Camp David: si è discusso di nucleare, ma anche di Siria e Yemen
Gli Usa sono pronti ad aiutare i Paesi del Golfo in caso di un attacco iraniano. Il presidente americano Barack Obama ha infatti concluso il vertice di Camp David, in Maryland, concedendo ai leader del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc) quello che chiedevano da tempo. Ovvero l’assicurazione di un aiuto (anche militare) nel caso di un’offensiva da parte dell’Iran. Le distanze diplomatiche delle ultime settimane tra l’amministrazione Obama e gli Stati del Golfo sembrano essersi così ridotte. L’America si schiera al “fianco dei partner del Gcc contro gli attacchi esterni” dopo aver avuto discussioni “schiette e dettagliate” sul programma nucleare dell’Iran, ha detto Obama che ha definito l’incontro un “successo”. I paesi della Penisola arabica infatti si sono presentati a Washington con il timore che un accordo sul nucleare iraniano possa aumentare il potere dell’Iran nella regione, destabilizzandola ulteriormente e mettendo in pericolo gli stati del Golfo, da sempre avversari di Teheran nell’area.
Quello che Obama ha promesso è un pacchetto di assistenza militare in caso di necessità. “Gli Stati Uniti sono pronti a lavorare insieme agli stati del Gcc per impedire e affrontare qualsiasi minaccia esterna all’integrità territoriale che va contro la carta delle Nazioni Unite”, si legge nella nota congiunta pubblicata alla fine dell’incontro. Il presidente ha anche ricordato “che non firmerà alcun accordo” con Teheran prima di vedere i dettagli e infine che gli stati del Golfo “sosterranno l’intesa” quando gli Stati Uniti la firmeranno. A questo punto il presidente ha rassicurato gli stati del Golfo su un altro tema di dibattito: le sanzioni. “È vero, senza sanzioni l’Iran potrebbe avere più denaro da investire in azioni per destabilizzare la regione. Ma le sanzioni non saranno tolte fino a quando Teheran mostrerà di rispettare i termini dell’accordo”, ha continuato Obama ricordando di averne ampiamente discusso con il segretario al tesoro americano, Jack Lew. I leader hanno anche discusso della situazione in Siria e in Yemen e ancora dell’avanzata dello Stato islamico. Obama parlando da Camp David ha detto che l’intera regione sta vivendo “uno straordinario cambiamento”, sottolineando che è fondamentale in questo momento essere uniti, lavorando su tre punti fondamentali: il terrorismo, la proliferazione nucleare e i conflitti che stanno incendiando la regione.
Un vertice che ha dato un po’ di ossigeno alle relazioni, dopo lo strappo dell’Arabia Saudita che all’ultimo ha deciso di non inviare re Salman, ma il suo erede all’incontro con Obama. Sulla Siria i paesi del Golfo e gli Stati Uniti continueranno a “sostenere l’opposizione moderata e a spingere per un nuovo governo inclusivo”. Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Adel al-Jubeir, ha sottolineato come i discorsi tra le due parti siano stati produttivi. “Obama ci ha assicurato che l’obiettivo (dell’accordo sul nucleare) è quello di evitare che l’Iran abbia la bomba atomica”, ha detto. Questo mentre l’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo sembra stiano preparandosi a un piano alternativo se le relazioni (che durano da 70 anni) con gli Stati Uniti dovessero indebolirsi: i leader della penisola arabica infatti stanno aprendo la strada a una sempre più stretta collaborazione con la Francia. Allo stesso tempo l’Arabia Saudita ieri ha fatto sapere che la sua politica di abbassare il prezzo del petrolio sta avendo successo: nel mese di aprile infatti la produzione di greggio è aumentata. Questo perché gli investitori continuano a puntare sul petrolio dell’Opec, scartando invece il molto più costoso shale oil americano.
Askanews