e le ingiustizie. Per questo bisogna recidere il dissenso sin dall’inizio, dalla prima istruzione, perché il guaio più grande è che il sapere rende liberi mentre loro vogliono solo prigionieri. Cosa può esserci di buono di fronte ad un potere che ricorre a tali barbari metodi di repressione della popolazione?
La violenza contro le donne è, secondo l’Onu, una delle più grandi e diffuse violazioni dei diritti umani, ma laddove si perpetra una repressione tale è palese che non si ha nessun rispetto dei diritti umani.
Con quale spirito il mondo si prepara a celebrare il vicino otto marzo, quando da più parti ci giungono notizie del genere, quando ancora vi sono luoghi dove sono negati brutalmente libertà, istruzione e meriti e dove si nega perfino giustizia a delle bambine avvelenate?
Redazione La Pagina