Nel 2017 il premier inglese David Cameron, se alle prossime elezioni verrà riconfermato, indirà un referendum in Gran Bretagna
Il premier conservatore inglese, David Cameron, ha assunto la settimana scorsa un impegno che è una suonata di carica all’Europa. Ha annunciato che nel 2017, se lui vincerà le elezioni del 2015, indirà un referendum sulla permanenza o meno della Gran Bretagna in Europa. Se così sarà, sarebbe la prima volta in quarant’anni in cui i sudditi di Sua Maestà potrebbero decidere in una materia così delicata.
Tuttavia, l’uscita di Cameron non è così estemporanea come si potrebbe pensare. Dietro la sua proposta, a dire il vero dirompente come hanno capito tutti gli altri leader dei Paesi membri, c’è uno scontento e nello stesso tempo un azzardo.
Cameron dice che non è “un isolazionista”, si definisce un europeista, ma, aggiunge, l’Europa ha deluso. “Voglio che l’Unione europea sia un successo. E voglio un rapporto tra la Gran Bretagna e l’Ue che ci veda dentro l’Unione”. “La delusione verso l’Ue”, prosegue, “è ai livelli più alti di sempre. L’Europa deve cambiare per assicurare prosperità e supporto alla sua gente”. In cosa consiste il cambiamento? “La gente è sempre più frustrata per il fatto che decisioni prese molto lontano finiscano per ridurre drasticamente i loro standard di vita”.
In parole più semplici, cosa vuole Cameron? Vuole rinegoziare le sovranità. Mentre l’Unione europea va verso una cessione sempre maggiore della sovranità degli Stati, Cameron vuole recuperare le sovranità, non della sola Gran Bretagna, ma dei singoli Stati verso l’Ue. Da qui al 2017 ci vorranno ancora cinque anni, un periodo sufficientemente breve per avere l’effetto di un ultimatum e contemporaneamente un tempo sufficientemente lungo per poter preparare la svolta o, quantomeno, tentare di definirla.
Scendendo nei dettagli, Cameron ha detto che ci vuole più competitività, bisogna riformare “un sistema decisionale sclerotico e inefficace che ci porta indietro”. Secondo, ci vuole “un’Europa meno burocratica”, punto su quale sono d’accordo tutti, per la verità anche chi non sa che cosa ciò voglia dire. Terzo, che la velocità si debba accompagnare alla flessibilità” e qui fa un esempio recente. Dice Cameron: “Qualche Paese, come la Gran Bretagna e la Francia, vuole e può intervenire in Libia e Mali. Altri non sono a loro agio (riferendosi alla Germania, ndr.) nell’uso della forza militare. Accettiamo questa diversità invece di soffocarla”. Insomma, par di capire, un’Unione dove ognuno può fare quello che vuole. Quarto, che i Parlamenti nazionali devono contare di più, per il semplice fatto che “sono e resteranno la vera fonte di legittimazione democratica e di affidabilità dell’Unione”. Infine, che ci sia maggiore equità.
Ecco, dopo aver elencato tutti questi punti fondamentali, come ognuno può rendersi conto, Cameron, in sostanza, ha detto: o questo o allora ce ne andiamo, aggiungendo un tono di sfida: “Se lasciassimo l’Unione europea sarebbe un biglietto di sola andata, non di andata e ritorno”. Come per dire: l’Unione faciliti un cambiamento e favorisca il ripristino di alcune, fondamentali sovranità, altrimenti non ci sarà più discussione, la parola toccherà al popolo. Sono tre i leader che finora hanno commentato la road mappe di Cameron: Hollande, Mekel e Blair. Il primo per criticarla. Il presidente francese ha fatto notare che “essere membri dell’Ue comporta degli obblighi”. Il suo pensiero, però, è completato da quanto ha detto Laurent Fabius, ministro degli Esteri: Se la Gran Bretagna vuole lasciare l’Ue, srotoleremo il tappeto rosso”. Angela Merkel, in realtà, è intervenuta con il passo felpato, forse perché essendo il più grosso partner commerciale della Gran Bretagna non ha voluto frapporre inimicizia tra Berlino e Londra. Si è limitata a dire “Siamo naturalmente pronti a discutere le richieste britanniche”, senza comunque perdere di vista le ragioni dell’Unione. Il terzo personaggio, Tony Blair, è stato il più caustico. Ha consigliato Cameron che a minacciare di spararsi alla testa, come fa lo sceriffo nel film Mezzogiono di fuoco, si rischia di ricevere un inatteso via libera, ricordando che l’ultimo sondaggio sugli inglesi e l’Europa parla di un buon 40% a favore dell’Ue e solo di un 34% contro. Dunque, sembra dire Blair, piano con le sfide, si potrebbero perdere e restare scornati.
I commentatori ritengono che Cameron non abbia intenzione di uscire dall’Ue, ma solo di trarne quanti più vantaggi potrà, anche se di vantaggi la Gran Bretagna ne ha già ricevuti parecchi.